Ad Amsterdam la mostra sugli ultimi mesi di Van Gogh

Al Van Gogh Museum di Amsterdam la mostra con i dipinti e i disegni degli ultimi momenti dell'attività del pittore olandese nella città francese di Auvers-sur-Oise. Una fase breve ma cruciale nella carriera e nell'esistenza dell'artista

Com’era nei suoi desideri, Vincent Van Gogh parte da Saint-Rémy, il venerdì sedici maggio del 1890. La sua meta è Auvers-sur-Oise, a trenta chilometri da Parigi. Ha già spedito il suo baule riempito soltanto con cose di pittura. Alla Gare de Lyon lo attende il fratello Theo. Stanno insieme qualche giorno, insieme alla sua famiglia, poi Vincent riparte da Parigi per Auvers il venti maggio portando con sé quattro tele del periodo di Saint-Rémy.

I colori sfolgoranti di questa fase diventano meno intensi nei lavori di Auvers. Van Gogh sembra voler ripristinare i toni del Brabante. Rifarsi alla campagna, alla fatica dei contadini. Alle immense distese di grano sotto cieli nuvolosi. Per esprimere tristezza e solitudine. È forse regredita la sua pittura, diventando più approssimativa e meno attenta negli ultimi giorni che gli restano da vivere? È a questo periodo finale della sua vita che il Van Gogh Museum di Amsterdam dedica una grande retrospettiva: Van Gogh in Auvers. His Final Months.

Vincent van Gogh, Vecchie vigne con figura di contadina, © Van Gogh Museum, Vincent van Gogh Foundation, Amsterdam
Vincent van Gogh, Vecchie vigne con figura di contadina, © Van Gogh Museum, Vincent van Gogh Foundation, Amsterdam

La grande mostra sull’ultima produzione di Van Gogh

Realizzata in collaborazione con il Musée d’Orsay di Parigi, la retrospettiva, con cinquanta dipinti e oltre venti disegni, comprende non solo le opere custodite nello stesso museo, ma anche alcuni capolavori prestati da altri musei e collezioni private. È il caso ad esempio di La chiesa ad Auvers-sur-Oise, appartenente al Musée d’Orsay, e Ritratto di Adeline Ravoux proveniente da una collezione privata ed esposto per la prima volta nei Paesi Bassi. La mostra, aperta fino al 3 settembre 2023, espone anche una serie di dieci paesaggi, come Campi nelle vicinanze di Auvers-sur-Oise.

«Chiesa di Auvers» (1890), di Vincent van Gogh. Parigi, Musée d’Orsay. Foto Patrice Schmidt. © Musée d’Orsay, Dist. Rmn-Grand Palais
«Chiesa di Auvers» (1890), di Vincent van Gogh. Parigi, Musée d’Orsay. Foto Patrice Schmidt. © Musée d’Orsay, Dist. Rmn-Grand Palais

Auvers negli occhi di Vincent Van Gogh

Ad Auvers, che trova proprio bella con molti vecchi tetti di paglia, Van Gogh dipinge nei due mesi di vita che gli restano oltre settanta opere in settanta giorni. Opere in cui contribuisce alla ricerca perenne in pittura, tipica anche in Monet: esprimere nell’immagine la vibrazione di un movimento piuttosto che la staticità. E ciò che fa Van Gogh nelle sue descrizioni. Lo si può notare nella lettera che scrive alla sorella su La chiesa ad Auvers-sur-Oise. O quando riflette sul ritratto dove chiarisce che ciò che conta in un quadro del genere non è la rassomiglianza fotografica ma l’espressione passionale che non sempre convinceva i suoi modelli. A proposito del ritratto del dottor Gachet, spiega che il suo scopo nel dipingerlo non è la calma della raffigurazione antica, ma l’espressione e la passione. Una specie di attesa e una specie di grido. In linea con la concezione di inizio Novecento, e con Edvard Munch in particolare.

Redazione

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