Il Museo Bagatti Valsecchi di Milano guarda al futuro. Intervista alla neo Presidente
È Camilla Bagatti Valsecchi la nuova Presidente dell’omonimo museo. Un cognome che racconta anche la storia di questa preziosa istituzione che oggi invita i più giovani a scoprirne il patrimonio
Il Museo Bagatti Valsecchi nasce nella casa di due fratelli collezionisti, i baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi. Molti anni dopo Camilla, bisnipote di Giuseppe, dopo avervi trascorso l’infanzia fino al 1976, diventa la Presidente del Museo che porta il loro cognome. Non è il suo primo incarico all’interno dell’istituzione: dal 2014 è infatti consigliere dell’Associazione Amici, a supporto dell’organizzazione delle attività, e in particolare della sezione Giovani, dedicata alla promozione della cultura presso gli under35. Un impegno che continua anche oggi e che ci siamo fatti raccontare in questa intervista, agli esordi del suo mandato, in attesa che il museo riapra il 6 maggio…
Lei porta lo stesso nome del Museo. La domanda sorge spontanea, qual è il suo legame con l’Istituzione?
Un legame molto stretto perché discendo dai fondatori Fausto e Giuseppe (mio bisnonno) E perché in quella casa sono nata e ho vissuto fino al giugno 1976. Infatti, mio padre è l’architetto Pier Fausto Bagatti Valsecchi che è stato per oltre 26 anni presidente della Fondazione che gestisce il Museo a cui, d’accordo con mio nonno Pasino ha donato l’intera collezione di famiglia per renderla fruibile al pubblico.
Quali saranno i suoi primi passi come Presidente della Fondazione?
Sono convinta che sia il momento giusto per affermare con sempre maggior decisione la nostra identità. Il Bagatti Valsecchi è una casa, ed è per questo che ci concentreremo sempre di più su questo aspetto del museo nella definizione della nostra offerta culturale. Il pubblico potrà – come sempre – visitare semplicemente la casa museo, ma avrà anche molte altre occasioni per conoscere le abitudini alimentari, la moda e lo stile di vita delle diverse epoche che si intersecano con la storia della dimora, dal Rinascimento al Novecento. E poi stiamo lavorando per allestire importanti mostre.
Siamo in un momento molto difficile per i musei, anche se sembrano esserci i primi spiragli all’orizzonte. Ha già avuto modo di farsi una idea di come quest’anno terribile ha influito sul Museo?
Le difficoltà sono state molte perché negli ultimi mesi non abbiamo potuto contare né sugli incassi derivanti da bigliettazione, né da eventi privati, né tanto meno da attività realizzate in partnership con le aziende. Bisogna però ripartire, e sono convinta che nel 2022 potremo tornare a crescere, anche se dovremo aggiustare il tiro su risorse e obiettivi. Ma siamo molto positivi: è una bella sfida!
Quali sono state le azioni portate avanti per ovviare alle chiusure?
Dal punto di vista economico, abbiamo avviato una campagna di raccolta fondi a inizio pandemia sul tema “Regalaci un biglietto” che ci ha dato buone soddisfazioni; abbiamo incrementato la partecipazione a bandi e aderito alle possibilità che le istituzioni hanno messo in campo per supportare la cultura. Sotto l’aspetto della relazione con il pubblico, invece, abbiamo da subito pensato e realizzato alcune attività digitali, sia per i bambini, sia per gli adulti, come la serie di video “Forsenonsapeviche”, in cui il conservatore racconta in modo semplice ma piacevole aspetti e curiosità di alcuni pezzi della collezione del museo. Infine, siamo stati molto vicini ai nostri soci, sostenitori e volontari, attraverso una vera e propria programmazione culturale digitale costituita da visite virtuali, approfondimenti e conversazioni, che ci ha accompagnato in tutti i mesi della pandemia.
Quale deve essere a suo parere il ruolo di un Museo come il suo oggi?
Il ruolo dei musei si va sempre più ampliando verso una dimensione sociale di ampio respiro e questo riguarda anche la nostra casa museo, che con la sua stessa esistenza comunica importanti valori condivisi come la passione e la dedizione che hanno reso possibile la realizzazione dell’ambizioso progetto della “casa artistica Bagatti Valsecchi”. Oggi è importante non solo incrementare il numero di visitatori di tutte le fasce d’età, ma anche offrire loro l’opportunità di vivere il museo come una vera e propria casa, dove tornare di tanto in tanto ad ammirare il bello, ma anche ad ascoltare le storie che in quegli spazi sono nate, e ad approfondire tematiche di attualità come il ruolo dell’arte e del design nell’epoca odierna. Non dimentichiamo infatti che il nostro museo è anche una forte testimonianza dell’eccellenza lombarda e italiana nell’artigianato d’arte e nel design, temi che – in una fase di ripresa come l’attuale – vanno diffusi e comunicati con convinzione non solo per ricordarci chi siamo ma anche per spronarci a fare sempre meglio. Infine, è fondamentale per noi, come per le realtà simili alla nostra, saper sfruttare l’attrattività di tematiche che appartengono alla vita di tutti per non lasciare indietro nessuno, lavorando attraverso progetti su misura per l’inclusione di bambini e giovani che rischiano di rimanere esclusi dalle possibilità di riscatto sociale, ma anche di anziani o adulti che vivono in situazioni di disagio.
C’è un legame molto forte con Italia Nostra, sia personale sia dell’istituzione…
Sì, infatti mio padre ha ricoperto incarichi istituzionali nell’associazione e il legame si è rafforzato in occasione della creazione della fondazione avendo riservato ad Italia Nostra una presenza nel consiglio direttivo. Di recente Italia Nostra, attraverso il Fondo Monti, ha finanziato il restauro del bellissimo soffitto della biblioteca.
Il Museo ha inoltre lanciato una parte attiva dedicata ai giovani. Perché e come si svolge?
Come ho detto prima, in quella casa ci sono nata e quindi ho vissuto in prima persona il vantaggio di poter vivere a contatto con l’arte e la cultura, ricevendo stimoli che hanno influito molto positivamente sui miei interessi e sul mio approccio alla vita. Per questo, sono felice quando posso consentire ai giovani di vivere il museo in maniera semplice e spontanea, e di trasmettere loro stimoli e valori che credo potranno essere loro utili nella formazione della loro personalità. Da qualche anno, grazie all’aiuto dei miei figli e di un gruppo storico di ragazzi che conoscevano il museo, è nata la sezione giovani dell’Associazione Amici del Museo, che abbiamo chiamato “Speechati” con l’idea del “darsi una mossa”. Nel tempo, il gruppo è cresciuto e ora organizza regolarmente serate di approfondimento sui temi dell’arte e della cultura, ma anche uscite per visitare altri luoghi d’interesse, così come serate a tema e degustazioni. Per 4 anni consecutivi ha ideato e realizzato una Caccia al tesoro tra le vie di MIlano per scoprirne i tesori nascosti. Ci auguriamo davvero di poter presto riprendere tutti, giovani e meno giovani, a frequentare il museo – come si dice oggi – “in presenza” e ripartire con tutte le nostre attività.
–Santa Nastro
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