Ecologia e natura alla Biennale Gherdëina 2022

Edizione numero otto della Biennale Gherdëina, la rassegna che porta l’arte nei paesi e nei luoghi più suggestivi della Val Gardena

Persones Persons, l’ottava edizione della Biennale Gherdëina curata da Lucia Pietroiusti e Filipa Ramos, torna nella cornice del Patrimonio Mondiale Unesco delle Dolomiti, a Ortisei e nella Val Gardena. Vanta la collaborazione del Museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano e presenta la rassegna ecologica a cura di Sarah Solderer e Mara Vöcking. “Avevamo un’idea chiara: rivolgerci a un numero limitato di artisti, sono 24 tra singoli e collettivi, per permetterci di lavorare con le persone in maniera ecologica, anche a livello di energia oltre che di produzione. Volevamo una biennale in formato più ridotto“, affermano le curatrici. Molti i luoghi in cui le opere sono ospitate, sono state messe a punto installazioni site specific o studiati interventi artistici per coinvolgere visitatori e locali. Alcuni convincono maggiormente altri risultano deboli, forse perché si inseriscono in un territorio incredibile.
Parliamo di viaggi stagionali. Semi, batteri e animali costituiscono il paesaggio, all’insegna della dinamicità e della transumanza. L’intenzione è recuperare un ritmo fluido, come quello dei torrenti che attraversano le valli, affinché si stimoli il ritorno a una scala naturale, legata al camminare”.

Giorgia Basili

SALA TRENKER E LE STRADE DI ORTISEI

La Sala Trenker è senz’altro la parte più debole della manifestazione. Sono di Jimmie Durham, venuto a mancare recentemente, le due opere d’apertura. In Ghost in the machine è un gesso di Atena legato a un simbolo di civilizzazione, il frigorifero. Il dittico di Martina Steckholzer si ispira alle cartografie del Settecento: crea costellazioni in cui le stelle sono gli animali integrati nella cultura occidentale dopo i viaggi di conquista, come il pavone che giunse in Europa dall’India. Britta Marakatt-Labba, cresciuta in una famiglia di pastori di renne, intreccia storie geopolitiche e mitologiche della cultura Sàmi. Il suo workshop di ricamo concluderà la Biennale. Judith Hopf rievoca le scatole di cartone da imballaggio ‒ come quelle di Amazon ‒ trasformandole tuttavia in pesanti sculture in cemento. Sulla superficie sono disegnate delle pecore, animali che pascolano nelle valli da tempi remoti ma che diventano ora protagoniste della circolazione internazionale, tramite il commercio dei prodotti derivati dai latticini. Kyriaki Goni incentra la sua proposta video sui Data Gardens, “comunità interspecie tecno-sciamaniche sparse sul pianeta” che conservano una memoria digitale nel DNA delle piante. Etel Adnan e Simone Fattal, a cui è dedicata un’esposizione presso la Fondazione Antonio Dalle Nogare a Bolzano, sono anche qui disposte in dialogo. Etel Adnan, commentatrice della guerra civile in Libano, scrisse un romanzo, Sitt Marie Rose (1978), che gli costò l’esilio. Si trasferì così insieme a Fattal in California.
Il video del collettivo nord australiano Karrabing Film Collective (composto da 35 membri, tutti aborigeni tranne uno) si incontra scendendo verso l’Hotel Ladinia. L’unico membro bianco, nell’opera-video presentata, diventa una sorta di zombie che mangia fango e spazzatura. Il lavoro dei Karrabing è frutto di riprese con gli smartphone e sembra guardare alle categorie del cinema horror e d’azione ma anche ai travelblog. Importanti tematiche sono la vita quotidiana, il rapporto con gli antenati, le collaborazioni intergenerazionali tra bambini e anziani, la de-privazione territoriale, il cambiamento climatico e l’inquinamento.

Karrabing Film Collective, The Family and the Zombie, 2021. Photo Tiberio Sorvillo

Karrabing Film Collective, The Family and the Zombie, 2021. Photo Tiberio Sorvillo

L’HOTEL LADINIA E LA VALLUNGA

Nel vecchio Hotel Ladinia Giles Round presenta Il mostro. Round allestisce una vetrina di giocattoli-souvenir che ospitano riproduzioni della mascotte Leonardo: una sorta di totem somigliante a un bisonte, animale in via di estinzione e avatar dell’artista. Cerca, in tal modo, di interrogare la tradizione legata agli esseri fatati delle montagne. Inserendo un elemento, nuovo ed estraneo, si può riattualizzare questa particolare mitologia? Tabita Reizaire, giovane artista basata in Ghana, dedica un’opera video all’arte di essere una doula, figura assistenziale che accompagna le donne nel percorso del parto. Ana Vaz & Nuno da Luz propongono invece un’installazione a tre canali, frutto del lavoro con l’ufficio caccia e pesca locale. Hanno lavorato con le telecamere disposte nell’ambiente per catturare le immagini di animali come lupi e orsi. Si alternano momenti in cui ammiriamo un silenzioso paesaggio notturno a momenti in cui gli animali si palesano improvvisamente.
Nella Vallunga gli interventi di Eduardo Navarro e di Barbara Gamper non aggiungono un plus alla bellezza della zona. Navarro propone una scultura (in cemento) che rappresenta uno spatifillo in scala monumentale. Gli insetti sono attratti dal colore e dal calore mentre il suono è catturato dalla conca acustica dei fiori simili a calle. La scultura, essendo cava, può accogliere una persona all’interno. Barbara Gamper, artista di Merano che vive a Berlino, crea tre stazioni che vengono attivate con qrcode in legno. Ciascuna delle tre stazioni è segnalata da una piccola bandiera con alcune frasi che evidenziano l’antica storia acquatica delle Dolomiti.

Ana Vaz & Nuno da Luz, Wolves howling - In choir - Evening snow, 2022. Exhibition view at Hotel Ladinia, Ortisei. Commissioned by Biennale Gherdëina. Photo Tiberio Sorvillo

Ana Vaz & Nuno da Luz, Wolves howling – In choir – Evening snow, 2022. Exhibition view at Hotel Ladinia, Ortisei. Commissioned by Biennale Gherdëina. Photo Tiberio Sorvillo

IL CASTELLO FISCHBURG E IL MEMORY GARDEN DI IGNOTA

Entrando nel cortile del Castello Fischburg del barone Franchetti, a colpo d’occhio, si nota la scultura di Bruno Walpoth che imita le fattezze del bambino che ha interpretato Pinocchio, il film del 2019 di Matteo Garrone. Si tratta di un gioco di specchi: la parola “persona”, titolo della biennale, deriva dall’etrusco e significa infatti maschera.
Il duo di artisti londinesi Revital Cohen & Tuur Van Balen, dopo una serie di visite al Museo di Storia Naturale bolzanino, hanno deciso di riempire la fontana del cortile con un liquido azzurrastro e lattiginoso. Perché? In omaggio al sangue blu del Granchio a ferro di cavallo, ricco di sali minerali e impiegato nella ricerca medica e nella cura del cancro. Questi animali antichissimi vengono prelevati dal contesto naturale e, preso il loro sangue, rimessi in libertà. L’installazione rievoca inoltre il legame delle Dolomiti con il perduto paesaggio marittimo. L’animazione stop-motion di Lina Lapelyte They stole my soul si basa
sulla tradizione centenaria dei modellini intagliati dagli artigiani gardenesi. Una mandria di 500 figurine di animali si lancia all’avventura, esce dal castello e attraversa le strade di Ortisei. Chiara Camoni in una saletta più appartata ha realizzato uno spirito guida: una creatura incantata composta di migliaia di elementi in terracotta e materiali del luogo ‒ come ceneri e minerali raccolti nell’area ‒, il profumo è fortissimo. Infine nel giardino, Ignota ‒ Sarah Shin e Ben Vickers che lavorano soprattutto in campo editoriale ‒ propone l’installazione più interessante. Memory Garden riflette su spirituale, naturale e tecnologia. Ideando una sorta di orto circolare, connette le fasi lunari al modo in cui la nostra mente immagazzina i ricordi, in una sorta di architettura mnemonica. Il suono dell’installazione è legato alle frequenze e all’energia delle piante. Il cerchio è diviso in 4 sezioni, corrispondenti alle principali fasi lunari e alle piante dalle proprietà curative e spirituali associate alle medesime: luna calante con Achillea, Alchemilla, Melissa; luna crescente con Calendula, Citronella, Erba di San Giovanni (iberico); gibbosa crescente con Pungitopo, Betonia, Rosa alpina; gibbosa calante con Fiordaliso, Artemisia, Stella alpina.

Chiara Camoni, Sister, 2022. Installation view at Castel Gardena, Selva Gardena. Commissioned by Biennale Gherdëina. Photo Tiberio Sorvillo

Chiara Camoni, Sister, 2022. Installation view at Castel Gardena, Selva Gardena. Commissioned by Biennale Gherdëina. Photo Tiberio Sorvillo

IL SENTIERO DI ALEX CECCHETTI E IL FORNO DI GABRIEL CHAILE

Due sono le opere che risultano più convincenti in questa edizione della biennale. Il forno del filippino Gabriel Chaile, le cui forme chiamano subito alla mente le gigantesche sculture esposte all’Arsenale di Venezia. Il titolo è Brenta, in onore della sorella dell’artista. In argilla grezza, l’opera richiama le tradizioni familiari e attiva un momento comunitario di scambio e convivialità. Si “spezza il pane” e fiumi di parole scorrono, come anelli di congiunzione, da una bocca all’altra.
Infine, Sentiero di Alex Cecchetti porta all’immersione dei partecipanti in un percorso tra natura e arte, ascolto e affinamento percettivo. Tutti i sensi vengono infatti coinvolti dall’opera: dal gusto all’olfatto, dalla vista all’udito senza dimenticare il tatto. Un’esperienza “mistica del quotidiano”, un invito ai visitatori a lasciarsi accompagnare da speciali guide, “spiriti naturali”, lungo il percorso alternativo tracciato dall’artista nel bosco. Siamo nelle montagne, definite dagli spiriti-guida “giganti addormentati”, di Santa Cristina. Il progetto, curato da Valerio del Baglivo, conduce in una riscoperta del sé tramite il contatto fecondo con il mondo naturale. Le piante, la rugiada, la genziana, le salamandre, le radici e le chiome degli alberi, ogni essere organico e ogni elemento inorganico, sono in connessione panteistica. Si arriva in una valle dove è stata costruita una yurta, decorata con colori vibranti grazie alla stampa vegetale. Al suo interno, un tappeto di fili d’erba secca (raccolti in un campo non distante) inonda la tenda di un profumo intenso. Alla fine, si può scegliere fra tre tipologie di incenso naturale (come l’abete rosso). In tal modo il viaggio viene inciso nella memoria grazie al senso dell’olfatto che ha il potere di evocare sensazioni e ricordi.

Alex Cecchetti, Sentiero, 2022. Project supported by the Italian Council (10th edition, 2022) by the Directorate General for Contemporary Creativity of the Italian Ministry of Culture. Photo Tiberio Sorvillo

Alex Cecchetti, Sentiero, 2022. Project supported by the Italian Council (10th edition, 2022) by the Directorate General for Contemporary Creativity of the Italian Ministry of Culture. Photo Tiberio Sorvillo

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Giorgia Basili

Giorgia Basili

Giorgia Basili (Roma, 1992) è laureata in Scienze dei Beni Culturali con una tesi sulla Satira della Pittura di Salvator Rosa, che si snoda su un triplice interesse: letterario, artistico e iconologico. Si è spe-cializzata in Storia dell'Arte alla Sapienza…

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