A Lecce la mostra dedicata ad Antonio Verri, poeta selvaggio
Lecce celebra il poeta di Caprarica, innovatore della cultura salentina nel secondo Novecento. Con una retrospettiva negli spazi esterni del Museo Castromediano di Lecce
“La sola cosa che conta, la sola cosa per la quale vale la pena vivere è la letteratura, l’arte, la poesia”, scriveva Antonio Verri (Caprarica di Lecce, 1949-1993) nell’articolo Il poeta dei liburni e dei corbezzoli, pubblicato nel 1986 sulla rivista Apulia. L’essenza della letteratura concepita da “Ar, il Gran Saraceno” ‒ come il poeta di Caprarica era soprannominato dai suoi tanti amici scrittori e artisti – corrisponde alla militanza culturale e la funzione della parola è intesa in primis come risvegliamento delle coscienze, attraverso la rottura della “gabbia dei linguaggi”. Lo sottolinea anche Vittorino Curci: “Per Verri la letteratura, prima di essere un fatto estetico era un fatto etico e sociale, legato alle relazioni tra gli esseri umani”. Al poeta che, nella seconda metà del Novecento, ha caratterizzato maggiormente l’identità culturale della sua amata terra, introducendo nella letteratura salentina le istanze del postmodernismo e proiettando la koinè del Salento verso orizzonti europei, è dedicata Verri Antonio Leonardo. Una stupenda generazione, retrospettiva organizzata da diversi enti, tra i quali il Fondo Verri, il Teatro Pubblico Pugliese e le amministrazioni comunali di Lecce e di Caprarica.
LA MOSTRA SU VERRI A LECCE
Frammenti di poesia, tratti perlopiù dal celebre Il pane sotto la neve, e riportati sui “segni”, i disegni degli artisti tra i quali Edoardo De Candia, Ezechiele Leandro, Gaetano Martinez, che Verri scelse di valorizzare nelle cartelle del Dopopensionante, campeggiano sulle plance pubblicitarie nel perimetro esterno del Museo Castromediano di Lecce. Un omaggio della città al “poeta selvaggio”, giornalista, intellettuale, fervido operatore culturale, fondatore di innumerevoli riviste, tra le quali il Quotidiano dei poeti del 1989, sperimentazione editoriale simbolo del suo progetto rivoluzionario: creare una rete di intellettuali salentini e valorizzare la cultura della sua terra liberandola dallo stereotipo folkloristico.
LA POETICA DI VERRI
Ispirato dalla poetica di Bodini, Gadda, Pavese, ma anche da quella di Joyce e dei poeti della Beat Generation, Verri individua la missione dello scrittore nella lotta all’appiattimento culturale, al potere costituito rappresentato dalle grandi case editrici e centri di cultura che inseguono esclusivamente il profitto, invitando gli scrittori a non scendere a compromessi e alla ribellione contro i “damerini e gli accademici boriosi”. Nel suo celebre manifesto poetico Verri scrive infatti: “Fatevi disprezzare, dissentite quando potete”, “Fate solo quel che v’incanta! Fate fogli di poesia, vendeteli e poi ricominciate”.
‒ Cecilia Pavone
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