Il mondo dell’arte si mette in posa
Perché tanti operatori dell'arte hanno assunto un tono perentorio, assertivo anche se accattivante, che non consente repliche? La riflessione di Christian Caliandro
![Il mondo dell’arte si mette in posa](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/08/Serena-Fineschi-da-Ceramiche-Fratelli-Bartoloni-Cantieri-Montelupo-Montelupo-Fiorentino-photo-©-Mario-Lensi-1-1024x682.jpg)
Un aspetto che mi colpisce sempre molto dell’arte e della cultura di questo tempo ha a che fare con l’atteggiamento generale che assumono i suoi protagonisti, nella presentazione e nella rappresentazione di sé. Si tratta infatti di quel “mettersi in posa” di cui spesso ho parlato su queste pagine, usando anche per definirlo il termine-concetto likeability.
Questo atteggiamento indica un intero set di comportamenti, di scelte, di tic, e persino un “tono”, che all’inizio magari può risultare vago, ma che una volta individuato si fa sempre più preciso nel modo di proporre i contenuti culturali. È sufficiente consultare – anche rapidamente – i post sui social di scrittori e artisti: è un tono perentorio, assertivo anche se accattivante, che non consente repliche, o se è per questo alternative.
Questo tono è un fatto sia stilistico che psicologico: è il tono cioè di chi offre un’unica rappresentazione, un’unica immagine di sé, delle proprie idee, della propria opera. E questa immagine non ammette sfumature, non ammette ambiguità – quindi, di fatto, non ammette profondità né sviluppi imprevisti. È così e basta, e vi sta dicendo che dovete ammirarla perché corrisponde integralmente ai vostri valori, a ciò che pensate vada bene e sia accettato, gradito, desiderato…
Qualcosa che ha o aveva a che fare con la comunicazione pubblicitaria si è tradotto e trasferito prontamente al territorio dell’opera – a come si pensa e si fa l’opera, a come l’opera si rapporta con il mondo esterno – con me, con noi.
È come se l’autore, l’artista, lo scrittore, avesse imparato velocemente a imporre il suo senso, il suo significato, la sua interpretazione (ancora una volta: univoci; unidirezionali; irreversibili), a trasmetterli così come sono verso spettatori e lettori.
Tutto questo, oltre a limitare in modo piuttosto rigido le potenzialità dell’opera, punta in modo sicuro e senza pentimenti nella direzione del decorativo, del retorico e, in fondo, del reazionario.
E poi, c’è una quota ineludibile di artificio, di finzione, di insincerità. Come scriveva David Foster Wallace, è l’insincerità del sorriso di qualcuno che vuole venderti a tutti i costi qualcosa, di qualcuno che è interessato: “Un annuncio pubblicitario che fa finta di essere arte è – quando va bene – come quando qualcuno vi sorride cordialmente solo perché vuole qualcosa da voi. Questo è già disonesto, ma il peggio è l’effetto finale che tale disonestà suscita in noi: poiché esso offre un perfetto facsimile o simulacro di buona fede senza il vero spirito della buona fede…” (Una cosa divertente che non farò mai più, minimum fax 2017, p. 58).
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Guardo le foto di Elena Bellantoni mentre taglia le lastre di argilla direttamente dal panetto nel letto secco della Pesa, e poi nel caldo di un tardo pomeriggio di luglio le lancia e le schiaccia con tutto il corpo – con le mani, con le ginocchia, con i piedi – imprimendo le forme dei sassi, delle foglie, dei legni e dei rifiuti, che poi verranno cotte…
E guardo le foto del giorno in cui Serena Fineschi eravamo da Patrizio e Stefano Bartoloni, il giorno dei “piedini”: questi oggetti derelitti, dimenticati, o mai veramente visti, che riposano sopra il forno o si nascondono sotto il forno, che se fossero degli animaletti, e che improvvisamente vengono “riconosciuti”, considerati cioè in modo diverso dal solito. Non è solo un fatto di dignità, di attenzione – quanto piuttosto di trasformazione. Se i piedini iniziano il loro viaggio verso la condizione di “opera”, non per questo smettono di essere “oggetti quotidiani”. Vivono cioè una condizione in between, sospesa tra due mondi e tra due stati, ambigua e ambivalente, ibrida. Devo dire che questa è la condizione che mi interessa e che mi affascina maggiormente: è segreta, è nascosta.
È come quel giorno in cui, alle sei e mezza di mattina, con Elena, Benedetta (Falteri, direttore del Museo della Ceramica di Montelupo) e Aglaia (Viviani, assessore alla cultura di Montelupo) siamo partiti per rintracciare il punto esatto in cui la Pesa si secca, e l’acqua smette di scorrere. Siamo andati così alla Pescaia dei Capitani, e poi da lì abbiamo percorso a piedi il letto del fiume: il punto esatto non c’è, è vero, perché l’acqua finisce e poi ricomincia, ci sono le pozze più avanti… Però, quella zona indistinta, quel margine e quel confine indefinito, mobile, è magico proprio per questo.
Più vado avanti (si è fatto agosto, nel frattempo) e più mi convinco che l’arte si trovi in questa terra di mezzo, così oscura e indefinibile – così lontana dal “mettersi in mostra”, dal mettersi in posa ad ogni costo, rischiando anche il ridicolo e il cattivo gusto.
– Christian Caliandro
![Elena Bellantoni, Cantieri Montelupo, Montelupo Fiorentino luglio 2022, photo © Benedetta Falteri](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/08/Elena-Bellantoni-Cantieri-Montelupo-Montelupo-Fiorentino-luglio-2022-photo-%C2%A9-Benedetta-Falteri-768x768.jpg)
![Elena Bellantoni, Mi sono seccata, Cantieri Montelupo, Montelupo Fiorentino 7 luglio 2022](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/08/Elena-Bellantoni-Mi-sono-seccata-Cantieri-Montelupo-Montelupo-Fiorentino-7-luglio-2022-768x1024.jpg)
![Serena Fineschi da Ceramiche Fratelli Bartoloni, Cantieri Montelupo, Montelupo Fiorentino, photo © Mario Lensi](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/08/Serena-Fineschi-da-Ceramiche-Fratelli-Bartoloni-Cantieri-Montelupo-Montelupo-Fiorentino-photo-%C2%A9-Mario-Lensi-1-768x511.jpg)
![Serena Fineschi da Ceramiche Fratelli Bartoloni, Cantieri Montelupo, Montelupo Fiorentino, photo © Mario Lensi](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2022/08/Serena-Fineschi-da-Ceramiche-Fratelli-Bartoloni-Cantieri-Montelupo-Montelupo-Fiorentino-photo-%C2%A9-Mario-Lensi-768x511.jpg)
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