Nel Palazzo Bollani di Venezia gli artisti riflettono sulla crisi climatica
Una mostra che cambia come un organismo vivente e in tre capitoli affronta le sfide dell’Antropocene, tra denuncia e speranze di rivoluzione. È quella allestita a Palazzo Bollani a Venezia, con la curatela di Nicolas Bourriaud
Già nel suo ultimo saggio teorico, Inclusioni, Nicolas Bourriaud affrontava le sfide dell’Antropocene con un approccio “propositivo”. Alla denuncia dei pericoli incombenti si associava infatti un’idea di rivoluzione sociale allargata, necessaria e possibile proprio grazie ai mutamenti.
Non sorprende dunque che Planet B, la mostra da lui curata a Palazzo Bollani in concomitanza con la Biennale, incentrata sulla crisi climatica, presenti la denuncia come introiettata e delinei scenari certamente perturbanti ma anche esteticamente attraenti. Questo almeno è quanto avviene nella prima parte della mostra (che si divide in tre capitoli e come un organismo muterà durante il periodo di apertura), in corso fino al 26 giugno 2022: intitolata Toute exposition est une forêt, è incentrata sulla “presa di potere da parte dei fenomeni organici e chimici sulle società umane” e sulla “umanizzazione del vegetale”.
GLI ARTISTI IN MOSTRA A VENEZIA
È “organico” anche l’allestimento di questo primo capitolo, con le opere riunite nella prima sala che si intersecano visivamente e sembrano parte di un’unica installazione. Il trait d’union è il grande intervento murale di Haegue Yang; tra i lavori presenti colpiscono poi le archeologie chimiche del futuro di Bianca Bondi (qui in versione minore rispetto ai suoi abituali interventi ambientali) e le mutazioni scultoreo-vegetali di Max Hooper Schneider. Nella seconda sala, spiccano i montaggi di immagini di Lucia Pizzani e la pittura di Roberto Cabot. Tra gli altri autori di spicco, vanno citati almeno Kendell Geers e Anna Bella Geiger, oltre a Nicolas Uriburu, qui inserito come precursore delle ricerche contemporanee.
CAMBIAMENTO E CATASTROFE SECONDO BOURRIAUD
Rimarrà improntato su basi teoriche “propositive” e costruttive anche il secondo capitolo, Charles Darwin et les récifs coralliens (8 luglio-26 agosto), che raccoglierà esempi di “costruzioni pazienti e meticolose” da parte degli artisti: “la lunga durata è una forma contemporanea di grandiosità, proprio perché sfugge allo sguardo umano e lo ricolloca nell’ambito dell’immensità”, scrive Bourriaud al proposito.
Il terzo capitolo, infine, intitolato La fin tragique de l’île Nauru (8 settembre-27 novembre), affronterà di petto l’idea di catastrofe climatica, virando probabilmente verso scenari meno rassicuranti. Il concetto di riferimento della mostra nel suo complesso è d’altronde quello di sublime, categoria classica dell’estetica che si costituisce di una compresenza inestricabile di timore e attrazione, di turbamento e fascino.
– Stefano Castelli
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