A Nuoro la mostra che mette in dialogo arte e percezione

È una scatola delle meraviglie la mostra al MAN di Nuoro: un’occasione per riflettere sugli inganni e le potenzialità della percezione attraverso le opere di ieri e di oggi

Sensorama era il nome di un ingombrante macchinario meccanico, che non ha avuto successo, ideati da Morton Heilig nel 1957, primo pionieristico esperimento di realtà virtuale che combinava la proiezione di un film con le suggestioni cinestetiche date da profumi, simulatori di movimento e altri espedienti. Come quell’oggetto, la mostra omonima al MAN di Nuoro, con la curatela della direttrice Chiara Gatti e Tiziana Cipelletti, è un’articolata “scatola” delle meraviglie. Il sottotitolo recita: “lo sguardo, le cose, gli inganni, da Magritte alla realtà virtuale”. Si tratta di una rassegna suggestiva, ma non sistematica, con spunti di riflessione e collegamenti attraverso la storia dell’arte e stimola il gioco e la meraviglia.

Florence Henri, Autoportrait, 1937. Galleria Martini & Ronchetti. Courtesy Archives Florence Henri

Florence Henri, Autoportrait, 1937. Galleria Martini & Ronchetti. Courtesy Archives Florence Henri

LA MOSTRA SENSORAMA A NUORO

Il prologo di tutto è l’animazione del 1973 del mito della caverna di Platone, dove la voce di Socrate è doppiata dal maestro dell’inganno Orson Welles, il regista di F for fake! L’installazione The ClockClock 2008-10 è un orologio digitale fatto di orologi analogici, che gioca sulla presunzione del controllo nevrotico del tempo umano, rivelando la sua ingannevole certezza rispetto alla Relatività einsteiniana. Si prosegue nelle stanze dove le avanguardie del Novecento (De Chirico, Magritte, Leger, Man Ray, Op Art) mostrano la sperimentazione sulla percezione nel cinema e nelle arti visive ispirata alla psicologia della Gestalt. I cortometraggi della meraviglia di Méliès scrivono la prima grammatica degli effetti speciali in qualche modo rudimentali, sebbene magici. Kensuke Koike dialoga con Florence Henri nella scomposizione, ricomposizione della fotografia, così come i film di Len Lye utilizzano la realizzazione diretta, intervenendo sulla pellicola con disegni, graffi, scalfitture.

Marina Apollonio, Spazio ad Attivazione Cinetica 6B, 1967-2022

Marina Apollonio, Spazio ad Attivazione Cinetica 6B, 1967-2022

GLI ARTISTI IN MOSTRA AL MAN

Poi c’è l’ambiente di Marina Apollonio che sembra risucchiarci con il suo vortice bianco e nero, per riflettere sul potere della percezione umana capace di suggerire il movimento, presupposto per fruire il cinema; la luna lirica nascosta nel tubolare di acciaio di Marco Di Giovanni; il mestolo mosso da uno spirito invisibile di Denis Santachiara e la realtà aumentata che chiede l’interazione col pubblico scaricando una app. Nel testo introduttivo Baingio Pinna, dopo una complessa dissertazione epistemologica sui paradossi della matematica e il libero arbitrio, ci paragona a un viandante, perché muovendoci fra le opere prendiamo coscienza della complessità illusoria e paradossale della realtà.

Neve Mazzoleni

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Neve Mazzoleni

Neve Mazzoleni

Neve Mazzoleni. Background di storica dell’arte e filosofa, perfezionata in management dell’arte e della cultura e anche in innovazione sociale, business sociale e project innovation. Per anni è stata curatrice ed exhibition manager della collezione corporate internazionale di UniCredit all’interno…

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