Buon anno della Tigre: 10 opere per celebrare l’anno lunare cinese
Da Hokusai a Ligabue, passando per Rousseau e Hu Zaobin, l’arte di tutto il mondo ha più volte omaggiato la figura della tigre, simbolo di potenza e animale di grande bellezza.
Forza, coraggio, impulsività: sono queste le caratteristiche dell’anno della Tigre per un 2022 che lascia presagire sorprese e colpi di scena. Un periodo rivoluzionario e di forti cambiamenti, nel quale sarà importante prendersi delle pause. Perché non approfittarne per scoprire nuove opere che rendano omaggio il letale felino? Ecco una selezione di opere, alcune note altre tutte da scoprire, per fare un piccolo ripasso trasversale della tigre nell’arte mondiale.
– Giulia Giaume
LE TIGRI DI HU ZAOBIN
Sono diverse le opere con tigri del pittore cinese Hu Zaobin, conosciuto anche come Wu Cho Bun. Vissuto tra il 1897 e il 1942 – una vita ricca tra la co-fondazione dell’Yeuk Yue Painting Research Institute, il ruolo di editore artistico del Singapore Daily e l’ingresso nel Kuomintang – Hu Zaobin si è dedicato soprattutto a ritrarre tigri e animali selvatici. La sua ossessione, spinta anche un tour fotografico nel sud est asiatico alla fine degli anni Venti in cui cercò di ritrarre quante più belve possibili, lo portò alla realizzazione di alcuni capolavori ad acquerello: la pergamena Vittoria o Sconfitta, per esempio, ma le sue molti Tigri e i delicati ventagli sul tema.
ROUSSEAU IL DOGANIERE
Henri Rousseau (Laval, 1844 – Parigi, 1910), doganiere di Parigi e maestro della pittura naif, realizzò diverse tele a tema esotico: una delle prime, che lo spinse a dedicarsi completamente alla pittura nonostante fosse un autodidatta, è stata Sorpresa o Tigre in una tempesta tropicale. Esposta al Salon des Endependants nel 1891 e oggi conservata alla National Gallery di Londra, la tela era stata realizzata studiando i gatti domestici e le tigri imbalsamante nei musei parigini, dato che Rousseau non aveva mai viaggiato fuori dalla città, e guardando il disegno a pastello di Eugene Delacroix Tigre contro un serpente del 1862.
HOKUSAI
L’opera Tigre nella neve è un kakemono (rotolo appeso) del grandissimo artista giapponese ukiyo-e Katsushika Hokusai (1760 – 1849). Realizzato nel 1849, fa parte di una fase di disegni di grandi felini che Hokusai realizzò alla fine della sua carriera – si diceva che negli anni Quaranta dell’Ottocento dipingesse ogni giorno un leone shishi come talismano come “esorcismo quotidiano –: qui compare una tigre “fluttuante”, i suoi artigli richiamati dalle fronde di bambù innevate e la pelliccia resa con linee ondulate, come un serpente o un drago. La tigre, che appare qui divertita e compiaciuta, è accompagnata da un’iscrizione che recita: “Mese della tigre, anno del gallo, il vecchio Manji, il vecchio pazzo per la pittura, all’età di novant’anni“. Forse è stato l’ultimo dipinto di Hokusai, che morì pochi mesi dopo.
IL SOGNO DI DALÌ
Celebre il dipinto surrealista di Salvador Dalì (Figueres, 1904 – Figueres, 1989), Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio: qui una fluttuante Gala (la moglie del pittore) viene minacciata da una baionetta che emerge dalla bocca di una tigre, a sua volta emersa da una tigre e ancora prima da un melograno (uno di due all’interno del quadro, simbolo di Venere e della resurrezione cristiana). La scena onirica e surrealista, che traspone il violento risveglio dovuto alla puntura di un’ape, rappresenta un esempio dell’influenza di Sigmund Freud sull’artista – come riportato dallo stesso Dalì nel 1962 – e della volontà del pittore di esplorare l’influenza della realtà sui sogni. La scena è anche accompagnata da un elefante, una versione distorta dell’obelisco del Bernini in Piazza della Minerva a Roma.
LA TIGRE DI TIPU
Tra le opere più pregiate conservate al Victoria & Albert Museum di Londra, la Tigre di Tipu è un enorme giocattolo meccanico di legno creato appunto per il Sultano Fateh Ali Tipu, a capo del regno indiano di Mysore. Dono di estrema complessità realizzato (si dice) con l’aiuto di artigiani francesi per il sultano – la leggenda voleva che dopo uno scontro corpo a corpo con una tigre, il re ne fosse uscito vincitore e con il titolo di “Tigre di Mysore” –, il giocattolo riproduce una tigre che sbrana un soldato con la giubba rossa. Tirando una manovella, si può sentire la vittima che “grida” di dolore mentre l’animale lo attacca al collo grazie a un sistema di strumenti a fiato nascosti nel corpo della tigre. Tipu – famoso per avere inventavo alcuni dei primi razzi da guerra, ma anche noto come intellettuale e poeta – guidò per tre volte il suo esercito contro la Compagnia dell’India dell’Est, negli ultimi due decenni del XVIII secolo, per poi soccombere al quarto scontro.
LA TIGRE ASTRATTA DI KELLY
Il pittore americano Ellsworth Kelly (1923 – 2015) realizzò le sue prime astrazioni tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, durante un soggiorno in Francia, durante cui cementò il suo linguaggio artistico con una raffinata combinazione di linee, forme e colori astratti. Tra questi compaiono i diversi studi di Tiger, che deve i suoi colori ai collage di studio realizzati in papier gommette, una carta gommata colorata venduta dalle cartolerie parigine e utilizzata negli asili francesi. L’uso di questo materiale da parte di Kelly rivela il suo interesse per l’objet trouvé, fonte di ispirazione del pittore tanto quanto l’ambiente naturale o urbano. Ispirazione per quest’opera sono probabilmente state, secondo gli studiosi della National Gallery of Art di Washington dove il dipinto è conservato, la pala d’altare di Isenheim di Matthias Grünewald, e il complesso di appartamenti di Marsiglia di Le Corbusier, Unité d’habitation.
LE FIERE DI ANTONIO LIGABUE
Erano molte le fiere rappresentate dall’artista naif e tormentato Antonio Ligabue (1899 – 1965), e molte anche le rappresentazioni di lotte intestine al regno animale, da molti critici considerate un riflesso del suo tormento interiore. Oltre a rappresentare gli scontri tra animali selvatici e da cortile (ad esempio in Lotta di galli), il pittore ritrasse anche i combattimenti tra animali esotici – che ricreava grazie agli zoo e ai circhi itineranti nel Nord Italia –, soprattutto intorno agli anni Cinquanta. Molti i leopardi e le tigri: proprio Tigre assalita dal serpente è una delle sue opere più note e apprezzate.
LA TIGRE DI OSLO
Chi sia stato a Oslo dopo il 2000 – millesimo anniversario della città –, avrà notato la grande tigre che accoglie i visitatori alla stazione centrale: è una scultura in bronzo di 4 metri e mezzo di Elena Engelsen che rievoca il vecchio soprannome della capitale norvegese, “Tigerstaden”, la città tigre. Questo deriva probabilmente da una poesia del 1870 di Bjørnstjerne Bjørnson, Sidste Sang (L’ultima canzone) che descrive una lotta tra un cavallo e una tigre, quest’ultima simbolo della “pericolosità” e vitalità della grande città.
LA CACCIA ALLA TIGRE DI RUBENS
Un momento di lotta concitata tra uomini e bestie esotiche, come la grande tigre che attacca per proteggere i propri cuccioli, che potrebbero non apparire così diversi in questo grande dipinto di Peter Paul Rubens (1577 – 1640). La caccia alla tigre è stato realizzato intorno al 1615-16 su commissione di Massimiliano I: l’Elettore di Baviera aveva richiesto infatti quattro dipinti di caccia per decorare l’antico castello di Schleissheim. Il ciclo fu sequestrato durante le guerre napoleoniche e il dipinto – comparso nella serie HBO Succession nel 2018 – si trova ora al Musée des Beaux-Arts de Rennes.
TIGRO, LA TIGRE PIÙ AMATA DAI BAMBINI
Come dimenticare infine Tigro, la tigre antropomorfa creata da Alan Alexander Milne (1882 – 1956) su ispirazione dei giocattoli di pezza del figlio per accompagnare Cristopher Robin e Winnie the Pooh nelle loro avventure attraverso il Bosco dei Cento Acri. Noto per il suo carattere allegro e la tendenza incontenibile a saltellare sulla propria coda, Tigro è stato anche trasposto nelle serie animate e nei cartoni della compagine di animali di pezza, guadagnandosi un posto da protagonista nella pellicola animata T come tigro del 2000.
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