Alla scoperta degli Archivi Disney. A Roma in mostra la storia dei film di animazione
Dopo la prima italiana al Mudec di Milano, arriva a Palazzo Barberini la mostra “Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo”. In esposizione, parte del patrimonio conservato nella Animation Research Library degli Studios disneyani. La direttrice Mary Walsh ci racconta tutto di questi incredibili archivi
Alle intuizioni di Walt Disney si lega la storia dei film di animazione, la cui creatività è nata e si è evoluta nel corso del XX secolo (la Walt Disney Company vide la luce nel 1923) grazie al peculiare approccio alla narrazione del produttore statunitense, che fu visionario pioniere di tante innovazioni essenziali per lo sviluppo e il successo del genere.
È questo il focus della mostra Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo che arriva a Roma, nelle sale di Palazzo Barberini, dopo il buon riscontro di pubblico registrato nella tappa milanese al Mudec. Il progetto, promosso e prodotto da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, a cura della Walt Disney Animation Research Library e con la consulenza scientifica di Federico Fiecconi, storico e critico del fumetto e del cinema di animazione, resterà in calendario fino al 25 settembre 2022. Grazie alle opere originali provenienti dagli Archivi Disney, la mostra racconta il dietro le quinte dei più celebri film animati della casa di produzione, illustrando il lungo lavoro di ricerca creativa necessario per giungere al risultato finale (compresi ripensamenti, lavori accantonati, idee che ancora aspettano di essere sviluppate).
DISNEY E LA TECNOLOGIA
Emergono così i molteplici riferimenti all’epica, al mito, al folklore e alle fiabe che costituiscono da secoli il patrimonio narrativo delle diverse culture del mondo, tutte fonti preziose per il lavoro dei creativi Disney. Ma il focus è centrato anche sull’innovazione tecnologica: una sezione della mostra permette ai visitatori di immergersi nel processo creativo, partendo dal concept, passando per lo sviluppo dei personaggi e la definizione delle ambientazioni, fino ad arrivare alle fasi di animazione e colorazione, oggi coadiuvate dalla computer grafica. Ci si addentra così nella foresta di Robin Hood o nel castello di Cenerentola, e in fondo al mare per scoprire come è nata la Sirenetta. Ma anche negli albori dei film di animazione, con Biancaneve e i sette nani, che nel 1937 fu il primo lungometraggio musicale animato della Disney. La mostra si avvale di postazioni interattive, invitando tutti a immedesimarsi nel lavoro di un artista dell’animazione. E non potrebbe esistere senza il lavoro della Disney Animation Research Library degli Studios californiani: ne abbiamo parlato con Mary Walsh, che da quindici anni ne è alla direzione, in qualità di Managing Director.
L’INTERVISTA A MARY WALSH
Qual è il ruolo della Research Library e che patrimonio conserva?
La Disney Research Library ha il compito di conservare e tutelare il patrimonio artistico dei Walt Disney Animation Studios. Abbiamo più di 65 milioni di opere originali create in relazione alla produzione di storie animate in quasi cento anni di storia degli Studios. Inoltre ci prendiamo cura di un patrimonio di creazioni digitali stimato in 5 petabyte, legato ai nostri film di animazione più recenti.
I creativi della Disney hanno sempre attinto da un ampio sistema di fonti. Cosa ci dicono a riguardo gli archivi?
Sin dall’inizio, creativi e sceneggiatori Disney hanno tratto ispirazione da tutto ciò che li circondava. Ancora oggi, dietro allo sviluppo di una storia c’è un lungo lavoro di ricerca, che porta i nostri filmmaker a captare gli spunti culturali più disparati.
Ci sono stati, in passato, anche riferimenti all’iconografia del mondo dell’arte? Walt Disney amava l’arte francese del XIX secolo, giusto?
Walt Disney, come molti degli artisti che hanno lavorato e ancora oggi lavorano negli Studios, ha sempre guardato a stilemi e correnti artistiche per concretizzare il suo lavoro creativo. È vero che fu molto interessato all’arte francese e in generale all’approccio europeo all’arte e alla narrativa, ma non sono state le uniche influenze da cui ha tratto spunto l’animazione Disney in passato.
Non tutti i materiali che conservate sono stati utilizzati nella versione definitiva delle vostre animazioni. Dunque la Research Library possiede un potenziale di valide idee che potrebbero prendere forma in produzioni future?
Un grande vantaggio della nostra collezione è che non conserviamo solo ciò che è stato usato per le produzioni finali, ma anche tutti i materiali sviluppati in corso d’opera, che non si sono tradotti in un risultato concreto. È quindi possibile che idee sviluppate in passato siano riprese e ripensate in periodi successivi, e utilizzate per film futuri. Un buon esempio è legato alla Sirenetta (1989), film basato su un’idea appena abbozzata all’inizio degli Anni Quaranta, che all’epoca era stata accantonata. Conserviamo dei bellissimi bozzetti creati da Kay Nielson in quel periodo, che negli Anni Ottanta sono serviti da ispirazione per i produttori del cartone che oggi tutti conosciamo.
STORIA E TESORI DELL’ARCHIVIO DISNEY
Quali sono i materiali più sorprendenti che conservate in archivio?
È difficile rispondere, perché abbiamo una grande quantità di materiali meravigliosi nella nostra collezione! Uno degli aspetti più interessanti è la diversità di stili e tecniche rappresentati. Ogni film ha un design unico, uno schema cromatico peculiare, e questo emerge con evidenza nella varietà rappresentata in archivio.
La Research Library, come pure la mostra, sono utili per tracciare l’evoluzione delle tecniche di animazione negli ultimi decenni. Secondo lei qual è stata l’innovazione più significativa? E come ha cambiato il modo di concepire l’idea creativa?
Credo che l’evoluzione più significativa di Disney Animation risieda proprio nella nostra dedizione all’innovazione continua. Walt Disney è stato un pioniere nel campo dell’animazione, e ha orientato gli Studios verso un approccio sperimentale finalizzato a creare storie avvincenti. Dunque la propensione all’innovazione è stata molto precoce, basti pensare all’utilizzo dell’audio sincronizzato in Steamboat Willie nel 1928 (il primo cartone animato a presentare una colonna sonora completamente sincronizzata con le immagini, e anche la prima apparizione di Topolino, N.d.R.), ma anche all’invenzione della cinepresa multipiano (una macchina da ripresa verticale a piani multipli, che permise di posizionare animazioni e scenografie su diversi livelli, N.d.R.) utilizzata per la prima volta nel corto The Old Mill, del 1937. Nei decenni a seguire abbiamo continuato a supportare la creatività e la capacità dei nostri filmmaker adottando nuove tecniche e strumenti. Che si trattasse dello sviluppo della tecnologia Xerox alla fine degli Anni Cinquanta (usata per la prima volta ne La Carica dei 101, 1961) o dell’introduzione del CAPS (Computer Animation Production System) negli Anni Novanta, fino ad arrivare alle immagini digitali, l’obiettivo è sempre stato quello di fornire ai nostri artisti gli strumenti migliori per creare film di animazione di prim’ordine.
Come un film d’animazione prende forma a partire dall’idea?
La produzione di un film di animazione è un processo molto collaborativo e creativo. Una volta che l’idea è stata formulata dal filmmaker, per svilupparla si procede a introdurla alla direzione creativa degli Studios, poi si inizia a lavorare sull’aspetto dei personaggi e sul mondo in cui si muoveranno. Artisti di ambiti disparati lavoreranno insieme per fare in modo che l’idea dello sceneggiatore possa tradursi in un film. Il processo prevede molte stesure successive di disegni, schizzi e bozzetti prima che si possa iniziare con le riprese. Sono coinvolte centinaia di artisti afferenti a una vasta gamma di discipline artistiche, tutti concentrati sullo stesso obiettivo.
GLI ARCHIVI DISNEY IERI E OGGI
La Research Library è uno strumento utile per i creativi che oggi vogliano intraprendere la produzione di un nuovo film animato? È frequente che traggano ispirazione da vecchi personaggi e ambientazioni?
L’archivio è ancora consultato frequentemente da creativi e registi che lavorano agli Studios. Per esempio, gli animatori che hanno lavorato a Zootropolis (2016) hanno trascorso molto tempo a consultare i disegni realizzati in fase di sviluppo di Robin Hood (1973), per catturare la sensibilità e le tecniche di animazione usate nei film di un tempo. L’obiettivo è stato quello di ottenere, per gli animali protagonisti di Zootropolis, la stessa qualità antropomorfa dei personaggi di Robin Hood. Un altro caso emblematico è legato al lavoro di adattamento della Bella e la Bestia per il film in live action del 2017: per svilupparlo, i registi sono venuti a cercare nella nostra collezione.
I personaggi nati nel mondo Disney possono influenzare o hanno influenzato altre sfere della creatività come la moda, l’arte, il design?
È una connessione che esiste, ed è reciproca: l’animazione può influenzare la creatività di artisti e designer esattamente come molteplici forme d’arte influenzano il mondo dell’animazione.
Il vostro progetto espositivo è itinerante e sta toccando numerose città nel mondo. Qual è l’obiettivo della mostra?
La Disney Research Library non è accessibile al pubblico, e questo è uno dei motivi che ci ha portato a sviluppare una serie di mostre da portare in giro per il mondo, per condividere la meraviglia del patrimonio che conserviamo. Crediamo che l’animazione sia una forma d’arte peculiare e unica del XX secolo e vogliamo divulgare il talento e la capacità degli artisti che hanno contribuito a creare la nostra collezione. Il nostro auspicio è che il pubblico riesca a comprendere più a fondo e ad apprezzare il lavoro creativo che sta dietro a una produzione animata. E che si faccia ispirare dalla bellezza e dalla qualità dei lavori esposti in mostra.
‒ Livia Montagnoli
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