Gli scarabocchi degli artisti in mostra a Roma
Scarabocchi, lazzi e segni lasciati da grandi artisti italiani e internazionali sui margini o sul retro delle loro opere sono i protagonisti della mostra a Villa Medici. Lungo un arco temporale che va da Leonardo a Cy Twombly
Il pianterreno di Villa Medici accoglie una mostra bizzarra e originale. Molte le idee che la alimentano: un titolo accattivante, una scelta di pezzi che dal Rinascimento giunge alla piena attualità, un bel filo conduttore. Il gribouillage, lo scarabocchio, ci scorta attraverso il tempo, sbirciando sui margini dei fogli e dietro le tavole, laddove gli artisti giocavano con il segno apponendo di nascosto facce, sgorbi, firme, prove e scherzi; oppure accennavano sagome, posizioni e pentimenti sulle sinopie degli affreschi. In mostra anche buffi disegni e incisioni sulle pareti degli atelier, su taccuini e diari, perfino sui quaderni di scuola.
LA MOSTRA SUGLI SCARABOCCHI D’ARTISTA A ROMA
L’esposizione – cui ne seguirà un’altra complementare a Parigi ‒ è tutt’altro che un divertissement, ma uno studiato palinsesto di 150 pezzi antichi e moderni, con prestiti museali provenienti da sedi di eccezionale rilievo. Le sezioni tematiche aiutano l’orientamento. L’ombra della bottega svela lazzi e segreti di artisti antichi, da Benozzo a Polidoro da Caravaggio, da Mino da Fiesole agli Zuccari, che sui margini dei fogli, sugli intonaci o dietro le tavole lasciano ogni genere di segno. Dominano la sala i pannelli del Trittico della Madonna di Giovanni Bellini, dall’Accademia veneziana, con gli incantevoli disegni sul retro. Intorno, le tracce michelangiolesche, tra cui un gesto sessuale e apotropaico, di Pontormo, Albani, Tiziano e Cantarini, oltre a un Rembrandt che corregge l’acquaforte e a preziose matrici cinque e seicentesche dell’Istituto nazionale della Grafica – qui in partnership – incise su entrambi i versi.
Il gioco del disegno vede carte e bozzetti di grandi maestri, affollati di studi, parole, versi, perfino ‘prove di scrittura’ e liste delle spese. I curatori dedicano al Componimento inculto, magnifica locuzione leonardesca, caricature e schizzi finalizzati a scovare stati d’animo e attitudini delle figure sui fogli di Carracci, Bernini e Baciccio, fino a Picasso e Dubuffet.
Lo spiritaccio partenopeo aleggia invece sulle pagine di registri e giornali ‘copiapolizze’ napoletani imbrattati con frasi e segni beffardi. Spiccano la testa leonardesca prestata dai Beaux-Arts di Parigi e il magnifico taccuino di Delacroix del 1815, custodito all’Istituto nazionale di storia dell’arte di Parigi.
GLI ARTISTI E IL GRIBOUILLAGE
L’infanzia dell’arte e Fantocci espongono segni e scarabocchi infantili inseriti in dipinti e parte dell’ideazione compositiva e iconologica, dal Seicento al Novecento. La bella tavola di Caroto, che intorno al 1520 ritrae un fanciullo col suo disegnetto, è affiancata alla tela di Asger Jorn, avanguardista e fondatore del gruppo CO.BR.A, che interviene su una tela scovata al mercatino, mentre richiama i disegni infantili realizzati col gessetto il Senza titolo (Matri Dei d.d.d.) (1965) di Luigi Pericle proveniente dall’Archivio dell’artista ad Ascona.
Lo scalone allinea fotografie di Brassaï e di Helen Levitt, accanto ai segni scattosi e rapidi di Cy Twombly. Le ultime sezioni aprono anche a un’impressionante serie di sberleffi, caricature e appelli lasciati sulle ceramiche ottocentesche dai galeotti e ad altre provocazioni su libri contabili, fascicoli e registri processuali. Il richiamo del muro, infine, tra video, foto e intonaci staccati, oltre a un frammento di gradino romano re-inciso in epoca medioevale, riporta ai graffiti che hanno affollato e tuttora accompagnano la nostra iconografia urbana. Video e contributi sonori vivacizzano il cammino tra gli ‘scarabocchi’, concluso sulla grande parete che aspetta di essere imbrattata dai visitatori.
‒ Francesca Bottari
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati