Artemisia Gentileschi e le altre signore dell’arte in mostra a Milano
Attualmente chiuso a causa della pandemia, il Palazzo Reale di Milano ospita la grande retrospettiva dedicata a 34 donne dell’arte con oltre 130 opere.
Si è detto molto dell’arte del Cinque-Seicento, ma c’è ancora tanto da svelare. Grazie alla Fondazione Bracco e a cura diAnna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, sono state selezionate 130 opere (provenienti da 67 diversi prestatori) per portare alla luce talenti non abbastanza celebrati. Il catalogo Skira approfondisce ulteriormente le storie di queste straordinarie pittrici che, in convento o presso le corti, nelle botteghe e perfino in accademia, rivoluzionarono l’arte dell’epoca.
ARTEMISIA GENTILESCHI
Come Artemisia Gentileschi ‒ celebre interprete del realismo tragico di Caravaggio ‒, la quale rivaleggiò tanto con i pittori che con l’ordine costituito. Vittima di stupro e poi di vituperio, si difese in un processo e trasformò l’orrore in arte. Valente pittrice, forte e irrequieta come le sue eroine Cleopatra e Lucrezia, o le sante Maddalena e Caterina che aspirano alla salvezza attraverso il pentimento e la sapienza.
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Sofonisba Anguissola, protégée di Michelangelo, visse alla severa corte di Filippo II di Spagna partecipando anche a una rivolta, si risposò più volte e viaggiò in tutta Europa.
È stata la prima artista donna del Rinascimento a raggiungere una fama internazionale in vita, esplorando il potenziale narrativo della ritrattistica nonostante le restrizioni (alle donne era proibito lo studio dei nudi). Nonostante ciò, è stata la più prolifica autoritrattista prima di Rembrandt, in grado di conservare il realismo con raffinatezza e una resa intellettualmente coinvolgente.
LE ALTRE SIGNORE DELL’ARTE
Vasari nei suoi scritti cita Antonia Doni, figlia di Paolo Uccello, “che sapeva disegnare”, la domenicana Plautilla Nelli e soprattutto Properzia de’ Rossi. Fuoriesce invece dallo schema di stretta dipendenza paterna Lavinia Fontana, figlia del manierista Prospero in contatto con Michelangelo e Annibal Caro. “Accorta e sagace”, alla sua rivoluzione artistica ne accompagnò una privata ‒ scelse un uomo che non la ostacolò nel lavoro. Produceva pale d’altare ma anche dipinti da tenere in “stanze segrete”. Vestì le sue veneri con gioielli preziosi e impalpabili veli, ritraendole come in un’opera teatrale ‒ ce lo dimostra, tra stupore e sensualità, la sua Minerva nuda.
A distanza di vent’anni dalla morte della Fontana nacque l’“intraprendente” pittrice bolognese Elisabetta Sirani, che in un decennio produsse oltre 200 tele superando la fama del padre.
E poi ancora in quegli anni Ginevra Cantofoli, con Giovane donna in vesti orientali; Fede Galizia, con l’iconica Giuditta con la testa di Oloferne; Giovanna Garzoni, altra modernissima donna in mostra con rare e preziose pergamene.
‒ Lucia Antista
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Lucia Antista
Laureata in Filologia moderna, vive a Milano, occupandosi di arte, fotografia e teatro per Libreriamo. Giornalista pubblicista, al limite della grafomania, collabora con varie testate e quando può scrive sul suo blog Luce fu.