“Giuditta e Oloferne” di Caravaggio vola da Palazzo Barberini negli Usa per una mostra
La mostra appena aperta al Minneapolis Institute of Art ha al centro il dipinto Giuditta e Oloferne di Caravaggio datato 1599. Palazzo Barberini ha concesso il prestito del capolavoro, ma solo in cam-bio di un’altra opera
Il Minneapolis Institute of Art è un gigantesco museo in Minnesota che vanta una collezione di più di 90.000 opere d’arte. Il Mia ha una forte relazione istituzionale con l’Italia, con cui collabora spesso per la realizzazione di importanti mostre. Nel 2022 infatti è stato proprio il Minneapolis Institute of Art a ricevere un ampio prestito dagli Uffizi, che hanno concesso al museo statunitense diversi capolavori di Botticelli per la mostra Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi. E oggi è la volta di un’opera di Caravaggio: Palazzo Barberini ha accordato il prestito del Giuditta e Oloferne (1599), e in cambio a Roma è arrivata La Morte di Germanico (1627) di Nicolas Poussin in occasione della mostra in corso fino a fine luglio su Maffeo Barberini (poi Papa Urbano VIII Barberini). Peraltro la mostra a Palazzo Barberini celebra proprio il quattrocentesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Urbano VIII, che ha avuto il pontificato più lungo del XVII secolo oltre a essere stato un personaggio rilevante per la storia politica, religiosa e culturale dei suoi anni.
GIUDITTA E OLOFERNE DI CARAVAGGIO. IL PRESTITO A MINNEAPOLIS
“È un soggetto comune nell’arte dell’epoca, ma in questo quadro l’eroina della Bibbia è fermata nell’atto di decapitare il generale assiro”, racconta Rachel McGarry, che ha curato la mostra al Mia. Il quadro fa parte di un corpus di altre quattordici opere che coprono un arco di 500 anni, lungo i quali si esplorano le diverse interpretazioni della figura di Giuditta realizzate da artisti come Barthel Beham, Ludovico Carracci, Ignazio Collino e Lovis Corinth. L’interpretazione che Caravaggio dà della vicenda biblica di Giuditta e Oloferne ai suoi tempi fu sconvolgente. Guardando il quadro infatti sembra di assistere a un “omicidio in diretta”, uno scandalo per i conformisti dell’epoca. Inoltre la figura della donna acquisisce una nuova connotazione, uscendo dal ruolo di madre, prostituta o angelo per diventare invece protagonista attiva della storia. Si tratta di un quadro che per tutta la storia dell’arte è stato emulato. Del prestito si ritiene pienamente soddisfatta Katie Luber, direttrice del Mia: “la collaborazione con palazzo Barberini porta in luce eccezionali opere d’arte, ma anche la legacy di una famiglia di straordinari mecenati”, racconta. Pare infatti ci siano voluti due anni di contatti e di relazioni per concretizzare lo scambio.
Gloria Vergani
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