Artisti e intellettuali stanno abbandonando la Russia. Un progetto mappa la diaspora
Coordinato da Silvia Burini e Olga Shishko, il progetto di ricerca del Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari apre lo sguardo su un fenomeno imponente e preoccupante: la diaspora di artisti e intellettuali dalla Russia
I media russi la definiscono “emigrazione contro la guerra” [antivoennaja ėmigracija], ma anche “evacuazione” [ėvakuacija] o “relocation” [relokacija]. Si tratta di una massiccia ondata di emigrazione dalla Russia paragonabile solo a quella successiva al crollo dell’URSS negli anni Novanta: una diaspora iniziata all’indomani del 24 febbraio 2022, con l’invasione russa dell’Ucraina, difficile da quantificare, perché ancora in fieri e perché i “migranti” si sono mossi spesso con visti turistici, in attesa di capire come si evolverà la situazione.
LA DIASPORA DI ARTISTI E INTELLETTUALI DALLA RUSSIA
Ma è certo che moltissimi tra loro sono esponenti del mondo della cultura – studiosi, scrittori, registi, attori, attivisti, artisti e giornalisti – per i quali l’invasione dell’Ucraina ha segnato la definitiva impossibilità di continuare a vivere nelle pieghe del sistema senza allinearsi alla politica governativa. Lo conferma la recente rimozione della storica dell’arte Zelfira Tregulova dalla direzione della Galleria Tret’jakov di Mosca, di cui era a capo dal 2015. Al suo posto, la carica è stata assunta da Elena Proničeva, figlia di un alto ufficiale militare, il generale dell’esercito Vladimir Proničev, ex vicedirettore dell’FSB. Non certo un normale avvicendamento, e anzi una destituzione che per gli eventi che l’hanno preceduta ricorda la strategia delle delazioni già messa in atto in passato dall’Unione Sovietica contro artisti e persone sgradite, pubblicando a mezzo stampa presunte lettere di protesta contro il loro operato inviate da comuni cittadini, che invece rispondono a una preciso piano di governo. E questo è solo l’ultimo caso di una serie di rimozioni da incarichi di cultura che si stanno verificando in Russia in esecuzione di una politica culturale che sposa i fini propagandistici del regime di Putin, senza che sul fronte internazionale se ne parli abbastanza.
MAPPING DIASPORA. IL PROGETTO DELLO CSAR
Così come poco ci si interessa del fenomeno migratorio di cui sopra, e della sorte di chi sta scappando dal Paese per continuare a potersi esprimere attraverso la propria arte. In questo vuoto vuole inserirsi il progetto Mapping Diaspora, ancora in forma embrionale, promosso dallo CSAR, Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari Venezia. A coordinarlo c’è la professoressa Silvia Burini, con la collaborazione di Olga Shishko, già direttrice del Museo Pushkin per la parte contemporanea (a pochi giorni dall’inizio del conflitto, il vicedirettore del museo, Vladimir Opredelenov, era stato tra i primi ad abbandonare il suo posto in protesta per la guerra) e scappata dalla Russia alla volta di Venezia, accolta come scholar visiting e in attesa di un visto di protezione speciale, come pure il suo compagno e artista Sergey Kishenko, che in Italia ha chiesto asilo. Mapping Diaspora vuole mappare e studiare le migrazioni intellettuali del presente, concentrandosi sulla Russia per poi estendere il raggio d’azione a tutte le situazioni simili. Dunque si propone come piattaforma di raccolta e indagine sulla produzione artistica e intellettuale di questi migranti: “Si tratta di un progetto di ricerca che però è vivo nella nostra carne, a fronte di oltre un milione di persone già fuggite dalla Russia. Il nostro obiettivo è quello di tenere memoria, perché il fatto non passi sotto silenzio, ma anche di favorire i legami culturali, fornendo indicazioni pratiche a chi non ha più punti di riferimento, segnalando le opportunità di residenze e permessi di soggiorno artistici” spiega Silvia Burini “La finalità del nostro lavoro, realizzato grazie a un gruppo di dottorandi e assegnisti, è certamente scientifica, ma vogliamo intercettare delle esigenze, fare rete con altre istituzioni. Molti degli artisti emigrati sono giovani, non hanno una rete di amicizie o legami consolidati, apriremo un canale Instagram per ricevere testimonianze, e vorremmo organizzare delle mostre. Partiremo da un primo tema, quello della valigia: stiamo già ricevendo i primi lavori video”.
DIASPORA RUSSA. IL PROBLEMA DEI VISTI SPECIALI
Il progetto si articolerà in tre sezioni divise per tipologia di ricerca: Arte (per raccogliere opere e progetti afferenti a diversi linguaggi artistici), Narrazioni (testi narrativi che descrivono la situazione attuale e le precedenti ondate migratorie dalla Russia, a cura di accademici, curatori, scrittori, giornalisti) e Dialoghi (da costruire creando un legame con chi prenderà parte al progetto, sempre nel rispetto della privacy e dell’incolumità personale). “Io lo vivo come un progetto civile”, spiega ancora la professoressa Burini, che si sofferma anche sulla necessità di sollecitare una risposta istituzionale al fenomeno: “Chi si muove con visto turistico può restare solo novanta giorni in Italia. Sarebbe opportuno che anche il nostro Paese si muovesse con permessi di soggiorno speciali per artisti e intellettuali in fuga. In Inghilterra lo strumento già esiste come Talent Visa, ma anche la Francia prevede dei visti per chi lavora nel mondo dell’arte, e così la Germania. Queste persone dovrebbero essere protette, noi possiamo sollevare la questione e sollecitare il dibattito”.
IL SUPPORTO DEL MEDIAARTLAB
A facilitare il lavoro di ricerca dei materiali e connessione con i migranti culturali, oggi principalmente in Francia, Germania, Inghilterra, Serbia, Armenia, ma anche Messico, Argentina, India, in questa fase iniziale sarà il MediaArtLab, imponente archivio di arte digitale senza scopo di lucro, ideato proprio da Olga Shishko nel 2000. La collaborazione dello CSAR con la piattaforma porterà nel corso del 2023 alla realizzazione di una serie di progetti, e l’iniziativa Mapping Diaspora assume un ruolo centrale. La mappatura servirà anche a individuare i temi ricorrenti della produzione culturale russa di protesta, dalla perdita della “casa” all’appello a decolonizzare il pensiero russo prigioniero di un approccio imperialista, all’invito all’assunzione di responsabilità. Un quadro che contrasta l’immagine di una società russa compatta nell’appoggio alla guerra che il Cremlino vorrebbe far passare mettendo a tacere artisti e oppositori culturali.
Livia Montagnoli
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