Pescatori di perle: una mostra sui collezionisti a Piacenza
Prendi l'Ex-Enel, togli le vocali e voilà, ecco XNL. In una delle città più drammaticamente segnate dalla pandemia, riapre un “giovanissimo” spazio dedicato all'arte contemporanea. E non mancano le novità e le ambiziose prospettive per il futuro.
Cominciamo dalla storia: nel 1924 Giuseppe Ricci Oddi donò al Comune di Piacenza la sua collezione, comprendente opere dall’Ottocento alla sua epoca, impegnandosi inoltre a costruire la Galleria Civica e lasciandovi i mezzi per mantenerla. Ora, lungo la spina centrale della Galleria, sui lati della quale si aprono le sale che ospitano le pitture dei secoli scorsi, hanno preso posto opere d’arte contemporanea. Prevalentemente monocrome, dove possibile “a basso impatto”, ma che costituiscono il trait d’union e forse la migliore rappresentazione dell’ambizioso progetto che inaugura XNL, il nuovo centro per le arti contemporanee di Piacenza, nato lo scorso gennaio grazie a un intervento significativo, tanto quanto quello di un secolo fa, della Fondazione di Piacenza e Vigevano. La mostra in corso, secondo il curatore Alberto Fiz, è “un’ottima opportunità per focalizzare l’attenzione su una città che ha grandi potenzialità, destinata a crescere culturalmente anche grazie a uno spazio polisemico come XNL”.
LA MOSTRA A PIACENZA IN BREVE
La rivoluzione siamo noi – titolo che prende spunto da un lavoro di Maurizio Cattelan esposto in mostra – è un progetto che ha lo scopo di svelare le affinità elettive che si vengono a creare tra collezionista e collezionista e tra collezionista e artista, come spiega il curatore in catalogo. Protagoniste sono infatti 18 collezioni private di arte contemporanea, da cui il curatore ha attinto a piene mani selezionando opere che potessero rispondere alle riflessioni principali alla base dell’esposizione. La prima sezione è dedicata alla complicità tra chi acquista arte e chi la produce, e che si manifesta in particolare nei “ritratti/dediche”; poi viene l’ambiente in cui si colloca l’oggetto, quindi la casa del mecenate intesa in senso largo, dall’arredamento al cibo. E ancora gli argomenti che rappresentano il modo di collezionare: i temi più sociali, dal cambiamento climatico espresso dall’orso di Katja Novitskova assurto a immagine iconica della mostra, fino alle sezioni Enigma, L’altro visto da sé, Controllare il caos ed Esplorazioni.
Dal coraggioso rimescolamento dei nuclei collezionistici sembrano quasi prendere forma delle nuove collezioni, inedite e temporanee. Le 150 opere invadono il palazzo dal seminterrato al vano scale, dal piano nobile all’ultimo piano, e persino il tetto – lo stesso Fiz, all’inaugurazione di gennaio, scherzava con un “abbiamo finito le pareti!” –, dove spunta inaspettato un tavolo su cui si appoggia una bottiglia di acqua tonica, che col buio sprigiona luce blu (l’opera Blue Spirit è di Mario Airò). Merita di essere citato anche il lavoro di Giuseppe Penone che, in quanto site specific, è diventato parte di XNL.
LE NOVITÀ DI XNL
Nelle poche settimane di apertura, sostanzialmente nel mese di febbraio, il riscontro da parte del pubblico è stato più che positivo, con visite di gran lunga superiori alle previsioni, ci dichiara Fiz, che anche sottolinea come, “sebbene la città non abbia ancora una tradizione consolidata nell’ambito dell’arte contemporanea, il progetto ha avuto un’immediata adesione ed è stata apprezzata la componente innovativa”, complici anche i tanti collezionisti che hanno sostenuto e promosso l’iniziativa. E grande curiosità – in effetti è tra le sezioni più intriganti – ha suscitato il dialogo tra le collezioni storiche della Galleria Ricci Oddi e i nuovi innesti temporanei.
LE PAROLE DI ALBERTO FIZ
Alla riapertura di qualche giorno fa, inoltre, i visitatori si sono trovati di fronte a due significative novità, a dimostrazione che il progetto è in progress: “Di Cattelan ho scelto, insieme a Patrizia Sandretto (l’opera è della sua collezione), un’opera direi germinale, la sua celebre partita a calcetto tra i bianchi (le riserve del Cesana) e i neri (gli operai senegalesi). In questo lavoro del 1991, che rappresenta l’esordio ufficiale di Cattelan, in uno spazio pubblico si può ritrovare la sua carica dirompente e provocatoria espressa attraverso un’opera algida e priva di commenti”. E non solo: “Christo, scomparso in maggio, è un artista fondamentale che ha profondamente modificato il nostro immaginario e a lui ho voluto dedicare un omaggio con tre opere provenienti da collezioni differenti (Consolandi, Gori e Alt). Durante i mesi del lockdown, del resto, abbiamo iniziato a riflettere in maniera differente e intorno a noi è cambiato lo scenario che credevamo ormai metabolizzato. Ecco, credo che l’importanza di Christo sia stata quella di amplificare il significato dei luoghi e dei monumenti proprio nella fase in cui vengono occultati o ne viene impedito l’accesso”. Porte aperte allora per XNL e per un percorso tra le scelte del collezionista che “sa cogliere le cose, rigenerandole, nel loro significato segreto senza una motivazione apparente”, proprio come un pescatore di perle.
‒ Marta Santacatterina
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