Riaperto a Buffalo l’Albright Knox Gundlach Art Museum. L’architettura è dello studio OMA

A Buffalo un museo storico viene ampliato e riqualificato. E la collezione permanente vanta più di cinquecento nuove opere

Un mega-progetto da 230 milioni di dollari (raccolti con la più vasta campagna pubblica dello Stato di New York) ha riconsegnato alla città di Buffalo, a partire dallo scorso 10 giugno 2023, l’Albright Knox Gundlach Art Museum in una forma più vasta e funzionale, che si inserisce in una scena culturale radicata nella rivitalizzazione del passato industriale cittadino e della sua architettura. L’ambizioso progetto, firmato dallo studio newyorkese OMA, comprende la realizzazione di un nuovo edificio, la ristrutturazione di quelli più antichi e un passaggio sopraelevato per collegarli al neoclassico Wilmers Building.

Veduta aerea dell’intero complesso museale ampliato e ristrutturato. Courtesy: OMA New York
Veduta aerea dell’intero complesso museale ampliato e ristrutturato. Courtesy: OMA New York

La nuova ala di 2.7000 metri quadrati, è intitolata a Jeffrey E. Gundlach – facoltoso finanziere di Buffalo che ha donato ben 65 milioni di dollari per la finalizzazione del progetto –, sorge su un’area in precedenza occupata da un parcheggio ed è una struttura in vetro a tre piani, che saranno interamente dedicati all’esposizione della collezione permanente del museo.

Un nuovo volto per l’Albright Knox Gundlach Art Museum

Con l’occasione, sono stati ristrutturati e ripensati gli spazi preesistenti: ad esempio, il cortile dell’edificio progettato nel 1962 dallo studio Skidmore, Owings & Merrill, e che sino ad oggi era rimasto quasi del tutto inaccessibile ai visitatori, sarà ora il cuore delle attività e degli eventi gratuiti che il Museo svilupperà per coinvolgere i cittadini e i visitatori in genere. Olafur Eliasson e Sebastian Behmann di Studio Other Spaces hanno progettato una copertura artistica, chiamata Common Sky, simile a un enorme albero di vetro e acciaio: “l’opera racchiude un elemento di coscienza sociale”, spiega Eliasson, “cioè portare all’interno ciò che sta all’esterno, in maniera caleidoscopica grazie ai mille riflessi delle vetrate”. All’ingresso del parcheggio sotterraneo, i visitatori troveranno un’altra opera d’arte appositamente commissionata, un arazzo digitale dell’artista svedese Miriam Bäckström.

Un rendering della copertura in vetro e acciaio di Olafur Eliasson e Sebastian Behmann. Courtesy OMA New York
Un rendering della copertura in vetro e acciaio di Olafur Eliasson e Sebastian Behmann. Courtesy OMA New York

Un museo con radici antiche per la città di Buffalo

Fondata nel 1862 come Buffalo Fine Arts Academy e dedicata alla produzione artistica ottocentesca, l’Albright Knox Gundlach Art Museum sviluppò una sua collezione permanente a partire dal 1905, quando l’imprenditore e filantropo di Buffalo John Jospeh Albright finanziò la costruzione dell’edificio museale che venne a lui intitolato. Si trattava di una struttura ispirata alla Grecia antica, progettata da Edward Brodhead Green. Nel 1962, in occasione del centenario, dell’accademia, lo studio Skidmore, Owings & Merrill realizzò una nuova area espositiva, il Robert and Elisabeth Wilmers Building, grazie a donazioni private, la più cospicua delle quali venne dal filantropo Seymour Horace Knox. In suo onore, il museo divenne la Albright-Knox Art Gallery. Adesso, il nuovo cambiamento nel nome, per celebrare anche Jeffrey Gundlach, la cui donazione conferma l’attenzione e la sensibilità dell’universo privato statunitense verso la necessità di fare cultura al servizio dell’intera collettività.

L'edificio più antico della Albright-Knox Art Gallery
L’edificio più antico della Albright-Knox Art Gallery

L’ampliamento della collezione dell’Albright Knox Gundlach Art Museum

Dal 2019, anno della chiusura, il museo ha comunque lavorato anche per ampliare la collezione. Da allora sono state acquisite ben 518 nuove opere d’arte, molte delle quali realizzate dagli artisti più importanti del momento: da Simone Leigh, che ha rappresentato gli Stati Uniti all’ultima Biennale di Venezia, a Sin Wai Kin, candidato all’ultima edizione del Turner Prize. Entrano nella collezione anche gli artisti locali G. Peter Jemison e Phyllis Thompson. Inoltre, il museo ha ampliato il settore  della video arte, acquisendo opere come Technology/Transformation: Wonder Woman (1978-79) di Dara Birnbaum, Volcano Saga (1989) di Joan Jonas e Semiotics of the Kitchen (1975) di Martha Rosler. Come spiega Cathleen Chaffee, curatrice capo del Museo una parte delle nuove acquisizioni sarà esposta già al momento della riapertura; ad esempio, la scultura di Leigh sarà collocata nella nuova ala, accanto alle opere di Jeffrey Gibson, Lap-See Lam e Christine Sun Kim.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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