La biennale tra arte e etica Doutdo 2023 si presenta ad Artefiera. La fragilità secondo Joan Crus

Si presenta la nuova edizione del contenitore di iniziative culturali che dal 2011, con cadenza biennale, coinvolge artisti, gallerie, istituzioni, imprese e collezionisti per proporre una serie di eventi legati all’arte e al design

Fragilità è il tema dell’edizione 2023 di doutdo (il nome, che allude al valore del “dare per dare”, senza pretendere nulla in cambio, si deve all’attore Alessandro Bergonzoni), contenitore di iniziative culturali che dal 2011, con cadenza biennale, coinvolge artisti, gallerie, istituzioni, imprese e collezionisti per proporre una serie di eventi legati all’arte e al design. Promossa dall’Associazione Amici della Fondazione Hospice, sotto la guida di Alessandra D’Innocenzo, l’operazione ha lo scopo di raccogliere fondi a favore della Fondazione Hospice Seràgnoli Onlus, dedita all’assistenza e cura di pazienti affetti da malattie inguaribili e delle loro famiglie e alle attività di formazione e ricerca sulla medicina palliativa all’interno del Campus Bentivoglio. E la modalità secondo cui la rassegna si rinnova negli anni non può che essere quella del dono (come opposto di possesso), per istituire una concreta consonanza tra arte ed etica: ferma restando la qualità delle opere, all’origine della “collezione” che si è articolata nel tempo c’è sempre stata la volontà, da parte dei soggetti coinvolti, di privarsi di un lavoro per donarlo alla causa, e condividerlo con gli altri. Anche per questo, le opere di doutdo sono visibili sul portale Arts & Culture, gestito dal Google Cultural Institute con l’obiettivo di rendere fruibile a tutti l’arte e la cultura. 

Joan Crus, Fràgil, doutdo 2023

Joan Crus, Fràgil, doutdo 2023

DOUTDO AD ARTEFIERA. LA FRAGILITÀ SECONDO JOAN CRUS

In occasione di Artefiera, dal 3 al 5 febbraio doutdo presenterà in anteprima il tema dell’edizione 2023, introdotto da Fràgil, opera di Joan Crous visibile al Padiglione 26 stand B80 del quartiere fieristico di Bologna nell’allestimento ideato e progettato da Michele de Lucchi con Alberto Nason. Il tema della fragilità evoca un sentimento condiviso della contemporaneità: “Siamo fragili, tutto è fragile intorno a noi” spiega Alessandra D’Innocenzo “Se però accettiamo la nostra fragilità possiamo trasformare l’apparente vulnerabilità nel suo opposto, agilità consapevole. La vulnerabilità dei singoli diventa forza collettiva per difendere valori condivisi e il bene comune”. Un concetto ben rappresentato dall’opera di Joan Crous, artista di origine catalana (felsineo d’adozione: a Bologna è promotore della cooperativa sociale Eta Beta) che non a caso lavora con il vetro, emblema di una fragilità apparente. Fràgil è una grande scultura che si compone di sei opere uniche realizzate in fusione di vetro con interventi manuali dell’artista; l’allestimento curato da Michele De Lucchi – che da anni collabora con doutdo – insieme all’industrial e lighting designer Alberto Nason propone le sei opere riunite in un’unica installazione, attraverso un lungo tavolo di vetro (e due panche Bernina realizzate in pietra leccese), che a sua volta evoca lo scatto (La cena di Atene, 2019) in cui Giovanni Gastel immortalò i protagonisti della passata edizione della biennale. La continuità visuale istituita tra le due edizioni non vuole sancire semplicemente un passaggio di testimone, ma anzi ribadire l’immortalità del messaggio promulgato da doutdo, che si incarna, anno dopo anno, nella forma dell’opera chiamata a interpretarlo. Dopo Artefiera, l’opera entrerà a far parte della collezione doutdo, per poi essere assegnata a collezionisti o musei a fronte di una donazione. In fiera il lavoro sarà introdotto dal catalogo che raccoglie i testi critici dei curatori Domenico De Masi, Gianluca Riccio, Sebastiano Maffettone e Pierpaolo Forte, oltre agli interventi di Michele De Lucchi, Roberto Grandi e Alessandro Bergonzoni.

Livia Montagnoli

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