Le donne delle avanguardie russe in mostra a Milano
Le donne attraversano da protagoniste due secoli di storia dell'arte russa. La mostra allestita al Palazzo Reale di Milano ripercorre la storia di alcune di loro.
Zarine, madonne, sante, contadine, muse, rivoluzionarie diventate icone ma anche creatrici di capolavori assoluti. Del resto, come scriveva Tolstoj, “le donne sono la vite su cui gira tutto”.
La mostra al Palazzo Reale di Milano omaggia il loro contributo alla storia dell’arte e il loro ruolo nella società per l’emancipazione e il riconoscimento dei diritti femminili.
90 capolavori, in larga parte inediti in Italia, per un racconto dipanato in 8 differenti sezioni e 2 grandi capitoli: da un lato i ritratti dei grandi maestri, dall’altro quelli delle artiste.
‒ Lucia Antista
IL CIELO E IL TRONO
Fino al Settecento circa la cultura in Russia non era laica, come dimostra la prima sala, tripudio di ritratti religiosi e icone che possiamo ritrovare tutt’oggi nel krasnyj ugol, l’“angolo rosso”, delle campagne. Nella seconda sala incontriamo le zarine di tutte le Russie. È lì che si staglia Caterina la Grande e, tra i due ritratti, è racchiusa tutta la sua vita. Il primo risale alla campagna di Crimea: è una giovane zarina che compone opere letterarie, moglie del non brillante Pietro III, anche se i due conducono vite separate. Ammiratrice dell’Illuminismo, vanta anche una fitta corrispondenza con Voltaire. Nel secondo, di Dmitry Levitsky, è la potente e sontuosa imperatrice che ha detronizzato il marito.
LA VITA CONTADINA
Nella terza e quarta sala si svela la Russia agricola ignorata (anche artisticamente) fino a metà Ottocento, quando avvenne una rivalutazione della vita contadina. Protagonisti sono i servi della gleba sfruttati, come nei tratti crudi di Pakhomov, che nella Mietitrice ritrae una simbolica schiena spezzata. Non si sottrae neppure il suprematista Malevič, che abbraccia il “Suprenaturalismo” e desoggettivizza le lavoratrici come manichini.
LA FAMIGLIA, LE MADRI, IL CORPO
Numerose opere si concentrano sulla femminilità svelata e la dimensione dell’amore, mostrando l’animo più intimo e domestico di una Russia in fermento. Delicatissimo il ritratto di Kuzma Petrov-Vodkin della poetessa Anna Achmatova, dove si intravede in evanescenza il marito ucciso, il poeta Gumilev.
LE ARTISTE
Nell’ultima sala il realismo incontra le amazzoni dell’avanguardia. Osservando i quadri di Natal’ja Goncharova si ripercorrono le sperimentazioni di colei che declinò con originalità le avanguardie europee per poi ritrovare l’arte popolare russa. Accanto a lei Popova Rozanova supera il figurativismo abbracciando il Suprematismo, tanto da esser definita da Malevič stesso “l’unica vera suprematista”. Celebre ‒ ma non abbastanza ‒ anche Aleksandra Ekster, che dimostra una notevole sensibilità futurista. Seguono poi altre opere dedicate alla vita russa come quelle della Serebrjakova. Il percorso termina con il realismo socialista della scultrice Vera Mukhina e il suo modello in bronzo del complesso scultoreo L’operaio e la kolchoziana per il padiglione URSS all’Expo di Parigi del 1937.
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