El Greco a Palazzo Reale. La grande mostra dell’autunno di Milano
Sancisce un’alleanza sull’asse culturale Italia-Spagna la mostra che a partire da ottobre 2023 porterà oltre 40 opere del pittore cretese a Palazzo Reale, per una retrospettiva ambiziosa sotto il profilo storico e critico
C’è un importante impegno diplomatico, oltreché un poderoso sforzo scientifico, a sostenere la mostra che Palazzo Reale di Milano dedicherà alla figura di El Greco (Creta, 1541 – Toledo, 1614) il prossimo autunno (dall’11 ottobre fino all’11 febbraio 2024). Non a caso è la residenza dell’Ambasciatore di Spagna in Italia, a Roma, a ospitare la conferenza di presentazione di un evento considerato tra i più significativi del 2023 culturale di Milano, consolidando un’alleanza esplicitata dall’Ambasciatore Miguel Fernandez-Palacios e dall’Assessore alla Cultura di Milano Tommaso Sacchi.
La fortuna critica di El Greco
Ma è innanzitutto la validità del progetto scientifico, maturato nell’arco di quattro anni sotto la curatela di Juan Antonio Garcìa Castro, Palma Martìnez-Burgos Garcìa e Thomas Clement Salomon, a destare curiosità intorno all’esposizione che occuperà gli spazi del Piano Nobile di Palazzo Reale, presentando oltre 40 opere del pittore cretese – che mai smise di sentirsi tale, nonostante il percorso di ricerca artistica che lo porterà prima in Italia, a Venezia e Roma, poi in Spagna, a Toledo, per 37 lunghi anni – per indagarne, innanzitutto, proprio il fare pittorico, l’evoluzione artistica, tematica e tecnica maturata nel suo viaggio attraverso le città del Mediterraneo. El Greco, al secolo Doménikos Theotokòpoulos, ha avuto una fortuna critica singolare quanto la personalità che l’ha alimentata: vissuto a cavallo tra XVI e XVII secolo, emigrato dalla Creta di influenza bizantina per accendersi a confronto con il colore e l’eloquenza della pittura veneziana, poi scontratosi con i dettami della religione controriformata e diventato a Toledo uno dei pittori più richiesti sul mercato dell’arte sacra (irrisolto resterà il desiderio di diventare pittore di corte, sotto la protezione di un mecenate), dopo la sua scomparsa sarà dimenticato per oltre due secoli. Riscoperto prima dal Romanticismo francese – che in lui vide un modello di genio mosso dall’istinto – e ampiamente a partire dall’inizio del Novecento, è considerato uno dei grandi maestri della storia dell’arte spagnola. La sua pittura fuori dal tempo – “El Greco ha vissuto come se il tempo non gli fosse addosso, da questo deriva la sua contemporaneità”, per usare le parole di Vittorio Sgarbi, presente alla conferenza di presentazione – ha però a lungo reso complicato relazionarsi con le sue opere, giustificando il ricorso a strampalate congetture, sovrapposizioni tra la biografia e la carriera dell’artista, spiegazioni folcloristiche che hanno offuscato la riflessione storico-critica.
La mostra su El Greco a Milano
La letteratura e le mostre degli ultimi anni hanno contribuito a invertire questa tendenza, e il progetto milanese si prefigge l’obiettivo di proseguire su questo percorso, mettendo al centro il rapporto di El Greco con i luoghi in cui ha vissuto, riconsiderando l’impatto dei modelli italiani nella sua formazione, e concentrandosi sull’interpretazione dell’ultimo periodo toledano, quando, in opere caratterizzate da una strenua ricerca di empatia, il pittore sembra riavvicinarsi al mondo delle icone bizantine. Un impegno critico alimentato dal grande sforzo organizzativo: ai prestiti concessi dalle principali istituzioni museali italiane e internazionali (dagli Uffizi alla National Gallery di Washington) si aggiunge la meticolosa ricerca di opere conservate presso chiese e congregazioni del territorio spagnolo, realizzate in oltre trent’anni di attività, alcune delle quali arrivano per la prima volta in Italia. Il tema sotteso è quello del labirinto, ribadito nel sottotitolo della mostra, che prende in prestito il mito cretese di Arianna per farsi metafora del percorso personale e professionale di un artista per molti aspetti ancora misterioso. Pur procedendo cronologicamente, attraverso le cinque sezioni che scandiscono l’allestimento, dunque, la mostra milanese ambisce a focalizzarsi su momenti ritenuti fondamentali per l’evoluzione dell’artista, tra “maniera greca” e Manierismo, monumentalità michelangiolesca e devozione, introspezione (per primo El Greco avvierà il ritratto “psicologico” in Spagna) e misticismo.
Livia Montagnoli
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