Firenze: 4 chiese dove entrare per studiare arte e storia
Con i musei e i luoghi di cultura ancora chiusi per effetto della pandemia, proseguiamo il nostro itinerario alla scoperta dei monumenti e delle sedi accessibili anche in tempi di restrizioni.
In attesa dell’eventuale riapertura dei musei (dopo il 15 gennaio, scadenza dell’ultimo DPCM), riprendiamo la panoramica dei luoghi di culto ricchi di arte e accessibili in tempi di pandemia. Dopo Roma, Milano e Napoli, ecco quattro importanti chiese di Firenze che racchiudono, oltre a innumerevoli e preziosi capolavori, monumenti funebri illustri.
‒ Letizia Riccio
BASILICA DI SANTA CROCE
Una delle chiese più rappresentative di Firenze e della sua storia è legata al nome di Arnolfo di Cambio, l’architetto che ne progettò l’impianto nel XIII secolo, ma anche a San Francesco d’Assisi, il quale, ancora prima, in questo sito fondò un convento. La facciata, anticamente in pietraforte come molti edifici fiorentini, a metà dell’Ottocento prese l’aspetto attuale grazie all’intervento dell’architetto Niccolò Matas che si ispirò al Duomo di Siena e al Duomo di Orvieto. Dello stesso periodo è la statua di Dante Alighieri, collocata nel 1968 a sinistra del sagrato per consentire lo svolgimento delle partite di calcio storico. L’interno presenta una pianta a croce egizia (ovvero a “T”) e fu rimaneggiata da Giorgio Vasari, il quale, su commissione di Cosimo I de’ Medici, rimosse il tramezzo che separava i fedeli dal transetto per dare adito alle direttive della Controriforma. Le pareti della cappella centrale sono decorate dalle Storie dell’invenzione della Vera Croce, che Agnolo Gaddi dipinse nel 1380. Nelle cappelle di destra, si trovano gli affreschi di Giotto sulle Storie di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista e sulla vita di San Francesco, realizzati in tarda età dal maestro, fra il 1320 e il 1325, e che ne rappresentano l’eredità artistica.
Santa Croce è nota anche per le numerose tombe monumentali e monumenti funebri di epoche diverse, tutti di personaggi straordinari: da Galileo a Michelangelo (tomba progettata dal Vasari dopo il trasferimento delle spoglie del Buonarroti da Roma a Firenze nel 1564), da Vittorio Alfieri (realizzata da Antonio Canova nel 1810) a Nicolò Machiavelli, da Gioacchino Rossini a Ugo Foscolo, il poeta che definì la basilica “tempio dell’itale glorie” per la ricchezza di sepolture illustri, rendendola “pantheon delle glorie italiane”. Fra le memorie di altri fiorentini celebri, qui si trova il cenotafio di Dante (sepolto a Ravenna) e la targa commemorativa di Antonio Meucci, inventore del telefono.
Piazza Santa Croce 1
http://www.santacroceopera.it/it/default.aspx
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BASILICA DI SANTA MARIA NOVELLA
Uno scrigno di opere d’arte, nel cui ex Monastero Nuovo nascerà il Museo della Lingua italiana, Santa Maria Novella presenta una serie di singolari strutture funebri lungo il muro esterno, sul lato che termina nel cimitero adiacente: sono gli avelli, ovvero nicchie funerarie usate in passato come tombe dall’aspetto ad arcosolio, forma usata per i monumenti funebri e che, in origine, era tipica delle catacombe. Via degli Avelli, la strada che prende il nome da tali strutture, era un tempo maleodorante proprio a causa dei resti che con il tempo non erano più perfettamente coperti. Solo alla fine dell’Ottocento si pose rimedio a questa situazione, con il rifacimento della strada. Nel terzo avello, partendo dalla facciata della basilica, è sepolto il Ghirlandaio e, sotto l’arco corrispondente, un tempo era visibile il ritratto del pittore. Gli avelli sono famosi anche perché Boccaccio ne fece l’ambientazione di uno dei suoi racconti nel Decamerone.
La facciata della Basilica è il capolavoro architettonico di Leon Battista Alberti, che la riprogettò armonizzandola con il precedente aspetto medioevale, grazie all’uso della tarsia marmorea, un taglio decorativo tipico del romanico fiorentino. E vi aggiunse un portale di ispirazione classica, alla maniera del Pantheon. Ignazio Danti, vescovo matematico vissuto in quel periodo, fece inserire nella facciata un quadrante astronomico, strumento con il quale riuscì a calcolare la differenza temporale fra il calendario giuliano (ancora in uso dal 46 a.C.) e l’anno solare; grazie a questa scoperta, papa Gregorio XIII nel 1582 promulgò il calendario gregoriano. L’interno della chiesa è un tripudio di capolavori, fra i quali si può citare, a solo titolo esemplificativo, un Crocifisso di Giotto (1290 circa), la Trinità di Masaccio (1425-1426), le vetrate di Filippino Lippi nella Cappella Strozzi, un ciclo di affreschi del Ghirlandaio nella Cappella Maggiore, al quale forse lavorò anche un giovanissimo Michelangelo.
Piazza Santa Maria Novella 18
https://www.smn.it/it/
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BASILICA DI SAN MINIATO AL MONTE
Situata vicino al cimitero delle Porte Sante (dove riposano fiorentini famosi come Carlo Collodi, Vasco Pratolini, Giovanni Spadolini e altri) la splendida Basilica minore, capolavoro di romanico fiorentino con radici protocristiane, è dedicata al primo martire della città, San Miniato (morto nel 250 circa), le cui spoglie sarebbero contenute all’interno della cripta sottostante l’altare. La leggenda narra che il santo, un pellegrino di origine romana o egiziana, dopo essere stato decapitato, prese la sua stessa testa e si spostò sul monte dove ora sorge la basilica. La facciata della chiesa, realizzata fra l’XI e il XIII secolo, richiama i motivi delle prime basiliche protocristiane, con elementi marmorei e a intarsio. La base della facciata, con i cinque archi a tutto sesto, è stata paragonata alla struttura del Tempio romano di Giove Anxur, a Terracina (Latina). Al serpentino verde e al marmo bianco utilizzati a San Miniato si ispireranno, in seguito, altre costruzioni fiorentine; ad esempio, il Battistero di San Giovanni.
Anche l’interno della basilica reca testimonianze soprattutto medievali, risalenti al XIII secolo: il pulpito romanico (1207), la pala d’altare attribuita ad Agnolo Gaddi, il pavimento in marmo sul quale è presente una rara meridiana zodiacale del 1207. Solo nel 2011 si è osservato che i raggi del sole di luglio, dopo mezzogiorno, illuminano il Cancro, segno corrispondente a questo mese, unico fra i dodici rappresentati ad avere intorno un cerchio. Nella Cappella del Cardinale del Portogallo, attorno alla tomba monumentale del prelato, risalente alla metà del quattrocento, sono presenti la pala d’altare e alcuni importanti affreschi di Pietro e Antonio del Pollaiolo, insieme al soffitto in terracotta invetriata di Luca della Robbia.
Via delle Porte Sante 34
https://www.sanminiatoalmonte.it/
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CHIESA DI SAN SALVATORE IN OGNISSANTI
Nonostante la facciata barocca (restaurata nell’Ottocento in travertino di Rapolano, materiale estraneo alla tradizione fiorentina), questa chiesa è ben più antica. Nel 1251 si stabilì nell’adiacente Chiesa di Santa Lucia l’ordine degli Umiliati, un movimento pauperistico di origini piemontesi che fondò poi il luogo di culto dedicato a tutti i santi. In seguito a varie vicissitudini, oggi la chiesa è affidata ai Frati minori francescani; e qui è conservata una delle più celebri opere di Giotto, il Crocifisso di Ognissanti, e un’altra splendida Crocifissione di Taddeo Gaddi. A destra dell’ingresso principale, un tempo si trovava il Reliquiario di San Rossore (1427), opera in bronzo dorato di Donatello, oggi conservata al Museo nazionale di San Matteo a Pisa.
La chiesa è famosa anche per ospitare la sepoltura di Sandro Botticelli, che riposa nella tomba di famiglia. Per molto tempo, i fiorentini Vespucci, ascendenti del famoso navigatore Amerigo, sovvenzionarono le attività e le opere d’arte della chiesa; fra queste, resta la Madonna della Misericordia del Ghirlandaio che in origine era collocata nella loro cappella di famiglia. Ed è qui che si possono trovare le tombe dei Vespucci: oltre a un antenato omonimo di Amerigo, Simonetta Cattaneo Vespucci, musa del Botticelli. Nella Chiesa di Ognissanti giace anche un’altra donna celebre morta nel 1839, Carolina Bonaparte, moglie di Gioacchino Murat.
Borgo Ognissanti 42
https://chiesaognissanti.it/
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