Il rilancio delle Ceramiche Baldelli. Quelle amate da Alberto Burri
Le giovani eredi Giada ed Eleonora Colacicchi rilanciano l’attività delle Ceramiche Baldelli. Rendendo omaggio a quasi un secolo di storia attraverso il linguaggio creativo del presente nella cornice di Città di Castello.
Sebbene oggi in pochi ricordino Dante Baldelli, il suo itinerario nel mondo della ceramica (dagli Anni Venti al 1953) è stato un incontenibile aggiornamento di codici, quasi un guizzo da cartoon disneiano, a forzare con soluzioni sorprendenti la categoria ‘decorazione’.
Giada Colacicchi è la pronipote di Dante e, con la sorella Eleonora (ceramista di quarta generazione della famiglia Baldelli), ha deciso di aprire i cassetti di questa storia novecentesca e di ricrearne i presupposti, anche produttivi, a Città di Castello, nello stesso luogo dove quella storia diventò grande.
DANTE BALDELLI E GLI ESORDI DI BURRI
La Galleria Baldelli (dapprima chiamata Galleria dell’Angelo) fu il secondo luogo in assoluto dove espose Alberto Burri (con una collettiva del 1947 e due personali nel biennio 48/49): Dante aveva quarant’anni e un’attività in proprio dopo un percorso ricchissimo (specialmente con il giovane Corrado Cagli) svolto alle Manifatture Rometti, nella vicina Umbertide.
Alberto, reduce dalla prigionia americana, aveva appena sentito la sua vocazione d’artista e abbandonato la carriera medica nel difficilissimo momento dell’immediato dopoguerra; in Dante vide un animo poliedrico, libero da modelli, che travalicava l’imperante dualismo tra accademia e avanguardia, in un’ottica consapevolmente ‘pittorica’. Tra i due arrivarono presto anche collaborazioni in pezzi oggi rari; e fu proprio Burri a creare l’insegna del laboratorio Baldelli, senza alcun carattere alfabetico, ma fatta soltanto di linee filanti.
LE OPERE DI DANTE BALDELLI
Il nuovo spazio Baldelli è letteralmente rinato a settembre ed è concepito come un punto di incontro fisico e virtuale, sulla rotta di un lavoro in progress di archiviazione e una serie di eventi e collaborazioni aperta a giovani artisti e allievi.
All’interno si possono vedere le opere di Dante Baldelli in dialogo con quelle del figlio Massimo (1935-2003), che dopo la morte prematura del padre prese in mano le redini delle ceramiche Baldelli a soli 18 anni, giungendo a un affinamento di design per il prodotto seriale, che portò a un grande successo negli anni del boom. Nel 1972 la sua Linea Italia approdò da Harrods e Macy’s e i servizi con le scritte ‘servitevi’, ‘olio’, ‘buon appetito’ furono la semplicità di un export di successo, su migliaia di tavoli al di qua e al di là dell’oceano.
Pochi anni dopo fu ancora Burri a coinvolgerlo per i due grandi Cretti neri, per il Museo di Capodimonte e l’Università di Los Angeles, felice inno alla terra e alla dimensione monumentale della materia.
IL FUTURO DELLE CERAMICHE BALDELLI
Anello di congiunzione tra l’eredità storica e il nuovo approdo gestionale è Simona Baldelli, figlia di Massimo, con una produzione di pezzi unici dalla cromia rarefatta, in richiamo quasi spirituale al velo del tempo sugli affreschi di Piero, a lei vicini in una misura geografica ed emotiva.
Un apposito showroom con annesso spazio laboratoriale è dedicato a Entropia, linea d’esordio della ventenne Eleonora Colacicchi Baldelli con il marito Keiya Takeshita, un incontro di elementi nel reiterato dualismo di ghiaccio e terra, con una sorpresa: appena uscito dai forni, il colore delle tazze ha assunto i timbri familiari del nonno Massimo. Forse un cenno, una strizzata d’occhio, giunto dal passato per salutare questa nuova storia.
– Giuseppe Sterparelli
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