FOROF Essenza. Il progetto romano che ricrea il profumo dei luoghi antichi
Come si può riprodurre la memoria olfattiva di un luogo? A Roma, il nuovo progetto coinvolge un naso esperto per trasformare in fragranza la storia della Basilica Ulpia
Niente è più memorabile di un profumo, ricordo che resiste al tempo. Sulla base di questa consapevolezza – e da una riflessione sulla perdita dell’olfatto durante la pandemia – parte Forof Essenza, un progetto che “nasce dalla volontà di riprodurre la memoria olfattiva di un luogo, di celebrare il valore della Libertà, di rigenerare l’archeologia con l’arte contemporanea”, sottolinea la fondatrice, Giovanna Caruso Fendi. Una sperimentazione culturale che vede il coinvolgimento di uno dei “nasi” più rinomati del settore, Laura Bosetti Tonatto, chiamata dalla mecenate e imprenditrice romana per trasformare in fragranza la storia della Basilica Ulpia.
FOROF ESSENZA: IL PROFUMO DELLA LIBERTÀ
Dopo aver realizzato un profumo per la Venere di Botticelli, Laura Bosetti Tonatto è stata scelta per lavorare sulle vestigia della Basilica Ulpia, che oggi ospitano gli spazi espositivi di FOROF. Un sito archeologico ricco di testimonianze e intrecci di storie, che ora si cerca di evocare attraverso un profumo. Rosa, ambra, zafferano e incenso: queste sono le note olfattive utilizzate, riprendendo quelle che erano in commercio nell’antica Roma presso i Mercati Traianei. L’essenza così ottenuta intende restituire lo spirito di un luogo, trasformandolo in un racconto culturale e sociale sul valore universale della libertà. Del resto, all’interno della Basilica si praticava la manumissio, un rito che in diritto romano indicava l’atto con cui il proprietario liberava un servo dalla schiavitù.
FOROF ESSENZA: IL PROGRAMMA PLURIDISCIPLINARE
A inaugurare la Stagione Speciale di FOROF è stata la proiezione del docufilm realizzato dal giornalista e autore Andrea Purgatori (con la regia di Lorenzo Scurati) dedicato all’Imperatore Traiano e al racconto della manumissio. Al percorso olfattivo – composto da quattro passaggi creativi – allestito nell’area archeologica, si accede tramite la scala diventata supporto per la giovane artista Janneke Leenders (Roermond, 2003) per la realizzazione di un intervento site specific (su ognuno dei 25 gradini, una diversa traduzione della parola libertà). Coinvolte anche la cubana Susana Pilar Delahante Matienzo (L’Avana, 1984) e Silvia Giambrone (Agrigento, 1981), con le performance Abriendo paso/ Opening paths a cura di Veronica Siciliani Fendi e L’incontro a cura di Paola Ugolini. Entrambe reinterpretano il valore etico e morale della libertà attraverso i codici dell’arte contemporanea: le loro opere saranno esposte negli spazi di FOROF fino al 15 luglio.
Valentina Muzi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati