Fase Tre (II). Essere l’altro
“Lo scopo dell’esistenza è crescere, evolvere. Questa crescita/evoluzione consiste nell’essere altro, nell’essere l’altro, nella capacità di immedesimazione ed empatia. L’intelligenza è condividere i pensieri e le idee che provengono dal fuori, dall’altro da sé, dall’estraneo/alieno”. Secondo capitolo del ciclo di mini saggi di Christian Caliandro dedicati alla Fase Tre.
Lo scarto, la poetica dello scarto, rappresenta l’inversione di senso: concentrarsi su, dare attenzione e importanza a ciò che viene scartato, rimosso, nascosto, buttato via, non visto. Questo elemento marginale, trascurato, diviene il centro, il fulcro, il nucleo dell’attenzione, dell’indagine e della ricerca.
Il tempo morto.
L’azione quotidiana.
Il frammento più umile e insignificante.
L’aspetto più irrilevante e noioso.
Il gesto più sciocco.
L’immagine più stupida.
Il discorso più banale.
La relazione più immediata.
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Il punto fondamentale, a cui arrivare e/o a cui tornare, e l’indistinzione.
L’indistinzione tra io e l’altro, tra io e il mondo.
Tra figura e sfondo – tra storia e nonstoria – tra forma e nonforma.
È questo, in fondo, il senso di Miles Davis (nell’aneddoto raccontato da Herbie Hancock) che durante un concerto del 1963 non percepisce le note del giovane pianista come stonate, come un errore – ma solo e soltanto, semplicemente, come un evento – qualcosa cioè che accade, che entra a far parte della realtà e con cui occorre interagire, stabilire una relazione ed entrare in rapporto. La relazione, nella sua forma più pura e interessante e radicale, è non solo interazione ma indistinzione: essere in grado di pensare-con (con-pensare, come scrive Donna Haraway), e di pensare-come-l’altro, di essere l’altro e il suo pensiero, la sua idea, la sua visione del mondo e il suo mondo. Anche e soprattutto non condividendoli.
- INTERAZIONE
- INDISTINZIONE
- IDENTIFICAZIONE
“Invece di avvelenarsi. (…) E anche, invece di sprecare quarant’anni nell’attesa di qualcosa che aveva già deciso di abbandonare” (Philip K. Dick, The Zap Gun – Il sognatore d’armi, Mondadori 1998, p. 201).
26 ottobre 2020. “Passi gli anni di studio sprecando / coraggio per gli anni di vagabondaggio /attraverso un mondo che / educatamente si tiene alla larga / dalla volgarità di imparare” (Samuel Beckett, Gnome, 1934). Sei il frutto di milioni di anni di evoluzione – tu, proprio tu. Sei spossessato di te, tu non sei tu, tu non esiste, tu sei altri, tu sei tutti e tutto – e sei il punto più alto, qui e ora, hic et nunc, di questa evoluzione della specie umana – questa dimensione non nega affatto l’autobiografia, i ricordi, gli innesti, le influenze, i traumi, i condizionamenti, i benefici e le disposizioni, ma sussume tutto questo, lo ingloba e lo comprende in una prospettiva comune, collettiva, universale.
Da questo punto di vista che è tutti i punti di vista (che comprende anche gli altri punti di vista), puoi considerare il passato e il futuro, vedere e sapere quello che avverrà non a livello di aneddoto, di fatterello, di episodio, ma di fenomeno e quadro profondo e vasto, una visione d’insieme delle condizioni tratte da quelle attuali.
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Lo scopo dell’esistenza è crescere, evolvere.
Questa crescita/evoluzione consiste nell’essere altro, nell’essere l’altro, nella capacità di immedesimazione ed empatia. L’intelligenza è condividere i pensieri e le idee che provengono dal fuori, dall’altro da sé, dall’estraneo/alieno. (Questo significa, tra l’altro, vivere nello spazio matriarcale.) Più sono capace di fare questo, più capisco la realtà e il mondo, più la mia analisi/indagine/esplorazione di questa realtà risulta efficace e affidabile. Predire, prefigurare significa analizzare con accuratezza e profondità i dati e le informazioni e gli elementi che sono a disposizione di tutti: è già tutto lì, il senso si trova davanti a me e a noi, pronto per essere colto.
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Una forma completamente aperta, informe, disponibile ad accogliere e a integrare l’imprevisto:
- Bebop
- Free Jazz
- Postpunk
- Spontaneous Prose
- Action Painting
- Informale
- Happening
“Bisogna continuare, non posso continuare, e io continuerò” (Samuel Beckett, L’innominabile, 1953).
“Le domande che dobbiamo porci e a cui dobbiamo trovare una risposta in questo momento di transizione sono così importanti da cambiare forse la vita di tutti gli uomini e di tutte le donne, per sempre. È nostro dovere, ora, continuare a pensare… Pensare, pensare dobbiamo. Non dobbiamo mai smettere di pensare: che civiltà è questa in cui ci troviamo a vivere?” (Virginia Woolf, Le tre ghinee, 1938).
‒ Christian Caliandro
LE PUNTATE PRECEDENTI
Fase Tre (I). L’opera e la realtà
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