Fantasmi e altre storie dal Giappone in mostra a Bologna
È un tuffo in un mondo popolato di mostri e antichi rituali quello offerto da Palazzo Pallavicini, che ospita una rassegna ispirata alla tradizione delle stampe giapponesi
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La prima supereroina con poteri di ragno, potenti squadre di eroi che combattono il male viaggiando nell’universo conosciuto, gatti che si trasformano e combattimenti epici con maledizioni e incantesimi. Se anche fosse universalmente noto che le pergamene giapponesi del periodo Edo sono le antesignane di manga e anime, non sarebbe comunque possibile comprendere, senza averlo visto da vicino, quanto la loro straordinaria rivoluzione sia stata anticipata dalle stampe dell’orrore prodotte tra il Settecento e l’Ottocento nell’arcipelago nipponico. Glitter per dare l’idea della trasformazione, come poi nelle transizioni di Sailor Moon; brigate di cinque samurai che lottano per il bene, come quella dei Cavalieri dello Zodiaco; creature che si evolvono e stanno compresse in una zucca vuota per essere evocate al bisogno, come i Pokémon. Il radicale portato creativo della tradizione popolare giapponese, la sua rifondazione del genere horror e suspense, e la bellezza delle sue riproduzioni sono ora al Palazzo Pallavicini di Bologna, dove è allestita fino al 23 luglio la mostra Yōkai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi, curata dal direttore del Museo di Arte Orientale ‒ Collezione Mazzocchi di Coccaglio, Paolo Linetti.
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Chikanobu Yoshu, Yamashiro, neve a Rokuhara dalla serie Neve, luna e fiori, 1884
CHI SONO GLI YŌKAI
Muovendosi attraverso più di duecento opere del XVIII e XIX secolo provenienti da ben diciassette collezioni private (tra cui xilografie, libri rari, armature e fermagli-sculture in avorio), i visitatori scopriranno cosa siano gli yōkai, creature (non sempre malvagie) con poteri straordinari e un aspetto mostruoso, e un periodo, quello della Grande Pace, in cui i grotteschi racconti tradizionali giapponesi hanno cominciato a essere trascritti permettendo la sopravvivenza di storie dal grande potere narrativo: la figlia del generale che impara la magia per combattere i traditori, eroi che scacciano infide donne-ragno (che irretiscono gli ubriachi) e mostri di fiume (che annegano i bambini), la volpe divina che sposa l’uomo che la salvò da un cacciatore, ma anche la donna-ciliegio che combatte il male e il gatto mutaforma che vendica la sua padrona.
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Enjaku, L’attore Yonezo Ichikawa III nel ruolo del fantasma di Oiwa, 1864
LA MOSTRA A BOLOGNA
Queste le storie in mostra, raccolte in un prezioso catalogo di Skira e spesso incentrate su donne eroiche e magiche (tema familiare a chi ama Hayao Miyazaki), tra cui spiccano L’Uccisione del vecchio Tanuki da parte di Naoyuki nel palazzo di Fukujima del maestro Ukiyo-e Tsukiyoka Yoshitoshi, il meraviglioso trittico de La principessa strega Takiyasha e lo scheletro [del padre] di Kuniyoshi Utagawa, le opere di Chikanobu Yoshu, Kyōsai Kawanabe, Kunisada e Hokusai, del quale vengono proposti i famosi quaderni manga, e quelle dei maestri che hanno realizzato le Cinquantatré stazioni parallele del Tokaido. Un percorso da guardare, ma anche da ascoltare: in quasi tutte le stanze – inclusa quella, oscura, del “Rituale delle 100 candele” – la voce di un samurai narra questi racconti.
Ideata e prodotta da Vertigo Syndrome, che già la presentò in forma simile alla Villa Reale di Monza, l’esposizione è un compendio divertente e variopinto ma anche ben ricercato, che – soprattutto grazie al curatore, di cui consigliamo le visite guidate – immerge adulti e bambini in un mondo terrificante ed eroico, modernizzato dall’illustratrice Marga “Blackbanshee” Biazzi e da approfondimenti pop, un cooking show e uno spettacolo di performing art, oltre a un percorso pensato apposta per rendere i più piccoli dei “cacciatori di mostri”.
Giulia Giaume
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #34
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