“La Pace” di Canova a Firenze: Sgarbi e Nardella per la fine della guerra in Ucraina

Arriva a Firenze la matrice in gesso della “Pace di Kiev” di Canova, conservata al Museo di Possagno. L'operazione simbolica, curata da Sbarbi, vuole affermare che l’arte vince sulla guerra

Dopo la manifestazione per la pace del 12 marzo con centoventimila persone in piazza Santa Croce e l’approdo del dipinto Quarto Stato di Pelizza da Volpedo al Museo di Palazzo Vecchio il primo maggio, nella città di Firenze una nuova opera si fa portavoce di valori universali, prendendo posto in un’altra sala del Palazzo. Si tratta della matrice in gesso La Pace di Antonio Canova, la cui scultura in marmo di Carrara si trova al Museo Nazionale Khanenko di Kiev, nascosta per tutelarla dai bombardamenti della guerra tra Russia e Ucraina. L’evento La pace di Kiev. L’arte vince sulla guerra, fino al 18 settembre 2022, “non è una mostra, ma l’ostensione di un simbolo religioso”, sottolinea Vittorio Sgarbi che ne è curatore, “la guerra non conviene a nessuno, deve vincere la pace”. 

Antonio Canova. La Pace di Kiev. L'arte vince sulla guerra, Installation views, Museo di Palazzo Vecchio (Sala Leone X). Ph. credits: Alessandra Cinquemani

Antonio Canova. La Pace di Kiev. L’arte vince sulla guerra, Installation views,
Museo di Palazzo Vecchio (Sala Leone X). Ph. credits: Alessandra Cinquemani

IL GESSO DELLA “PACE” DI CANOVA DA POSSAGNO A FIRENZE 

Il gesso, “vero originale” a detta di Sgarbi, poiché è la prima idea di un Canova ragazzo che ne incide sul retro la data scrivendo “7embre 1812”, viene dal Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, il quale a causa di una granata della Grande Guerra, subì danni gravissimi. Era il Natale del ’17.  La statua fu commissionata da un politico e diplomatico russo, Nikolaj Petrovič Rumjancev, per celebrare una serie di trattati di pace che egli contribuì a siglare. “Canova la manda a San Pietroburgo nel 1815-16 a morte del conte, che non fece in tempo a vederla”, precisa Sgarbi. “L’opera rimase lì fino a quando qualcuno decise di prenderla e portarla a Kiev nel 1953, dove diventa La Pace di Kiev. Si tratta di Nikita Sergeevič Chruščëv, il presidente di tutte le Russie, che era ucraino: a dirci che c’è stato un tempo in cui con la Russia c’era un’unità di spiriti. Quando ho avuto l’idea ho chiamato Nardella nel cuore della notte”, confessa Sgarbi. Firenze d’altra parte è gemellata con Kiev: con il suo museo si sta avviando un progetto di collaborazione. 

Antonio Canova. La Pace di Kiev. L'arte vince sulla guerra, Installation views, Museo di Palazzo Vecchio (Sala Leone X). Ph. credits: Alessandra Cinquemani

Antonio Canova. La Pace di Kiev. L’arte vince sulla guerra, Installation views,
Museo di Palazzo Vecchio (Sala Leone X). Ph. credits: Alessandra Cinquemani

LA “PACE” DI CANOVA A FIRENZE 

Si è scelto di collocare la statua di Canova nella Sala Leone X, proprio sotto la volta che riporta l’affresco di Cosimo I de’ Medici nelle vesti di Marte. Uno specchio circolare intorno al basamento del gesso ne riflette i dettagli, portando, di fatto, il dio della guerra sotto ai piedi della Pace. Come evidenzia il sindaco Nardella, “le sale di Palazzo Vecchio sono bellicose: pensate agli affreschi del Vasari nel Salone dei Cinquecento, gravide di battaglie tra Firenze e le altre città per il dominio sulla Toscana. Irrompe in questo scenario storico-artistico tutto carico di scontri, il simbolo della pace. Si è pensato erroneamente di usare la cultura per combattere gli altri paesi, non ricordando che essa unisce i popoli. Il gesso canoviano si carica di un significato fortissimo, non solo culturale ma anche politico, per spingere Russia e Ucraina a trovare la pace”. 

Antonio Canova. La Pace di Kiev. L'arte vince sulla guerra, Installation views, Museo di Palazzo Vecchio (Sala Leone X). Ph. credits: Alessandra Cinquemani

Antonio Canova. La Pace di Kiev. L’arte vince sulla guerra, Installation views,
Museo di Palazzo Vecchio (Sala Leone X). Ph. credits: Alessandra Cinquemani

LA “PACE” DI CANOVA A FIRENZE. LA RIFLESSIONE DEL SINDACO NARDELLA 

“Quando si vuole colpire una nazione, spesso, si colpisce il simbolo, e quel simbolo è la cultura. Lo dico a Firenze, dove tra qualche giorno celebreremo i 29 anni dalla strage dei Georgofili. La mafia ha attaccato la Galleria degli Uffizi perché voleva colpire al cuore del Paese”, continua Nardella, ricordando anche la strage di Charlie Hebdo e comunicando la distruzione di un monastero del Cinquecento a Maiurpol in Ucraina, notizia di qualche ora prima. “Se la cultura è obiettivo di guerra e terrorismo, ne è anche l’antidoto”. Nardella fa memoria del corso su Dostoevskijche si voleva abolire alla Bicocca di Milano e della richiesta di alcuni cittadini di Firenze di distruggere la scultura di Dostoevskij nel Parco delle Cascine, donata nel 2021 dall’ambasciata russa in Italia, in occasione del 200esimo anniversario dalla nascita del celebre autore. “Allora non si è capito niente”, conclude il sindaco. “La Pace di Kiev parla anche ai russi, nasce da lì. Macron ha detto che dobbiamo poter parlare con il popolo russo: l’Europa non è in guerra con la Russia e la scultura di Canova lo mette in luce”. 

 

– Francesca de Paolis 

 

 

 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

Scopri di più