La mostra virtuale che dà voce agli artisti in protesta contro il regime iraniano

L’iniziativa “Woman, Life, Freedom” promossa dalla fondazione losangelina Mozaik Philanthropy espone online le opere di cinquanta artisti protetti dall’anonimato. Molte sono donne iraniane

Una gradinata circondata dal verde, mentre il cielo si tinge delle rassicuranti sfumature del tramonto, conduce alla Azadi Tower, che dà accesso a una grande piazza circolare. In fondo, sul muro che ne definisce il perimetro, sono esposte le opere di cinquanta artiste e artisti, protetti dall’anonimato, che hanno scelto di rispondere alla chiamata della fondazione non-profit losangelina Mozaik Philanthropy. È questo il paesaggio digitale immaginato – sul modello di Azadi Square, piazza simbolo di Teheran – dagli organizzatori della mostra virtuale che dà voce e supporto alle proteste contro il regime teocratico iraniano e la criminale repressione che attanaglia il Paese dall’uccisione di Mahsa Amini (“colpevole” di indossare male il velo), avvenuta lo scorso 16 settembre. Il titolo del progetto – Woman, Life, Freedom – è la conferma della vicinanza espressa verso il movimento che da allora si è sollevato, coinvolgendo anche molti artisti, per stigmatizzare l’annullamento delle libertà personali messo in atto dal governo di Khamenei e dalla sua “polizia morale”.

For a Free Iran, virtual exhibition Woman, Life, Freedom

For a Free Iran, virtual exhibition Woman, Life, Freedom

WOMAN, LIFE, FREEDOM. LA MOSTRA VIRTUALE

L’iniziativa prende le mosse dal concorso Future Arts Awards annualmente promosso da Mozaik Philanthropy, che stavolta, a fronte di cinquecento candidature pervenute tra ottobre e novembre 2022, ha selezionato 50 dei lavori più significativi secondo il parere di una giuria composta, tra gli altri, dall’artista iraniana Arghavan Khosravi e dalla promotrice della fondazione, l’attivista americana di origini iraniane Neda Nobari. Pur indirizzata ad artisti da tutto il mondo – alla chiamata hanno risposto anche autori italiani – oltre la metà delle opere finaliste proviene direttamente dall’Iran, e l’80% dei lavori è stato realizzato da donne: per questo la fondazione ha deciso di mantenere anonimo il profilo di tutti gli artisti, che hanno comunque ricevuto il premio individuale di mille dollari previsto dal bando. Ora la mostra virtuale in 3D è apprezzabile da chiunque online, con il duplice obiettivo di valorizzare la forza del messaggio artistico nella lotta per la libertà e mostrare solidarietà al popolo iraniano. Tra le opere esposte, alcuni autori hanno scelto il mezzo fotografico, ma non mancano dipinti, disegni, animazioni grafiche, illustrazioni accompagnate da testi poetici, registrazioni audio e video, molti incentrati sulla figura femminile, altri esplicitamente riferiti agli elementi simbolo della protesta, come il taglio dei capelli, che nel disegno di un artista iraniano diventa emblema figurato della liberazione dalla dittatura. C’è persino chi immagina una copertina del Time con il coraggio delle donne iraniane eletto “person of the year”.
Intanto, a supporto dell’iniziativa, l’Asian Art Museum di San Francisco ha deciso di proiettare le opere in mostra sulla facciata dell’edificio che lo ospita, ogni sera dopo il tramonto.

Livia Montagnoli

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