Il capolavoro del Perugino che torna a Perugia dopo due secoli
L'Umbria e in particolare Perugia hanno perso da più di due secoli lo “Sposalizio della Vergine”, un capolavoro del Perugino che quest’anno torna in Italia in occasione della mostra per celebrare i 500 anni dalla morte di uno degli artisti più importanti del Rinascimento
La grande pala d’altare titolata Sposalizio della Vergine è stata realizzata dal Perugino (nato Pietro Vannucci, 1446-1523) tra il 1501 e il 1504. L’opera ha una storia travagliata: viene confiscata in base alle spoliazioni delle opere d’arte sancite dal Trattato di Tolentino (1797) e portata via da Perugia, luogo nel quale il maestro l’aveva realizzata.
LA STORIA TRAVAGLIATA DELLO SPOSALIZIO DELLA VERGINE DEL PERUGINO
Ha inizio così un lungo tragitto verso la Francia: si racconta che l’opera ha viaggiato per mesi su un carro spinto da buoi con una coperta come unica protezione. Nel 1801 lo Sposalizio della Vergine arriva a Parigi, dove resta però solo tre anni. Viene poi smistata e spostata in provincia, come spesso succedeva a quelli che erano considerati lavori minori. L’opera arriva a Caen, in Normandia, con l’intento di essere d’ispirazione ai giovani artisti locali del tempo. Resterà li fino ad oggi, conservata dal 1970 presso il Musée des Beaux-Arts. L’ Italia ha potuto riaverla solo due volte, l’ultima nel 2016 a Milano per metterla a confronto con la rielaborazione della stessa scena realizzata da Raffaello, grande allievo del Perugino.
“È certamente l’opera più importante che abbiamo qui a Caen, emblematica per la storia della nostra istituzione e della città’’, racconta Emmanuelle Delapierre, direttrice del Musée des Beaux-Arts.
LA MOSTRA ALLA GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA
Dall’inizio di marzo 2023 la Galleria nazionale dell’Umbria ospiterà nella Sala Podiani la mostra “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo”, un’esposizione organizzata per il quinto centenario della morte del Perugino. Esposte ci saranno circa settanta opere dell’artista tutte antecedenti al 1504, l’anno che segna il periodo d’oro della sua carriera. Una curiosità sul titolo della mostra. In una lettera datata 7 novembre 1500, il senese Agostino Chigi, uno fra i più grandi mecenati del tempo, definiva il Perugino come“il meglio maestro d’Italia”. La scelta di utilizzare quest’espressione vuole quindi ancora una volta sottolineare la grandezza indiscussa dell’artista. Per celebrare il Perugino si sono mobilitati alcuni tra i più importanti musei del mondo. Infatti, per la mostra, il Louvre ha concesso La lotta tra Amore e Castità (1503); la National Gallery di Washington il Trittico Galitzin (1485), mai visto finora in Italia; gli Uffizi hanno prestato le tre tavole Orazione nell’orto (1493-1496), Crocifissione (1483-1495) e Pietà (1483-1493) e anche alcuni disegni e ritratti; la National Gallery di Londra ha concesso il registro centrale del Polittico della Certosa di Pavia (1499), eccezionalmente ricomposto per la prima volta.
“Gli eventi in programma sono destinati a rimanere nella storia e a scrivere un nuovo capitolo della vivacità culturale di Perugia, dell’Umbria e del nostro Paese. Perugino è l’artista che incarna l’identità stessa della cultura umbra diffusa nel mondo; ne sono testimoni le opere che arriveranno dai più importanti musei internazionali. Molto interessante sarà anche il catalogo, che conterrà i contributi dei maggiori specialisti del pittore e ripercorrerà le tappe della carriera del Perugino”, racconta il sindaco di Perugia Andrea Romizi.
Gloria Vergani
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