A Monza c’è una mostra dedicata alla stregoneria
Che effetto fa trovarsi nel bel mezzo di un processo per stregoneria nelle vesti delle accusate? Questa e molte altre sono le esperienze che la mostra alla Villa Reale di Monza fa vivere al pubblico
Dopo il successo della mostra Yōkai, Chiara Spinnato, fondatrice, insieme a Filippo Giunti, di Vertigo Syndrome, prosegue nella sua strategia orientata alla produzione di un tipo di eventi del tutto particolare, in grado di coinvolgere anche un pubblico di non addetti ai lavori, e non necessariamente solo di adulti. Ecco così che anche con Stregherie, esposizione realizzata col patrocinio del Comune di Monza nel Belvedere di Villa Reale, si raggiunge l’intento di coniugare un appeal per famiglie a un impeccabile rigore scientifico, un apparato scenico da vieux théâtre a un linguaggio accessibile e multiforme.
LA MOSTRA SULLE STREGHE A MONZA
La protagonista è colei che è stata definita la “Signora del gioco”, la strega, in tutti i suoi risvolti tenebrosi e le sue risonanze illuministiche, tra rituali ambigui e simulazioni erotiche, indagata facendo reagire il dato antropologico con le manipolazioni della cultura horror e pop, e suffragando la ricostruzione storica con la ricerca sul campo di una realtà clandestina e rimossa. Il ruolo di curatore, o, in questo caso, di signore del gioco, è stato affidato a Luca Scarlini, uomo di studi e di teatro, autore anche del volume, edito da Skira, che accompagna la mostra. La rassegna da lui proposta è congegnata come una macchina narrativa, lungo un itinerario che apre un ventaglio di accessi diversi, scandito da voci che raccontano storie e ricostruiscono accadimenti. Ma prima di iniziare il pellegrinaggio attraverso le dieci stazioni di approfondimento, attraverso le fantasie, le mitologie e i dati storici, nonché attraverso il disvelamento di un quotidianità marginale e sotterranea, è prevista una sosta in una sala oscurata dove il pubblico, seduto in circolo intorno a un grande cilindro metallico, pulsante di barbagli che fendono il buio e traforato di lettere e formule, può rivivere l’atmosfera di un processo per stregoneria dal punto di vista delle imputate.
LE OPERE IN MOSTRA ALLA VILLA REALE
Per questo tour di fattucchierie e incantesimi, è la collezione di Guglielmo Invernizzi, dalla vicina Como, che ha fornito il corredo più prezioso, offrendo un centinaio di stampe, tra le quali troviamo capolavori della grafica, a partire da esempi del primo Cinquecento come La strega a rovescio sul caprone di Dürer o La strega e il palafreniere di Hans Baldung Grien, fino ad arrivare ad esemplari tratti dai Caprichos di Goya. Proseguiamo quindi con un nucleo di rappresentazioni fin de siècle e novecentesche, in cui la strega assume connotati più frivoli e ammiccanti. Strada facendo si cambia registro, ci si collega sulla lunghezza d’onda delle interpretazioni massmediologiche e cinematografiche grazie a manifesti e cimeli provenienti dalla collezione di Alessandro Orsucci, mentre con i reperti del remoto Museum of Witchcraft di Boscastle in Cornovaglia ci affacciamo su una realtà ignorata e misteriosa, innestata su antiche radici.
Attraverso i documenti che rievocano le vicende della Matta Tapina, la strega che viveva nel Bosco Bello di Monza durante l’occupazione spagnola, si rende omaggio al Genius Loci, mentre il percorso si conclude con le illustrazioni di Gloria Pizzilli, che ritraggono passioni, affatturamenti e scelleratezze con impassibile e algida eleganza.
Alberto Mugnaini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati