La natura e le sue infinite connessioni al MACTE di Termoli
Prima mostra curata dalla direttrice Caterina Riva, “Le 3 ecologie”, collega mondi opposti utilizzando i vari linguaggi dell’arte. Film, video, sculture, installazioni, dipinti si spingono oltre la dimensione estetica del paesaggio, riflettendo su ambiente e società
Mentre la tutela ambientale entra nella nostra Costituzione, proiettandoci al centro di un dibattito più che mai urgente, attuale e soprattutto mondiale, in Molise il museo MACTE di Termoli ospita una mostra tutta dedicata al tema ecologico. E lo fa riallacciandosi nel titolo, Le 3 ecologie, a un avveniristico saggio di Félix Guattari pubblicato nel 1989. Già allora venivano poste le basi per quella stretta connessione, che ormai è sotto gli occhi di tutti, tra crisi ambientale e crisi sociale.
Gli 11 artisti coinvolti nella mostra appartengono a generazioni diverse, proprio a voler far notare come la parola ecologia abbia avuto una sua evoluzione nel tempo acquistando sempre più spazio nel dibattito politico e culturale. E soprattutto è un tema che ci vede sempre più connessi, che lega generazioni diverse passate e future e appartenenze geografiche differenti.
“È una mostra a cui penso da molto tempo”, spiega la direttrice Caterina Riva. “Posticipata a causa della pandemia, mi ha costretto a rinnovare nella testa questa idea. Racconta anche delle mie esperienze, dei miei viaggi. Ho voluto, inoltre, creare un percorso che non dimenticasse artisti come Gilardi, precursore nel parlare di ecologia. Anche se il significato di questa parola ha continuato a evolversi nel tempo, certamente oggi non è ciò che si intendeva negli Anni Sessanta”.
NATURA E CRISI AMBIENTALE AL MACTE
L’animazione di Len Lye ci proietta in una dimensione primordiale in cui organismi unicellulari si evolvono verso forme più complesse. Come spiega la direttrice, quest’opera diventa più che mai attuale in tempo di pandemia, dirottando la nostra attenzione proprio su microrganismi che erroneamente definiamo poco importanti. Un orizzonte di speranza viene invece offerto da Piero Gilardi. Presente in mostra con Ipogea, scultura in poliuretano che simula una grotta speleologica scavata da un torrente. Attraverso una rilettura in chiave mitica, la grotta diviene una fonte di bioenergia che dischiude nuove vie di fuga dalla crisi ambientale. La rotonda del museo ospita ancora il lavoro di Micha Zweifel, Calendar, una scansione di pannelli di gesso intagliati che ricorda i cicli dei mesi medievali caratterizzati dal legame lavoro/natura.
GLI ARTISTI IN MOSTRA A TERMOLI
L’allestimento delle sale amplia gli orizzonti geografici e proietta lo spettatore in viaggi attraverso lo spazio e il tempo. Francesco Simeti, ad esempio, riveste le pareti con wallpaper che nascono dallo studio della storia dell’arte: motivi che nei dipinti solitamente venivano lasciati sullo sfondo invadono lo spazio. I wallpaper servono anche come carta da parati per altre opere, come i disegni di Nicola Toffolini. Post è un’isola post-umana in cui elementi tecnologici e naturali si combinano generando inquietanti immagini di un futuro post catastrofe. Anche Silvia Mariotti invade lo spazio con un grande wallpaper in dialogo con le foto esposte. Boutade è il titolo della serie realizzata in pandemia quando era impossibilitata a viaggiare, unendo immaginazione, finzione e foto del suo archivio. Wild Relatives di Jumana Manna racconta la storia di sementi per l’agricoltura che nascono in Siria, ma vengono trasportate in Libano, quasi a seguire le migrazioni dei siriani nel Paese confinante, senza però trovare pace. Il viaggio compiuto da queste sementi diviene anche un attraversamento di differenti dinamiche sociopolitiche fino a un centro di ricerca in Norvegia.
‒ Antonella Palladino
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