Il nuovo showroom dei tessuti Fortuny a Venezia. Tutte le immagini
Porta la firma dell’architetto Alberto Torsello il progetto del nuovo showroom Fortuny alla Giudecca. Collocato nello storico edificio in cui è ancora attiva la fabbrica fondata dall’artista e scenografo Mariano Fortuny, lo spazio regala un colpo d’occhio sui preziosi tessuti realizzati a Venezia fin dal 1922
La storia di Mariano Fortuny y Madrazo è legata a Venezia e alla sua materia come può esserla quella di ogni veneziano. Con un’unica differenza: Mariano non nacque nella città lagunare, ma la scelse, con la stessa energia che guida qualsiasi “foresto” nel prendere la medesima decisione.
LA STORIA DI MARIANO FORTUNY
Originario di Granada e figlio d’arte – il padre, Mariano Fortuny y Marsal, era un pittore di successo, mentre la madre, Cecilia de Madrazo, a sua volta proveniente da una famiglia di artisti, collezionava stoffe pregiate –, Mariano si stabilì a Venezia appena diciottenne, inserendosi ben presto nei circoli e nei salotti culturali cittadini. Pittore, ma anche appassionato di scenografia e illuminotecnica, Fortuny orientò la propria ricerca verso un linguaggio pioneristicamente transdisciplinare, guardando alla pittura, al teatro, alla musica, alla fotografia e, non ultima, alla manifattura tessile. Insieme alla moglie Henriette diede il via alla produzione di stoffe e tessuti stampati – è celebre il modello di abito Delphos, in seta plissettata –, fondando sull’isola della Giudecca, ormai un secolo fa, la fabbrica che porta il suo nome. Nonostante lo scorrere dei decenni, “l’eredità” di Fortuny resta un tassello indispensabile per l’identità artigianale veneziana – messa a dura prova, negli ultimi anni, dallo spopolamento residenziale e delle maestranze. Lo attesta non solo la dimora che ne custodisce la memoria – il Palazzo Pesaro degli Orfei, oggi inserito nella rete dei musei civici e in attesa di una riapertura permanente che lo riconsegni alla cittadinanza – ma anche la fabbrica che, dopo cento anni, mantiene viva l’attività voluta da Mariano.
LA FABBRICA FORTUNY IERI E OGGI
Di proprietà dei fratelli Mickey e Maury Riad, che la ricevettero nel 1998 dal padre ‒ il quale la acquisì da Elsie McNeill Lee, interior designer voluta da Mariano Fortuny come sua unica rappresentante negli Stati Uniti ‒, l’azienda continua a produrre le stoffe 100% cotone ideate da Fortuny, seguendo le tecniche, i processi e le macchine che lui stesso mise a punto e usando i colori ottenuti con le formule create insieme a Henriette. Un’eredità radicata nel presente, quindi, e nelle peculiarità di Venezia, così amate da Mariano.
IL NUOVO SHOWROOM FORTUNY SULL’ISOLA DELLA GIUDECCA
Proprio agli elementi che scandiscono l’esistenza della città si è rifatto l’architetto veneziano Alberto Torsello – nominato anche direttore artistico del brand e già impegnato negli interventi di restauro di Palazzo Ducale, del Fondaco dei Tedeschi e della Scuola Grande della Misericordia – nell’immaginare il nuovo showroom sull’isola della Giudecca, parte integrante dell’edificio a mattoni rossi in cui ha sede la fabbrica. Stilato in sole due settimane – come ha chiarito lo stesso Torsello –, il progetto è stato costruito attorno a una serie di parole chiave che rinsaldano il legame tra Mariano e la sua città d’adozione: luce, riflessi, colori, viaggio, influenze e teatro. L’ambiente dello showroom, unico e senza barriere architettoniche, echeggia le quinte scenografiche nelle soluzioni adottate per la presentazione dei tessuti, che calano come sipari sovrapposti grazie a un sistema di rulli in sospensione azionati da un sapiente intreccio di catenelle. Inventato e brevettato per lo showroom, questo sistema strizza l’occhio alle invenzioni di Mariano in ambito teatrale, rendendo omaggio, ancora una volta, alla sua storia. Anche la luce, studiata nel dettaglio da Fortuny grazie a una città fondata sui riflessi, modula e ritma la definizione spaziale dello showroom, filtrando da porte e finestre lungo traiettorie disegnate con grande accuratezza.
IL PROGETTO DI ALBERTO TORSELLO PER LO SHOWROOM
La conoscenza diretta di Venezia da parte di Torsello dona al progetto ulteriore forza, mescolandosi a quella di Fortuny: dal legno delle colonne originali alla magnesite che ricopre il pavimento, dai bauli che accompagnavano i viaggi di Mariano alla struttura del tavolo che rimanda all’attività della fabbrica, tutto richiama una storia artigianale che non avrebbe potuto prendere forma in nessun altro luogo e che non esisterebbe senza l’ostinazione e la genialità di un precursore come Fortuny. In questo solco si muovono gli intenti di Mickey Riad, desideroso di rafforzare il dialogo con Venezia e i suoi abitanti e quello, già collaudato, con il Museo Fortuny. Un segnale di speranza, ci si augura, per una città troppo spesso condannata a rimanere senza futuro.
‒ Arianna Testino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati