Inaugura a Monopoli la seconda edizione della mostra Panorama. Ecco le immagini
Arte moderna e contemporanea, dal Quattrocento ad oggi. In una grande mostra diffusa nella fascinosa città di Monopoli. Ad organizzarla sono le gallerie, che rilanciano con il loro consorzio Italics il proprio ruolo nel sistema dell'arte
Si svolge dal 1 al 4 settembre 2022 la seconda edizione di Panorama. Dopo la prima a Procida nel 2021, sempre a cura del neo direttore di Art Basel Vincenzo de Bellis, la manifestazione promossa dal consorzio delle gallerie italiane Italics, nato in pandemia su impulso di nove realtà (Alfonso Artiaco, Napoli, Galleria Continua, San Gimignano, Massimo De Carlo, Milano, Gagosian, Roma, Kaufmann Repetto, Milano, Massimo Minini, Brescia, Franco Noero, Torino, Carlo Orsi, Milano, Galleria dello Scudo, Verona), apre la sua edizione di fine estate a Monopoli, in Puglia.
DA ITALICS A PANORAMA
I presupposti, preannunciati da Lorenzo Fiaschi di Galleria Continua, nella primissima intervista che Artribune gli fece a settembre 2020 trovano voce nel proseguimento del progetto. L’idea di mettere al centro il ruolo del gallerista, l’arte come strumento di valorizzazione dei territori, un dialogo stretto tra le eccellenze del Bel Paese, evocato come una bandiera nel nome del consorzio. Anche a Monopoli queste istanze si ritrovano, ad esempio con la scelta delle sedi, che – come racconta de Bellis – sono almeno in parte luoghi attualmente chiusi al pubblico che la Soprintendenza sta cercando di restituire alla città e “speriamo che Panorama acceleri questo processo per riportarli al loro splendore”. “È stato molto bello”, ci racconta qualche gallerista, “vedere in questi giorni di allestimento le persone della città affacciarsi negli spazi occupati da Panorama e ritrovare luoghi chiusi da molto tempo, ormai presenti solo nei loro ricordi”. Un effetto, questo, già sperimentato nell’edizione palermitana di Manifesta, nella quale l’arte contemporanea aveva contribuito a ridare luce ad edifici da tempo dimenticati.
L’UNESCO E LA MOSTRA PANORAMA
Un riconoscimento arriva anche dalla Commissione nazionale dell’Unesco che, con una lettera a firma di Franco Bernabé conferisce il patrocinio alla manifestazione. “Panorama”, spiega Lorenzo Fiaschi, presente non fisicamente ma con una lettera accorata, “è un’opera d’arte partecipativa, per la grande mole di lavoro e persone che coinvolge. Questo riconoscimento dell’Unesco dimostra che le gallerie non sono operatori commerciali ma soggetti attivi nella valorizzazione del territorio”. Anche quest’anno la manifestazione premia con l’Italics d’Oro un artista. In questo caso una artista, Lisetta Carmi, scomparsa a Cisternino lo scorso luglio 2022, che in Puglia mosse i suoi primi passi artistici negli anni ’60 e che ivi ha vissuto fino alla morte.
PANORAMA: LA MOSTRA A MONOPOLI
Concepita come una mostra diffusa, realizzata grazie al contributo delle gallerie, Panorama mette insieme opere d’arte antica, moderna e contemporanea. Filo conduttore è il tema dello straniero, in una città di mare, storicamente crocevia di intrecci, persone, culture, incontri, ma anche attuale nel dibattito politico e sociale contemporaneo. 70 opere, 7 performance, 60 artisti, 57 gallerie, sono dislocati tra chiese, palazzi storici, il Castello Carlo V, ma anche vicoli, scorci affacciati sul mare, piazze. Si possono incontrare nello spazio pubblico Il terzo paradiso di Michelangelo Pistoletto o una scultura di Pietro Consagra, o ancora una installazione di Gaia Di Lorenzo, realizzata a Pietramontecorvino per Una Boccata d’Arte, progetto di Galleria Continua nei borghi d’Italia.
PANORAMA: LE SEDI A MONOPOLI
Il percorso si articola in ampi momenti espositivi o piccoli focus, inoltre interventi singoli disseminati in città. Nelle stalle di Casa Santa, il visitatore viene accolto da Il pianto, splendido video di Pier Paolo Calzolari del 1972, proseguendo nel percorso con l’incontro tra Massimo Vitali e Patrick Tuttofuoco, tra gli altri. A Palazzo Martinelli, invece, fanno la parte del leone un quadrittico di Gianni Politi, ma anche importanti opere di Medardo Rosso, Antonio Sanfilippo e Alberto Savinio, per citarne alcuni, in un crossover tra epoche e generi, fino alla stanza acme che mette insieme le copertine del 1984 di Alighiero Boetti, Leda col Cigno di Mimmo Rotella e i marmi di Nicola Samorì e Francesco Laurana. Al Castello Carlo V Luca Bertolo sorprende i visitatori con una tela rovesciata di “novelliana memoria”e Luca Vitone con quattro Stanze site specific, acquerelli su carta realizzati con la polvere delle sale del Castello di Monopoli. Chiude il cerchio il bellissimo gioco di sguardi tra un’opera di Marisa Merz e una tela di Lorenzo Lippi, intercettato da una installazione di Francesco Arena. Al Complesso San Donato spiccano la trilogia tra pittura e video di Adelaide Cioni e la coinvolgente installazione con gli Abiti Mentali del 1977 di Franca Maranò, artista scomparsa a Bari nel 2015. Presso la Chiesa SS. Giuseppe e Anna, il confronto tra Pistoletto e Cesare Francanzano.
PANORAMA: I FOCUS
Sempre in una Chiesa, dedicata a S. Martino è presente l’intervento di Alessandro Piangiamore, mentre il Chiostro del Palazzo nello stesso complesso è dedicato alle opere e alla performance-partita di poker di Eugenio Tibaldi, che nello spazio ha allestito il suo campo da gioco.
Tra le sedi più belle, la Chiesa di San Salvatore, con l’opera Mario Merz, La casa abbandonata (1977-83), generata da una scultura mai realizzata, in rapporto con una teoria monumentale di teli site specific realizzata da Stefano Arienti, Santi in giardino. La relazione tra opere e luogo fonde spiritualità e segno contemporaneo. A Palazzo Bregante spicca l’installazione immersa nella nebbia di Ann Veronica Jannssens, di grande impatto, mentre la Chiesa Sant’Angelo in borgo è dedicata ad un intervento di Mario Airò. Inoltre, la Chiesa di San Giovanni, con il progetto articolato e site specific di Matteo Fato, ispirato alla storia della Madonna della Madia di Monopoli, nella quale sapienza pittorica, giochi di superfici, rapporto col genus loci e note biografiche danno vita ad una grande opera di arte sacra e laica. Infine a Santa Maria della Zaffara la minipersonale di Gianfranco Baruchello con due tele del 1968 e la Una casa in fil di ferro del 1975.
– Santa Nastro
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