Giambattista Piranesi oggi. La collettiva a Roma
A trecento anni di distanza dalla nascita di Giambattista Piranesi, la Casa di Goethe a Roma celebra l’incisore con una serie di omaggi contemporanei al suo operato.
“Sembra che Piranesi avesse questa grande qualità, questa marcia in più, che era quella di saper enfatizzare lo spazio”. Gabriele Basilico, fotografo amante dell’architettura, aveva una vera passione per Giambattista Piranesi, il gigante dell’incisione del quale quest’anno si celebrano i trecento anni dalla nascita. Tra gli estimatori di Giambattista figura anche Johann Wolfgang Goethe: nel suo Viaggio in Italia ricorda la visita alle rovine “di Caracalla, di cui Piranesi ci ha favoleggiato con tanta abbondanza di effetti”.
LA MOSTRA ALLA CASA DI GOETHE
Per questa ragione la Casa di Goethe ha deciso di proporre una mostra dedicata al fascino che l’incisore esercita sugli artisti contemporanei. Così è nata Piranesi oggi, la collettiva curata da Maria Gazzetti, aperta fino al 28 febbraio 2021, che riunisce sette personalità tra artisti, fotografi, scrittori e architetti, in un singolare e interessante dialogo con le stampe di Giambattista. L’onore di introdurre l’argomento spetta proprio a Basilico, che si è confrontato con le stampe del maestro nel 2010 in occasione del progetto Piranesi Roma Basilico promosso dalla Fondazione Cini di Venezia. Alla Casa di Goethe, oltre a un’illuminate intervista video, il contributo di Basilico ‒ voluto dalla vedova nonché stimata critica di fotografia Giovanna Calvenzi ‒ ruota intorno a una fotografia in bianco e nero dell’interno del Colosseo, in dialogo con due stampe dell’Anfiteatro Flavio nel Diciottesimo secolo, come lo vide Giambattista.
DA SEBASTIAN FELIX ERNST A ELISA MONTESSORI
L’architetto Sebastian Felix Ernst, borsista di Villa Massimo nel 2020, presenta invece una serie di tavole, interamente digitali, che interpretano le visioni piranesiane sovrapponendo piante, alzati, sezioni di monumenti come le Terme di Diocleziano e la Basilica di San Pietro, con risultati intriganti. Davvero sorprendenti per la loro forza drammatica le fotografie di Flaminia Lizzani, scattate con il cellulare nel percorso tra Porta Maggiore e Rampa Prenestina, viste come rovine contemporanee, lungo un itinerario che la Lizzani percorre ogni giorno. Elisa Montessori si è concentrata sulle matrici di metallo utilizzate dal maestro per le sue incisioni: ha graffiato alcune lastre di alluminio con riflessi di rame, seguendo l’ossessione di un segno astratto e sottolineando nell’attività del maestro “l’impulso primario del suo graffiare”.
DA MAX RENKEL A JUDITH SCHALANSKY
Più enciclopedica e warburghiana l’attitudine di Max Renkel, che rende omaggio a Piranesi attraverso il collezionismo, con una composizione che unisce due opere di Renkel e alcune stampe di Piranesi della sua collezione. “Esprimo, attraverso il modernismo, il mio collezionismo: un ricordo d’infanzia il mio rapporto con l’artista storico”, scrive Renkel. Meno preciso e puntuale l’intervento di Gloria Pastore, che propone una scultura e un’opera a parete, con un’estetica legata al “Piranesi visionario”. Infine la scrittrice tedesca Judith Schalansky propone due brani tratti dal suo ultimo libro, Inventario di alcune cose perdute, pubblicato quest’anno da Nottetempo, che si riferiscono alla forza e al fascino delle rovine. Degna conclusione di una mostra chiara e godibile, che aggiunge un piccolo ma non insignificante capitolo alla grancassa delle celebrazioni piranesiane.
‒ Ludovico Pratesi
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