Sii albero. L’incontro tra Maria Lai e Stefano Boeri alla Stazione dell’arte di Ulassai
A Ulassai va in scena il dialogo tra un'artista profetica e un grande architetto nel segno della costruzione ecologica e sostenibile.
Ancora una volta la Stazione dell’arte mette in scena un sorprendente dialogo con l’opera di Maria Lai, fulcro della ricerca dello spazio di Ulassai. È in svolgimento, infatti, fino al 19 settembre Stefano Boeri. Sii albero, una esposizione organizzata con il sostegno della Regione e del Comune, che intende riallacciare ed enfatizzare i punti di contatto tra il celebre architetto e l’artista. Sii Albero cerca le coincidenze nel lavoro di due menti creative che hanno concentrato la propria poetica sulla relazione e sulla reciprocità tra esseri umani e ambiente, in una prospettiva eco-responsabile, sostenibile e prolifica, di rispetto e convivenza.
STEFANO BOERI: DA MILANO A ULASSAI
Entrambi, architetto e artista visiva, si sono mossi per favorire un’alleanza tra natura ed esseri viventi. Nel Bosco Verticale la natura, oltre a respirare e riprendere spazio nella città, si fa intermediaria e agevolatrice dei rapporti umani. Le due torri di Milano rispettivamente di 80 e 112 m, come elevatissime giardiniere, traboccano e ospitano il verde di ben 800 alberi (l’equivalente di 30.000 mq di bosco e sottobosco), donando all’area di Porta Nuova un polmone di ossigeno. Questo è valso il riconoscimento CTBUH Award come miglior edificio alto del mondo, conferitogli dal Council for Tall Building e Urban Habitat dell’IIT di Chicago (2015). Il Bosco Verticale vuole essere una vera e propria “casa per alberi”, dove uomini, volatili e vegetazione possano convivere. Una proposta per affrontare insieme sia il cambiamento climatico che la sovrappopolazione del globo. Anche Maria Lai ha dedicato molte delle sue opere ai fragili equilibri sociali e ambientali e scriveva “La natura si occulta dietro una realtà apparente. Solo l’artista è ammesso nel recinto misterioso dove si sprigiona, per un’improvvisa fiducia, quel corto circuito di simpatia in virtù del quale la natura cede e si manifesta. L’opera nasce da questo abbandono”.
UNA MOSTRA IN TRE MOMENTI
L’esposizione si divide in 3 sezioni: la prima ospitata nella nuova project room del museo, la seconda nel parco, l’ultima negli spazi dell’ex rimessa del treno. Se nella “Casa delle Janas”, la nuova project room della Stazione dell’Arte, si può trovare un modello in scala 1:50 del Bosco Verticale, nel parco è possibile apprezzare la scultura Fiabe intrecciate. Omaggio a Gramsci (2007) di Maria Lai e la micro-architettura Radura degli abbracci (2017) di Boeri. L’opera di Lai, alta quasi sei metri, nasce dalla contaminazione di due racconti: Il topo e la montagna (1931), favola scritta in carcere da un altro sardo illustre, Antonio Gramsci per i figli, e la leggenda della bambina e del nastro nastro celeste, tramandata localmente di generazione in generazione, alla base della performance collettiva che coinvolse l’intero paese, Legarsi alla montagna (1981). 27 km di nastro azzurro issato sulla cima della montagna. Queste storie sono accomunate dal ruolo svolto dai bambini, capaci di risanare la frattura passato-presente e di colmare la distanza abissale tra uomo e natura. Boeri si relaziona con l’artista sarda concependo un prototipo di spazio pubblico, la Radura degli abbracci, declinazione del progetto Radura (2016). Si tratta di novantacinque cilindri in legno d’abete, lunghi e sottili, che creano una struttura effimera, raccolta e ospitale, nella quale i fruitori possono lasciarsi cullare dalla melodia del brano “Visioni” e dal violoncello di Piero Salvatori.
DAL BOSCO MORTO PER LE TROIANE ALLA RADURA DELLA MEMORIA
Nell’ex rimessa del treno si assiste alla proiezione del cortometraggio Troiane, premiato al Venice Architecture Short Film Festival 2020 (esposto per la prima volta in un’istituzione museale). La pellicola, diretta da Stefano Santamato e prodotta da Paolo Soravia / The Blink Fish per Stefano Boeri Architetti, racconta – immedesimandosi nel punto di vista degli alberi abbattuti – il viaggio lungo 1500 km, dalla foresta di Vaia (Friuli) colpita dall’atroce tempesta dell’ottobre 2018, alla scenografia delle Troiane di Euripide, allestita per il teatro greco di Siracusa nel 2019. A concludere l’esposizione troviamo schizzi, fotografie e testimonianze delle installazioni di Radura realizzate in giro per il mondo. L’ultima, Radura della memoria, è stata realizzata a Genova, in seguito al disastroso cedimento del Ponte Morandi (agosto 2018): un podio ligneo, 50 metri di diametro, che accoglie 43 specie di alberi richiamando, oltre che la sfaccettata vegetazione della macchia mediterranea, il numero delle vittime del crollo.
– Giorgia Basili
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