Cultura e biodiversità dalla Valle Camonica a Ginevra
La mostra allestita alla Maison Tavel – Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra punta sulla parola e sull’arte di Stefano Boccalini per descrivere l’importanza della comunità in un territorio a forte impronta naturale come la Valle Camonica.
Una valle antica ‒ ricca di vestigia preziose come le incisioni rupestri oggi Patrimonio Unesco ‒, che vive di linguaggi atavici ove sono sintetizzati significato e forma dell’espressione metaforica: nella preistoria, auspici della caccia e del buon raccolto, nel Terzo Millennio, messaggi universali che invocano un ritrovato, “veritiero” rapporto fra uomo e uomo, fra uomo e natura. E vede l’espressione verbale, la “parola”, come focus il progetto di recente finalizzato al coinvolgimento della Valle Camonica in un processo di rivitalizzazione delle tradizioni artigiane e di apertura a una dimensione internazionale che permetta il riscatto dei manufatti dal confinamento in strutture museali etnografiche che spesso odorano di passatismo o nostalgico revival.
A condurlo è Stefano Boccalini ‒ artista e docente di Arte Pubblica alla NABA di Milano, nonché consulente scientifico dell’Archivio Gianni Colombo ‒, certo non nuovo a questo lembo alpino del Bresciano che fa capo al borgo di Monno: 500 abitanti e tanto sapere concentrato fra le sue mura. “Fui allievo e amico di Colombo, le sue indagini sulla percezione dello spazio, che col tempo si svilupparono anche in senso ‘antropologico’, sono state per me fondamentali”, ricorda Boccalini.
PAROLE E DIVERSITÀ BIOLINGUISTICA
Le prime “parole” di Boccalini, installate a Latronico (Basilicata) per sottolineare il peso del linguaggio nel contesto sociale, risalgono al 2011, ma è dal 2013, in particolare, che l’artista lavora in Valle: prima per la manifestazione di arte pubblica Aperto_Art on the border, su invito di Giorgio Azzoni, con l’intento di aprire il dialogo fra arte contemporanea e territorio camuno; poi con l’installazione a Temù dell’opera ambientale Pubblica Privata (2015); infine nel ruolo di direttore artistico del Centro Ca’ Mon.
“Riportare a galla le pratiche artigiane è stato l’obiettivo precipuo, ma anche alimentare le piccole economie, che in futuro potrebbero sfociare nella valorizzazione delle biodiversità locali, non è un aspetto trascurabile dell’operazione. Non dimentichiamo che in valle si coltivano il lino e la canapa e si produce vino”, spiega l’artista.
La scelta di nove parole intraducibili, ma “raccontabili” ‒ fra le altre, Anshim, Dadirri, Friluftsliv, Gurfa, Balikwas, provenienti da ceppi linguistici in via d’estinzione che affondano le loro radici in disparate aree geografiche: Corea, Australia, Norvegia, Arabia, Filippine ‒, operata secondo un concetto di diversità biolinguistica, ma in ogni caso ricca di riferimenti al rapporto armonioso e consapevole che le comunità sociali instaurano con il contesto naturale, fu compiuta con i bambini di Monno: “La parola è diventata negli ultimi decenni un sistema di captazione di valore economico, a me invece interessa come connettore sociale che restituisca senso alla comunità. Attraverso un workshop, insieme, selezionammo, fra cento, ventidue parole, una per bambino; fra queste, nove furono decise con gli artigiani perché idonee dal punto di vista tecnico a tradursi in ‘oggetti’ tridimensionali”, sottolinea Boccalini.
DALLA VALLE CAMONICA A GINEVRA
Chiamati in prima linea per rendere possibile la realizzazione delle nove opere corrispondenti al lettering delle parole scelte, Gina Melotti, detentrice di uno degli ultimi telai ottocenteschi esistenti a Monno, abilissima nella produzione di pezzotti (tappeti ottenuti riciclando vecchi indumenti); Amerino Minelli, fine intagliatore del legno; Ester Minelli, ricamatrice d’eccellenza; Alessandro Sandrini, maestro d’intreccio del nocciolo. Tutti sono stati affiancati da due apprendisti, secondo un preciso progetto di trasmissione delle competenze artigiane.
Quanto è emerso dalla loro manualità è ora presentato a Ginevra alla Maison Tavel – Musée d’Art et d’Histoire, istituzione d’arte volta anche alla valorizzazione della cultura del territorio, nella concisa e raffinata mostra La ragione nelle mani, a cura di Adelina von Fürstenberg. Grazie al bando Italian Council, vinto dal Distretto Culturale della Comunità Montana di Valle Camonica, e alla collaborazione con Art for the World Europa, di cui sono partner culturali, fra gli altri, la Art House di Scutari, Sandefjord Kunstforening, Fondazione Pistoletto e GAMeC di Bergamo. Destinazione dei manufatti, al termine della mostra, la GAMeC stessa, mentre a Monno, nell’ambito del Centro Ca’ Mon, destinato a divenire catalizzatore dei saperi della montagna, ferveranno i lavori per ospitare in residenza artisti, autori e ricercatori: locali ma non solo.
– Alessandra Quattordio
Ginevra // fino al 27 giugno
Stefano Boccalini. La raison entre les mains
MAISON TAVEL
Rue du Puits-St-Pierre 6
http://institutions.ville-geneve.ch/fr/mah/expositions-evenements/expositions/stefano-boccalini/
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