L’autunno inverno della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano
Intervista a Carlotta Montebello, Segretario Generale della Fondazione Arnaldo Pomodoro che ci racconta le novità, le iniziative e le prospettive dello spazio legato al nome di uno dei più importanti scultori italiani
Bilanci, incertezze, voglia di fare, di vivere la cultura: sono molti e contrastanti i sentimenti degli italiani che si occupano del nostro settore (e non solo). I musei e le fondazioni private stanno cercando di rispondere a queste esigenze con i loro programmi, le loro attività e le proprie energie. Artribune sta conducendo da settembre una survey per analizzare insieme a direttori e presidenti delle maggiori istituzioni italiane lo stato dell’arte e per guardare al futuro. Da Milano risponde Carlotta Montebello, Segretario Generale della Fondazione Arnaldo Pomodoro, che ci racconta come sarà la prossima stagione e i progetti in cantiere.
Come sarà l’autunno-inverno 2020 per la tua istituzione?
Ci attende una stagione molto ricca, dalla ripresa delle visite guidate nello Studio di Arnaldo Pomodoro con un focus sul teatro, all’opening della mostra “(Sur)face”al Castello Campori di Soliera dal 17 ottobre (curata da Lorenzo Respi) fino alla ripresa delle “Project Room“, quest’anno a cura di Eva Fabbris: dal 3 novembre presenteremo il lavoro dell’artista belga Kasper Bosmans. Oltre a queste novità, proseguiranno le attività rivolte al pubblico per introdurlo alle tecniche di lavorazione utilizzate da Arnaldo Pomodoro (in programma da ottobre con aperture straordinarie due domeniche al mese). Sul fronte della diffusione del nostro patrimonio, proseguono le azioni di prestiti e comodati di lunga durata di alcune opere della nostra collezione: “Cono tronco” al comune di Santa Sofia, da fine settembre; due opere al Museo del ‘900 di Milano, in occasione del riallestimento per l’anniversario del Museo; “Obelisco” nel piazzale del Castello Campori a Soliera, da metà ottobre.
Che aspettative hai?
Non sapremo ancora come saranno i prossimi autunno e inverno, ci aspettiamo grande elasticità e flessibilità – ma anche la partecipazione, attenta – del pubblico che continua a mostrare interesse e voglia di prendere parte alle attività culturali che proponiamo.
Cosa invece ti preoccupa di più?
La cosa che più preoccupa è la dimensione ridotta dei nostri spazi: non ci consente di accogliere le scuole che vorranno partecipare alle attività didattiche della Fondazione. Ma stiamo elaborando nuove modalità di fruizione con l’ausilio di tecnologie avanzate. Speriamo di ottenere i necessari finanziamenti per mettere in pratica le nostre idee.
Farai delle modifiche ai tuoi progetti iniziali per adattarli alla situazione in corso?
Come anticipato, stiamo cercando di “rimodulare” i nostri progetti in modo da poterli rendere fruibili tenendo conto delle necessità speciali legate all’emergenza sanitaria in corso.
Quali pensi che saranno le sfide che i musei dovranno affrontare nel prossimo futuro?
Sicuramente musei e istituzioni culturali dovranno trovare un nuovo “modus” per promuovere e consentire la partecipazione del pubblico. Le persone hanno voglia di fare, ma al contempo vanno stimolate. Nei mesi del lockdown ci siamo tutti abituati a fruire da lontano, forse ora occorre trovare una via di mezzo, anche perché la maggior parte dei luoghi dedicati alla cultura non sono sufficientemente grandi per accogliere i numeri di prima. Ma la cultura va promossa, e occorre trovare un modo per farla fruire anche “uscendo” dai luoghi deputati. Vanno coinvolti i quartieri e utilizzati anche quegli spazi e quelle aree che fino a oggi hanno avuto funzioni diverse. Occorre una vera e propria rigenerazione, dei modi e degli spazi.
Diamo i numeri: come è andata dalla riapertura in termini di pubblico?
Da giugno, con la riapertura, abbiamo subito organizzato workshop per famiglie nello Studio di Arnaldo Pomodoro e visite guidate al Labirinto di Via Solari, per un totale di 300 partecipanti circa. Numeri che, per quanto non impressionanti, ci hanno rincuorato: tutti i posti che abbiamo messo a disposizione sono stati prenotati, tutte le attività erano al completo. Pertanto abbiamo deciso di organizzare, a partire da ottobre, due domeniche al mese di aperture straordinarie, durante le quali proporremo attività di workshop per adulti e bambini, oltre che di visite guidate allo Studio e al Labirinto. E a partire da novembre si potrà anche visitare la nuova “Project Room”, con un progetto che riflette anche sulle modalità di fruizione di una mostra al giorno d’oggi.
Quale è stata la cosa più bella da quando hai riaperto?
Senza dubbio la partecipazione del pubblico. Davvero non ci aspettavamo una risposta così forte e sentita, così tanta voglia di fare.
Cosa chiedi alla politica in questo momento comunque difficile?
Di prendere seriamente in considerazione i mondi della cultura e dell’educazione: le iniziative, le piccole e medie realtà, gli operatori e i visitatori sono l’unico vero veicolo per una rigenerazione sociale e urbana efficace, della quale abbiamo così tanto bisogno oggi.
Consigliaci un libro per inaugurare la stagione.
Non abbiamo un titolo specifico: leggete, leggete tutto quello che vi capita a portata di mano, tutto ciò che possa solleticare la creatività e la voglia di fare.
– Santa Nastro
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