Nasce il Museo Zordan, un nuovo modello di museo d’impresa nel vicentino
Il progetto di cultura d’impresa “contemporanea” punta ad avere un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente, incarnando la mission su cui nasce l’azienda vicentina
“Il Museo Zordan rappresenta un nuovo tipo di Museo d’impresa nel panorama europeo di questo settore” così spiega il curatore del nuovo ente di Valle dell’Agno (nelle Prealpi vicentine), Marco Montemaggi. “L’originalità rappresentata da questa esposizione parte dall’azienda e dalle sue caratteristiche produttive peculiari che orientano la concezione della struttura museale. Con questo approccio è stato progettato un Company Museum che rappresenta un cambio di paradigma espositivo focalizzato non tanto sulla presentazione dei prodotti iconici ma sui processi e la funzione progettuale dell’azienda, la sua storia intrecciata al territorio e infine sulla sostenibilità, orizzonte e valore fondante per questo brand”. Infatti, la salvaguardia ambientale è il marchio di fabbrica dell’azienda Zordan, punto di riferimento per la realizzazione di punti vendita per brand di lusso capaci di unire funzionalità, estetica e sostenibilità.
Il nuovo Museo Zordan e le sue tre aree
La storia del Museo Zordan prende forma nel nuovo stabilimento dell’azienda, che si snoda lungo tre stanze progettate dall’architetto Alessandro Basso. All’interno degli spazi sono “ospitati” i tre elementi dell’azienda, suddivisi in: Timeline, Wunderkammer e Art for Sustainability. Il primo ambiente è frutto di un intenso lavoro di ricerca volto ad affidare a questo nuovo spazio il ruolo di testimone, non solo delle tappe che hanno segnato la storia del marchio, ma anche dei momenti che hanno contribuito allo sviluppo del territorio grazie al coinvolgimento di giornalisti ed esperti. La Wunderkammer, invece, vuole rappresentare i valori dell’azienda attraverso un’esperienza immersiva “scandita da tre momenti” spiega la direttrice artistica Francesca Molteni, “tre diversi passaggi che conducono a esperienze fisiche e sensoriali diverse: l’esperienza visiva e sonora, con la video installazione People/Planet, un’immersione spazio-temporale di musica, voci e immagini; l’esperienza conoscitiva, con il bosco-museo delle “meraviglie”, moderni artefatti che custodiscono una storia di precisione, competenza e cura; e infine l’esperienza tattile, attraverso l’oggetto esemplare che il visitatore è invitato a scegliere e a portare con sé. Come il percorso della Wunderkammer, anche i contenuti della video installazione si concentrano sul tema del tempo, del viaggio e delle relazioni”. Infine, si passa allo spazio “temporaneo” di Art for Sustainability, pensato per trattare il tema della sostenibilità attraverso l’universale linguaggio delle arti. L’allestimento, con cadenza biennale, approfondirà uno specifico argomento che sarà oggetto di studio dell’azienda, aprendo un dialogo aperto e condiviso con l’artista.
Ad inaugurare questa sezione affrontando il tema del cambiamento climatico è la fotografa Elisabetta Zavoli con l’installazione, Ti faccio vedere con gli occhi chiusi, curata da Denis Curti; la seconda invece, intitolata (Neo) Nature, è curata da Cristiana Colli e vede Davide Piro, Sara Rombaldoni, e Andrea Valzania, provenienti dall’istituto Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Urbino, approfondire il tipo di produzione innovativa e senza alcun tipo di sperimentazione su animali, e dall’impatto positivo sul cambiamento climatico, adottata dall’azienda B Corp Miomojo.
Valentina Muzi
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