Tre nuove mostre chiudono il 2022 del MAXXI. Tra architettura, metaverso e corpi digitalizzati
Il 7 dicembre al polo museale romano inaugurano tre progetti legati dal fil rouge dell’architettura, in relazione con le arti visive e a confronto con i nuovi mondi digitali
Si avvia a concretizzarsi il passaggio di testimone alla presidenza della Fondazione MAXXI, che dal prossimo 12 dicembre vedrà accedere Alessandro Giuli alla carica detenuta negli ultimi dieci anni da Giovanna Melandri. Nel frattempo prosegue senza soluzione di continuità la programmazione del Museo per le Arti del XXI, che inaugura tre nuove mostre. La prima, in continuità con il progetto Technoscape, che ha portato l’attenzione sul prolifico rapporto tra architetti e ingegneri nella progettazione di edifici pubblici e residenziali degli ultimi 70 anni, si intitola Architetture a regola d’arte (fino al 15 ottobre 2023).
MOSTRE AL MAXXI. ARCHITETTURE A REGOLA D’ARTE
A curarla è Luca Galofaro, con Pippo Ciorra, Laura Felci ed Elena Tinacci; e l’obiettivo è quello di valorizzare il lavoro sugli archivi di architettura da tempo avviato dal polo di ricerca romano, esponendo modelli, documenti e disegni, progetti, allestimenti, fotografie e carteggi di alcuni grandi esponenti dell’architettura del Novecento. BBPR (di cui l’Archivio è appena stato acquisito in comodato dal MAXXI), Costantino Dardi, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, Luigi Moretti sono i protagonisti di questa ricognizione, che indaga con particolare attenzione l’ascendente delle arti visive sul lavoro di progettazione architettonica, tanto da portare in mostra le opere di artisti come Saul Steinberg, Costantino Nivola, Daniel Buren, Giuseppe Capogrossi, Pietro Consagra, Antonio Corpora, Nino Franchina, Giulio Paolini, Gino Severini, Giuseppe Uncini, che con gli architetti in questione hanno avuto modo di collaborare. Di nuovo, dunque, l’intenzione del MAXXI è quella di sottolineare la natura interdisciplinare dell’architettura, ricostruendo stavolta non solo i legami professionali tra gli autori coinvolti, ma anche la sintonia umana tra loro. Il percorso di visita si articola, dunque, in una sequenza di quattro stanze, ciascuna dedicata a uno studio di architettura di cui vengono raccontati i progetti, la storia e la relazione con gli artisti, dallo Studio BBPR, con un focus sul progetto di restauro e musealizzazione del Castello Sforzesco a Milano, il racconto del negozio Olivetti a New York e del progetto per il memoriale di Auschwitz, a Costantino Dardi, i cui progetti dialogano con le opere di Uncini e Paolini. Nello spazio dedicato a Moretti cattura l’attenzione il film su Michelangelo (protagonista anche nella sala di BBPR, con il calco della Pietà Rondanini); l’ambiente sul lavoro di Monaco-Luccichenti si popola delle opere di un gran numero di artisti, con cui abitualmente i due collaboravano.
ARCHITETTURA, METAVERSO E CORPI DIGITALIZZATI
Prosegue anche il sodalizio con Alcantara, che insieme al museo promuove la quinta edizione di Studio Visit, programma a cura di Domitilla Dardi, che invita i progettisti contemporanei a interpretare l’opera dei maestri presenti nelle Collezioni del MAXXI Architettura. Questa è la volta di Lara Lesmes e Fredrik Hellberg, fondatori dello studio di architettura e arte Space Popular, che a Roma dialogano con il lavoro di Aldo Rossi, mettendo in scena il progetto Search History. Alle nozioni di “fatto urbano” e “città analoga” proprie dell’approccio progettuale dell’architetto milanese è ispirata la riflessione sulla città virtuale contemporanea di Lesmes ed Hellberg, che, come sottolinea Dardi, mettono in relazione “l’urbanistica rossiniana con quella digitale” attraverso un intervento monumentale, che prefigura una gestione collettiva del metaverso per favorire la fruizione e la mobilità negli spazi virtuali, prendendo in prestito concetti elaborati da Rossi nel suo L’Architettura delle Città. Esposta al pubblico fino al 15 gennaio, l’opera di Space Popular sarà poi acquisita nella collezione permanente del MAXXi Architettura.
Inaugura il 7 dicembre (e si visita fino al 26 febbraio) anche la mostra Digital Antibodies. Il focus a cura di Ilaria Bonacossa con Eleonora Farina indaga il rapporto tra i nostri corpi “digitalizzati” e la realtà contemporanea attraverso le opere di Danilo Correale, Irene Fenara e Invernomuto (Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi). Il progetto nasce infatti in collaborazione con il Museo Nazionale dell’Arte Digitale (che avrà sede a Milano e prenderà forma negli spazi dell’ex Albergo Diurno di Porta Venezia, disegnato da Portaluppi nel 1925) e vuole stimolare il pubblico a guardare la realtà e la tecnologia in maniera critica, in un mondo in cui la soggettività rischia di essere messa in discussione dalla “dittatura” delle macchine.
Livia Montagnoli
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