A Roma si restaura la Loggia di Galatea di Raffaello
La maestosa ninfa dipinta da Raffello nell’omonima loggia di Villa Farnesina si rifà il trucco con un importante restauro. Il progetto è solo una parte di un articolato programma di conservazione finanziato dal Ministero
Non era stato assegnato ancora nessun colore alle regioni italiane mentre apriva la mostra “Raffaello in Villa Farnesina: Galatea e Psiche”, una delle tantissime esposizioni dedicate a Raphael Urbinas(1483, Urbino – 1520, Roma) in occasione del cinquecentenario dalla sua morte. Ed è sempre in via della Lungara, nella prestigiosa sede di rappresentanza dell’Accademia Nazionale dei Lincei di Roma, che si inaugura il cantiere di restauro della celebre Loggia di Galatea all’interno della quale sono custodite anche altre opere di maestranze italiane, come le scene mitologiche e il Polifemo realizzati da Sebastiano del Piombo e la volta con la rappresentazione dell’oroscopo di Agostino Chigi firmato da Baldassarre Peruzzi.
Questo importante progetto muove i primi passi tra l’ICR e l’Accademia dei Lincei negli anni ’50 con Cesare Brandi; da allora le due istituzioni hanno condiviso importanti collaborazioni. Oltre agli interventi nella stessa Loggia dove trova casa il maestoso Trionfo della Ninfa (lavori che si sono svolti dal 1963 al 1981, ma con altri altrettante indagini diagnostiche svoltesi negli anni successivi), ci sono il fronte verso il Lungotevere, la Sala del Sodoma (dal 1974), la Sala delle Prospettive, la Loggia di Amore e Psiche, le Scuderie, e i più recenti interventi nella Sala del Fregio (2003-2011), nella Galleria delle Grottesche (2015) e nella Saletta pompeiana (2018).
LA LOGGIA DI GALATEA E L’INAUGURAZIONE DEL RESTAURO
A presentare al pubblico l’inizio dei lavori di restauro sono il direttore dell’ICR, Luigi Ficacci, e il docente nonché socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Alessandro Zuccari. “Il progetto guarda ad un pieno recupero della veste originaria del sito, compendio di artisti internazionali”, spiega quest’ultimo. “Si vanno a consolidare tutte quelle parti già restaurate, avvicinandosi sempre di più all’aspetto originale. Non solo, il restauro ha anche un importante scopo attributivo, di studio e ricerca per una definizione di un percorso di studio che ha avuto numerosi e celebri contributi nella seconda metà del ‘900. Tutto questo porterà nuove e intriganti ipotesi”.Questo importante cantiere si inserisce all’interno di un articolato programma di conservazione coordinato proprio dalla Commissione lincea di Villa Farnesina, delle decorazioni cinquecentesche, seicentesche ed ottocentesche della Loggia di Galatea. Il cantiere vede un finanziamento elargito dal Mibact attraverso il “Fondo degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato per lo sviluppo del Paese”con un budget che ammonta a “300 mila euro e che si è appoggiato ad un progetto già avviato e vagliato dal punto di vista organizzativo”, spiegaFicacci, facendo notare anche la natura flessibile di questo tipo di cantieri capaci di adeguarsi agli imprevisti come la pandemia e la sua evoluzione. Il cantiere vede la supervisione della Commissione Villa Farnesina e di Virginia Lapenta (Conservatore di Villa Farnesina), ed è coordinato dall’architetto dell’ICR Giorgio Sobrà, inserendosi nell’attività didattica della Scuola di Alta Formazione e Studio dell’ICR, sede di Roma, diretta da Francesca Capanna, avvalendosi anche della docenza delle restauratrici Barbara Provinciali, Carla Giovannone e Maria Carolina Gaetani dell’Aquila d’Aragona con l’assistenza di Simona Nobili.
IL BLU EGIZIO CHE ABBRACCIA IL TRIONFO DI GALATEA
Coniugando le scoperte rinvenute dai passati restauri con le nuove e avanzate tecnologie si evince un uso smisurato di un particolare pigmento, il blu egizio. La particolarità di questo colore è nella sua natura puramente artificiale. Le sue origini trovano radici nella manifattura egizia, da cui prende il nome, trovando successivamente un’ampia diffusione in tutto il mondo antico, fino a far perdere le sue tracce. Ma, con lo studio dei materiali utilizzati da Raffaello per realizzare il famoso Trionfoè emerso qualcosa di totalmente inaspettato, ovverosia la ricomparsa del blu egizio dopo secoli di oblio. C’è poi da sottolineare che l’ampio uso fattone dall’artista italiano fa escludere un impiego di materiale archeologico ritrovato occasionalmente, piuttosto indica la precisa volontà dell’artista di ricorrere ai materiali pittorici del passato proprio per ritrarre un soggetto mitologico. Per ripercorrere la storia e le vicende annesse e connesse a questo pigmento è stato organizzato per giovedì 25 febbraio, dalle ore 10, un seminario in streaming. A prendere la parola saranno Antonio Sgamellotti (Linceo, Università di Perugia) insieme a Virginia Lapenta (Villa Farnesina, Roma), poi si susseguiranno gli interventi di Christian Greco (Museo Egizio di Torino), Carlo Rescigno (Linceo, Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, Caserta), Massimo Osanna (Direzione generale Musei – Mibact), lo stesso Zuccari per citarne solo alcuni.
-Valentina Muzi
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