Sardegna: nasce nuovo museo per la scultura del Novecento
È stato da poco inaugurato a Nuoro un nuovo spazio museale dedicato alla tradizione scultorea sarda del secolo scorso. Artefice del progetto? La casa editrice Ilisso.
A trentacinque anni dalla sua nascita nel 1985, la casa editrice Ilisso di Nuoro, dopo un attento recupero filologico e conservativo, ha destinato il complesso architettonico in stile déco noto come ex Casa Papandrea, nel centro di Nuoro, a Museo della Scultura del ‘900 sardo. Nello Spazio Ilisso, questo il nome dato al giovane museo privato, il verde e florido giardino disseminato di sculture accoglie il visitatore, mentre i pavimenti recuperati d’inizio secolo al piano terra accompagnano i passi lungo le sale espositive. La collezione permanente, allestita secondo criteri cronologici, sintetizza la storia della scultura sarda del Novecento riunendo oltre 100 opere dei massimi artisti isolani.
GLI ARTISTI DELLA TRADIZIONE SARDA
All’ingresso su via Brofferio sono collocate due sculture di Pinuccio Sciola, disposte nell’area rialzata del giardino e in prossimità dell’edificio, così come l’espressiva Capretta (1952) in bronzo di Maria Lai. Sulla parete esterna dell’edificio spicca Notte e giorno, altorilievo ceramico di Gavino Tilocca, opera degli Anni Settanta del secolo scorso. All’interno del museo il percorso espositivo inizia con Francesco Ciusa, primo scultore moderno della Sardegna, la cui opera, La madre dell’Ucciso, fu accolta benevolmente alla Biennale di Venezia del 1907. La sala ospita interventi in stucco marmoreo, capolavori della piccola statuaria realizzata dall’artista agli inizi degli Anni Venti come Fanciulla di Desulo e Adolescente, il Ritratto del poeta Sebastiano Satta, La Campana, Il ritorno, due varianti del Sacco di orbace, l’inedita stele in bassorilievo Bacio e la Prua di Sardegna. In alto, a parete, Verso l’ideale, frammento di una figura intera andata perduta nello studio dell’artista a Cagliari durante i bombardamenti americani della Seconda Guerra Mondiale.
Si prosegue con Salvatore Fancello, definito da Gio Ponti tra i “fondatori e nuovi adepti della moderna ceramica italiana”. Nell’’atrio che precede la sala il gruppo delle dodici formelle dedicate ai mesi e segni zodiacali del 1936. Nella sala una serie di sculture degli Anni Trenta realizzate in ceramica, tridimensionali o in bassorilievo, tra cui la Grotta dei cinghiali rossi, proveniente dalla collezione dell’architetto Giuseppe Pagano, pubblicata sulla copertina di Domus del 1941. Un gruppo di disegni completa il tributo al giovane artista scomparso tragicamente a soli venticinque anni sul fronte greco-albanese. Nella stessa sala è esposto anche Cavallo giallo (1948) di Aligi Sassu, scultura con analogie fancelliane, realizzato ad Albisola (Savona) nella Bottega Mazzotti, come quasi tutte le opere mature di Fancello.
DA NIVOLA A MARIA LAI
Di Costantino Nivola, noto per il suo contributo all’architettura moderna e al design urbano negli Stati Uniti e per l’invenzione della tecnica del sandcasting, il museo possiede il nucleo di opere tra i più ricchi, per numero e tipologia, dell’intera raccolta.
A parete, nel corridoio fra le sezioni Nivola e Ciusa, dieci studi preparatori per Piazza Satta a Nuoro, il Marengo in terracotta, e il Ritratto di Costantino Nivola dello scultore Marino Marini. Sulla mensola nel corridoio due “figure femminili” (metà Anni Settanta) realizzate ad Assemini, nella bottega del ceramista Luigi Nioi.
Nella sala trovano spazio la grande scultura in travertino La madre sarda e La speranza del figlio meraviglioso, e le più piccole figure femminili in polistirolo gessato, modelli per opere di grandi dimensioni. Oltre a sei esemplari di Letti in terracotta (Anni Sessanta e Settanta) e quattro piastre in terracotta a bassorilievo. Una proiezione a parete illustra i sandcast, rilievi decorativi architettonici e degli spazi urbani, come l’opera in cemento 113th Precinct Station House (1969).
Si giunge quindi nella sala dedicata a Maria Lai. Tra antropologia e cultura popolare, la grande struttura Le fate operose N. 2 (1989) è composta da terrecotte inserite in elementi modulari in cemento. Sono esposti un gruppo di terrecotte smaltate, i Telai di Maria Pietra, un Presepe in legno e terracotta, e il Ritratto di Mila (primi Anni Settanta).
Il filmato di Tonino Casula (Legare collegare, 1981) testimonia l’azione Legarsi alla montagna. Prima opera relazionale di Maria Lai riconosciuta come tale a livello internazionale, è documentata anche da alcune grafiche originali su carta su basi fotografiche di Piero Berengo Gardin.
UN MUSEO APERTO AL CONTEMPORANEO
Nella Sala di Eugenio Tavolara fa bella mostra di sé il grande modello in legno e gesso del Portale per la chiesa della Solitudine (1953), e sei Stazioni della Via Crucis sempre destinate alla Chiesa della Solitudine, santuario che accoglie la salma del Nobel nuorese Grazia Deledda. Completano la “Sala Tavolara” l’altorilievo Composizione (Flagellazione), esposto nel 1950 alla Biennale di Venezia, e i Cavalieri (1956), studio per la grande Cavalcata in steatite, fregio decorativo per il Padiglione dell’Artigianato a Sassari.
In diversi ambienti è visibile l’opera dello scultore Gavino Tilocca, dotato di grande abilità nello sperimentare l’uso degli smalti ceramici, premiata nei concorsi internazionali di Faenza. Infine nel giardino interno su vico Cattaneo, sono raccolte le sculture di Costantino Nivola e di Tilocca.
Con la sua collezione di scultura e ceramica artistica sarda del Novecento, Spazio Ilisso conserva l’atmosfera di casa, riportando l’arte a una dimensione quotidiana in un ambiente ospitale e familiare, senza trascurare la sua funzione culturale ed educativa: non solo contenitore di opere d’arte e mostre temporanee ma anche luogo d’incontro: il primo piano è destinato a rassegne d’arte contemporanea, mentre nei giardini andranno in scena eventi culturali di teatro, danza, musica e presentazioni di libri.
Il museo non si occupa solo di scultura del Novecento ma è anche Archivio delle Arti Applicate e della Fotografia storica. Nelle sale al piano superiore è ancora visitabile la mostra monografica dedicata alla fotografa tedesca, ma nuorese d’adozione, Marianne Sin-Pfältzer, esposizione cronologica di gigantografie, stampe vintage, materiali bibliografici, progetti per ceramiche e tessuti, proiezioni video che descrivono l’attività di questa donna straordinaria.
‒ Alessio Onnis
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