Una vita a spiegare il mondo. Un libro e una mostra celebrano l’eredità di Gianni Minà
Con il libro fotografico e il focus 'Fame di storie', ospitato ai Magazzini Fotografici di Napoli, si onora il giornalista da poco scomparso con il suo tesoro più grande: la famosa agenda e gli scatti degli incontri più celebri
Ne sono passati di anni dall’intervista, nel salotto di Alta Classe, in cui Massimo Troisi sciorinò le meraviglie dell’agenda leggendaria di Gianni Minà, da poco scomparso. Nella sua preziosità pareva tanto un’esagerazione, eppure non solo quell’agenda esiste veramente, ma contiene davvero i numeri di Muhammad Ali, Márquez, De Niro, “Fidel”. Ora questo patrimonio è finalmente visibile al pubblico, in due occasioni: il libro fotografico postumo Fame di storie e l’omonima mostra ai Magazzini Fotografici di Napoli, curata da Yvonne De Rosa. Due grandi progetti, questi, con cui si inaugura l’attività della neonata Fondazione Gianni Minà, costituita lo scorso febbraio dallo stesso e oggi guidata dalla moglie e compagna di avventure Loredana Macchietti Minà.
IL LIBRO FOTOGRAFICO E LA MOSTRA FAME DI STORIE
Edito per i tipi di Roberto Nicolucci Editore il volume progettato da Giulia Reali dello studio almagreal raccoglie gli incontri che hanno reso celebri i sessant’anni di carriera del torinese Minà alla Rai e alla direzione del periodico da lui fondato Latinoamerica e tutti i Sud del mondo: sono tutte le foto e gli appunti delle interviste a Sepúlveda, Scorsese, Pantani, Maradona, Ray Charles e Fidel (con cui conquistò il record mondiale di durata di interviste per un totale di 16 ore). “Questo è il suo primo libro di fotografie, all’inizio era perplesso: ha detto, ma io ci sto in tutte le fotografie?”, racconta ad Artirbune la curatrice De Rosa.
La mostra, visitabile fino al 30 luglio 2023, restituisce questo microcosmo tra celebri scatti e appunti delle interviste che hanno reso Minà un paladino della cultura dei “Sud” del mondo, tra sport, musica, cinema, letteratura e intrattenimento. Negli spazi del presidio culturale dei Magazzini Fotografici, fondato sette anni fa da De Rosa in via San Giovanni in Porta a San Lorenzo, il percorso fotografico è stata fortemente voluta dallo stesso giornalista, che prima della scomparsa lo scorso 27 marzo commentò: “Yvonne De Rosa, con questa mostra, ha tentato di esprimere il caos creativo del mio lavoro e del mio essenziale strumento. Ha trasformato la mia agenda come un atomo, con le foto in continuo “movimento” sulle pareti. Spero che chi passerà, incuriosito, possa trovare l’essenza di ciò che ho fatto, l’essenza della mia vita”. Con più di una chicca: il primo registratore, gli scatti dell’agenda e la sua Olivetti Lettera 32, nel cui carrello c’è un QR Code per ascoltare la sua voce che ancora pone domande.
IL PROGETTO FAME DI STORIE RACCONTATO DALLA CURATRICE YVONNE DE ROSA
A raccontarci la genesi del progetto è la sua curatrice, la fotografa Yvonne De Rosa: “Nel mio lavoro ricerco sempre il tema della memoria e il suo recupero, lavoro spesso con gli archivi e sono solita mischiare le mie foto a quelle di altri. Sono stata subito interessata quando ho sentito che Gianni stava pensando a una fondazione a suo nome e aveva cominciato ad aprire il suo passato e raccontarlo. Lui pubblicava delle foto su Instagram di tanto, con dei racconti a corredo: io ci sono cresciuta a Napoli con quei racconti, e ho pensato che il suo archivio meritasse qualcosa di più di Instagram”. È allora che ha immaginato una mostra con il materiale fotografico della sua vita: “Gli ho scritto, ci siamo incontrati ed è nata l’idea del libro e del focus che avesse come fil rouge la sua agenda, che non andava mai chiamata “agendina”. Ne era estremamente rispettoso, mai geloso: rispettava le persone che gli avevano concesso il privilegio di avere i loro contatti personali”. Da qui la selezione realizzata con la presidente della Fondazione, anche se “la prima selezione è di Gianni. In una vita quante foto gli saranno state date da conservare?”. Tutti scatti vernacolari, questi, senza intenti artistici né divulgativi e per questo ancora più potenti.
Questo è il terzo percorso dei Magazzini Fotografici ad accendere un faro sull’importanza del vivere e aprire gli archivi. “I Magazzini sono un presidio gratuito, indipendente e laboratoriale – sono venute qui Lisetta Carmi e Letizia Battaglia –, non mi arrogherei mai il diritto di parlare di “mostra”: è un focus. Le foto sono qui esposte senza cronologia, sono come luci “esplose” a mo’ di fuoco d’artificio dall’agenda”, spiega la curatrice. “Da queste foto emergono sguardi di amicizia, un rapporto molto umano. La sua era una forma di giornalismo fatta di incontri, che ora si sta perdendo”. Il polittico realizzato da De Rosa è “un ritratto non dell’uomo, ma del giornalista. Prima della fine,è stato lui a chiederci di andare avanti, aveva detto: ‘Per la vittoria dello scudetto’”.
Giulia Giaume
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