Milano: il percorso del Museo del Novecento si rinnova con opere inedite dagli anni ’20 ai ’50
Il nuovo allestimento, che avrebbe dovuto inaugurare il 2 marzo, dovrà attendere per essere mostrato al pubblico a causa del passaggio della Regione Lombardia in zona arancione. Le opere provengono da Fondazione Arnaldo Pomodoro, Fondazione Burri oltre a istituzioni italiane e collezionisti privati.
La zona arancione di lunedì 1° marzo 2021 è un’occasione persa per il Museo del Novecento di Milano, prossimo all’ampliamento nella seconda Torre dell’Arengario. Il museo dal 2 marzo avrebbe dovuto riaprire mettendo a disposizione del pubblico, al quarto e quinto piano, nuovi percorsi tematici con opere ancora mai esposte provenienti da fondazioni, archivi e collezionisti privati che raccontano l’Italia e la storia dell’arte dagli anni ’20 agli anni ’50. Prestiti a lungo termine e donazioni hanno permesso di inserire nel percorso capolavori che incentivano curiosi confronti estetici e raffinate interpretazioni storico-artistiche.
BURRI E POMODORO AL MUSEO DEL NOVECENTO DI MILANO
La Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello (Perugia), ha permesso di dedicare una sala ad Alberto Burri. Originario di Città di Castello, medico di formazione, imprigionato dagli americani durante la Seconda Guerra Mondiale, fu proprio in seguito a quel periodo che prese la via della pittura. Partendo dal figurativo, cominciò sempre più a prediligere e sperimentare le caratteristiche qualitative di diversi materiali rispetto alla composizione formale. Ciò ne ha fatto uno dei pionieri dell’Informale. Sacchi, terre bruciate, muffe, legni, catrami… il rapporto con la materia era diretto e sperimentale, modellandola con risultati di grande impatto comunicativo. Nella sala dedicata ad Alberto Burri, le opere dialogheranno con quelle di Lucio Fontana: in esposizione ci sono capolavori come Combustione 14 del 1957, oltre al bozzetto per l’opera Lo strappo del 1952, di proprietà della Fondazione Lucio Fontana. La poetica di Burri condivide l’attenzione alla materia di Arnaldo Pomodoro, considerato uno dei più importanti scultori contemporanei, che trova per la prima volta spazio nel Museo del Novecento grazie al comodato quinquennale della Fondazione Arnaldo Pomodoro. È conosciuto per le sue caratteristiche sfere di bronzo, il materiale che predilige per le sue opere che scompone, rompe e apre, andando alla scoperta del meccanismo interno delle proprie creazioni. Nel percorso si potrà trovare La colonna del viaggiatore del 1959 e Sfera n.5 del 1965.
PRESTITI E DONAZIONI PER IL MUSEO DEL NOVECENTO: PAROLA ALLA DIRETTRICE
“Il lockdown e la chiusura dei musei per noi è stato comunque un momento di grande creatività, di studio”, ha spiegato Anna Maria Montaldo, direttrice del museo, “con il desiderio di preparare in silenzio qualcosa che con l’apertura avremmo regalato a tutta la città di Milano. Siamo partiti dall’idea che il museo è un’infinita narrazione dove si possono raccontare moltissime storie, attraverso le collezioni e le opere, quelle esposte, quelle nei depositi o delle fondazioni private“. Per svelare gli esiti del lavoro di riallestimento del Museo del Novecento, però, bisognerà attendere l’ordinanza che permetta alla Lombardia il ritorno nella fascia gialla, con un conseguente allentamento delle restrizioni.
LOMBARDIA ZONA ARANCIONE: IL MUSEO DEL NOVECENTO RESTA CHIUSO
“Non è possibile che il lavoro che è stato fatto per la riapertura di questo museo oggi possa essere interrotta dalla variazione della fascia di rischio“, aveva detto l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, che è tornato a sottolineare la necessità “di programmare con anticipo e in forma non reversibile le attività culturali” nel periodo di pandemia. A data da destinarsi, quindi, la possibilità di conoscere una nuova ricchezza espositiva e contenutistica del Museo del Novecento, che ora sopravvive con esposizioni, laboratori, webinar online che sfruttano la piattaforma Google Arts & Culture. Ma, come si sa, dal vivo è tutta un’altra cosa, soprattutto per artisti che ponevano il rapporto diretto e viscerale alla materia il centro della propria ricerca.
-Agnese Comelli
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