Tutta l’arte al Festival delle Scienze 2020 del National Geographic
National Geographic porta online il Festival che avrebbe dovuto tenersi a Roma dal 24 al 29 novembre. Un programma ricco, intenso e variegato dove Scienze e Cultura sono protagoniste.
National Geographic da il via al Festival delle Scienze 2020 con talks, incontri, debates e iniziative che fanno capo a 7 macroaree di riferimento: Pianeta, Società ed Economia, Universo e Spazio, Tecnologia e Innovazione, Cervello e Pensiero, Snodi della Scienza, Salute e Medicina. Leonard Cohen diceva: “C’è una crepa in ogni cosa. È da lì che entra luce”. E la nostra crepa, o meglio il nostro spiraglio di luce, è una delle sette tematiche scelte, – snodi della scienza – che aprono la strada ad un potenzialmente infinito universo di possibilità includendo discussioni ed eventi che coinvolgono artisti, fotografi e creativi. Non solo Festival delle Scienze, dunque. O meglio, non solo quelle che, nel pensare comune, vengono annoverate nel Jet Set delle Scienze. E ben venga, perché, ancora una volta, eventi di questo tipo contribuiscono a svecchiare quella ormai antica divisione tra “hard” e “soft” sciences (per intenderci tra le prime sarebbero incluse fisica, biologia e astronomia, ad esempio, e le seconde sarebbero rappresentate da scienze sociali, psicologia e arte).
LE SCOPERTE DELLE SCIENZE SOCIALI
Un editoriale su Nature ha infatti affermato che le scoperte delle scienze sociali hanno maggiori probabilità di intersecarsi con l’esperienza quotidiana e di conseguenza sono percepite come più “ovvie” o “insignificanti”. E quindi non sarebbe solo una questione di metodo, per cui le hard sciences, utilizzando come cardine principe proprio “il metodo scientifico”, oggettivo, razionale, rigoroso, dovrebbero godere di una più elevata attendibilità, ma proprio in virtù del fatto che le scienze considerate “soft” indaghino aspetti più vicini all’esperire umano, i risultati che ne derivano sarebbero più comprensibili e più condivisibili da tutti. National Geographic quindi, sembra ergersi a strenuo sostenitore della lotta a questa divisione, organizzando un Festival interamente online ribattezzabile come “Pop Festival delle Scienze”, dove “pop” – abbreviazione di “popular”-, è utilizzato nel senso più alto del termine. Gli interventi, infatti, che si susseguono freneticamente in questi sette giorni provengono sì da personaggi di spicco ed eminenti esperti nel proprio settore, (Sandra Savaglio, la campionessa Alessandra Sensini, Bina Venkataraman, Senior Advisor for Climate Change Innovation durante l’amministrazione Obama, Anja Langenbucher, direttrice europea della Bill & Melinda Gates Foundation, Vicki Philipps, Executive Vice President e Chief Education Officer della National Geographic Society, Krithi Karanth, Executive Director Centre for Wildlife Studies e Rolex Awards for Enterprise Laureate 2019, Francesco Sauro, Esploratore, speleologo e Rolex Awards for Enterprise Young Laureate 2014, i neuroscienziati Stanislas Dehaene e Christoph W. Korn, gli psicologi Geoffrey Beattie e Suzanne Segerstrom e il matematico Marcus Du Sautoy) ma sono alla portata di tutti e sono fruibili, accessibili e chiari perché, esattamente come Einstein affermava, “se non lo sai spiegare a un bambino di 6 anni, vuol dire che non lo sai”.
LE MOSTRE VIRTUALI DEL NATIONAL GEOGRAPHIC
Sei mostre d’arte virtuali, poi, accompagnano parallelamente tutte le giornate e sono visitabili e consultabili online al sito ufficiale dell’evento http://www.auditorium.com/ngfestivaldellescienze. Degno di nota il tour virtuale tra i ritratti del fotografo francese Gerald Bruneau di 100 scienziate, prosieguo del progetto “100 donne contro gli stereotipi”, indetto a fine 2016 dall’Osservatorio di Pavia e la Gi.U.Li.A. associazione, in collaborazione con Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia. Cuore del progetto è stata la stesura di una banca dati online con i nomi e i curricula delle donne più influenti del campo STEM (Science, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Oggi, in questa mostra virtuale, fotografia e scienza sono unite contro gli stereotipi di genere per un settore storicamente sottorappresentato dalle donne ma strategico per lo sviluppo economico e sociale dell’Italia. “Belice punto zero” è un secondo progetto selezionato: “Il catastrofico sisma che ha colpito la comunità della Valle del Belice nel 1968 è stato il primo di una serie di eventi che hanno tristemente accompagnato la storia della Repubblica Italiana.” Per non dimenticare ciò che questo evento ha rappresentato è stato creato un intenso video-testimonianza di una ventina di minuti a cura di Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), Accademia di Belle Arti di Palermo e Università di Catania per raccontare gli eventi che hanno sconvolto una vasta area della Sicilia Occidentale nella tragica notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 e a cui numerosi artisti, in primis Alberto Burri con il suo Cretto, hanno già reso ampiamente onore.
-Marta Pizzolante
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