Camera picta. Nove stanze avvolgenti a Trento
Gli interventi totali e “panoramici” di nove artisti odierni si ispirano al Ciclo dei mesi del Castello del Buonconsiglio di Trento. Nove mondi a sé, che non scadono nella citazione dell’antico.
Se il paradigma di “camera picta”, decorazione che abbraccia una stanza a 360 gradi rinnovandone la percezione, rimane la Camera degli Sposi del Mantegna a Mantova, anche il Castello del Buonconsiglio di Trento ne conserva una di grande importanza: il Ciclo dei mesi, esempio illustre del Gotico internazionale.
A partire da questo gioiello locale, la Galleria Civica ha sollecitato nove artisti contemporanei a fornire la loro libera versione di camera picta. Ne risulta una mostra che prende come spunto iniziale l’arte antica senza scadere nel confronto letterale. Ognuno degli spazi utilizzati dai nove artisti diventa un mondo a sé – e la percezione stessa della struttura della Galleria appare modificata. Panoramiche o incombenti, eteree o imponenti, le installazioni proposte coinvolgono e “guardano” lo spettatore mentre egli stesso le guarda.
OTTICO E CONCETTUALE A TRENTO
Può bastare anche solo il suono: Fabrizio Perghem sceglie di avvolgere il visitatore con la testimonianza audio di una sua esplorazione delle Dolomiti. All’estremo opposto rispetto a questa scelta minimale, Esther Stocker trasla le sue geometrie astratte fino a raggiungere dimensioni ambientali, trasformando un’intera stanza in un “generatore” di effetti ottici.
Se Alessandro Piangiamore decide di accerchiare lo spettatore dal basso, spargendo sul pavimento polveri colorate che espandono e diffondono l’idea di pittura e di scultura, il Carosello di Benni Bosetto sceglie un movimento vertiginoso che va dal pavimento al soffitto, con una sarabanda di lacerti e figurine umane che mescolano macabro e fantastico.
Il panorama offerto da Stefano Arienti è una smentita concettuale della tradizionale idea di bucolico, mentre le simil-vetrate di Andrea Mastrovito, maestose per quanto realizzate con materiali poveri, associano il forte impatto complessivo alla necessità di essere lette in sequenza.
IL MESE MANCANTE AL CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO
Nel caso di Federico Pietrella, il coinvolgimento ottico deriva dalla moltiplicazione dell’immagine e dall’elemento temporale evocato dalle date dei suoi tipici timbri. Nel cortile, infine, Francesco Arena chiede allo spettatore uno sforzo di immaginazione con una delle sue misurazioni concettuali.
La mostra si completa poi con l’intervento di Francesco De Grandi, che propone i suoi dipinti nel Castello del Buonconsiglio, a poche sale di distanza dalla camera picta che fa da spunto della mostra. Si tratta della reinterpretazione più vicina all’originale, dato che l’artista immagina l’elemento mancante del Ciclo dei mesi del quale si è persa traccia nei secoli. Ma anche qui non si scade nel letterale e l’artista siciliano adatta il suo modo pittorico proponendosi in veste non abituale.
– Stefano Castelli
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