Il Prado e Capodimonte si scambiano grandi mostre sul Cinquecento spagnolo e napoletano
Una grande mostra al Museo del Prado racconta l’apprendistato napoletano degli artisti spagnoli del primo Rinascimento. Nel 2023 sarà allestita al Museo di Capodimonte a Napoli
Altro Rinascimento. Artisti spagnoli a Napoli agli inizi del Cinquecento non è soltanto una grande mostra che racconta un capitolo inedito della storia dell’arte europea del XVI secolo; è anche il frutto di un appassionato gioco di squadra che ha coinvolto storici dell’arte italiani e spagnoli. Curata da Andrea Zezza, dell’Università degli Studi di Napoli, e da Riccardo Naldi, docente dell’Orientale – con la collaborazione di Manuel Arias, conservatore di scultura del Prado – è organizzata dalla pinacoteca spagnola in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, che nella primavera del 2023 la allestirà nelle sue sale.
Si tratta di una mostra intellettualmente densa, storicamente complessa e con opere perlopiù di artisti minori, sconosciuti al grande pubblico. “Una mostra di tal genere – dichiara Andrea Zezza – poteva essere realizzata solo dal Prado, un museo dotato di una straordinaria libertà intellettuale e con un’equipe dalla professionalità invidiabile”. Altro Rinascimento racconta due storie complementari: da un lato la conquista del Sud Italia da parte del Regno d’Aragona; dall’altro, il felice incontro fra la cultura figurativa italiana e quella spagnola, nella Napoli dei primi decenni del Cinquecento. Rivela così i tanti legami estetici presenti nelle opere di artisti considerati minori, ma dal ruolo non secondario nella diffusione oltre Mediterraneo della maniera moderna – per dirla con Vasari – ispirata a Leonardo, Raffaello e Michelangelo.
ALTRO RINASCIMENTO: NAPOLI AI PRIMI DEL 500
All’epoca Napoli è una delle città più popolose d’Europa, dove predomina un umanesimo intellettuale, ma non esiste una scuola artistica locale. La corona aragonese vi attira perciò artisti di diversa provenienza. Alcuni sono spagnoli con formazione lombarda e influenza leonardesca: come il misterioso Maestro del Retablo di Bolea, pittore e raffinato miniaturista, autore anche del Breviario Messale di Fernando il Cattolico, che per la prima volta esce dalla Biblioteca del Vaticano; o come il murciano Pedro Fernández, che si ispira a Leonardo per la fisiognomica dei volti e la natura degli sfondi delle sue scene sacre. Altri, invece – come Cesare da Sesto, Marco Cardisco, Polidoro da Caravaggio, Andrea Sabbatini e lo scultore Andrea Ferrucci – sono italiani con esperienze maturate tra Milano, Roma e Firenze. In quegli anni, giunge in città anche l’unica opera napoletana di Raffaello – la magnifica tela della Vergine del Pesce (Museo del Prado), dipinta per la chiesa di San Domenico – opera che suscita entusiasmi tra gli artisti locali, anche spagnoli ovviamente, ispirando una fioritura di tele dal naturalismo raffaellesco.
ALTRO RINASCIMENTO: PITTURA, SCULTURA E CODICI MINIATI
Composta da 75 opere – 44 dipinti, 25 sculture, una pala d’altare e 5 libri – la mostra è arricchita dall’elegante montaggio disegnato da Paco Bocanegra, il cui spazio architettonico evoca le costruzioni dell’epoca e crea dialoghi inaspettati tra pittura e arti plastiche (in marmo e in legno). Tra le tante sculture esposte, a Madrid sono esposte le statue in marmo di Girolamo Santacroce, unico napoletano dell’epoca citato da Vasari: San Giovanni Battista e San Benito del Seminario arcivescovile di Napoli (di solito non esposti al pubblico) e Allegoria della Giustizia e Allegoria della Prudenza, della Chiesa di San Pietro Martire, prestiti di Patrimonio del Fondo Edifici di Culto.
ALTRO RINASCIMENTO: Il RITORNO IN SPAGNA
Gli artisti spagnoli rientrati in patria dopo l’apprendistato napoletano – gli scultori Diego de Siloé, e Bartolomeo Ordoñez(morto poi a Carrara), i pittori Pedro Machuca (anche architetto), Pedro Fernández e Alonso Berruguete (autore anche di pale d’altare lignee) – divengono autentici ambasciatori del Rinascimento italiano nella penisola iberica. Nelle opere dell’ultima sezione, la poetica degli affetti di Leonardo e la grazia di Raffaello, l’espressività dei corpi di Michelangelo e la plasticità di Donatello si fondono con la tradizione artistica spagnola. Nelle contorte figure lignee di Berruguete per il Retablo di San Benito o nelle delicate pose in marmo di Diego de Siloé ritroviamo le anatomie di Michelangelo. Nella Pala d’altare di Sant’Elena di Pedro Fernández (cattedrale di Gerona) e nella Deposizione di Pedro Machuca, il naturalismo raffaellesco si converte, a poco a poco, in un manierismo più drammatico e intenso. “Possiamo affermare dunque senza dubbio –conclude il direttore del Museo del Prado Miguel Falomir – che senza tale esperienza napoletana il Rinascimento spagnolo sarebbe stato molto diverso”.
Federica Lonati
Otro Renacimiento. Artistas españoles en Nápoles a comienzo del Cinquecento.
Madrid, Museo del Prado, fino al 29 di gennaio 2023
www.museodelprado.es
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