A Milano riapre al pubblico la Casa Museo Boschi Di Stefano. Le foto
La dimora storica a due passi da Corso Buenos Aires, progettata da Piero Portaluppi, ospita una ricchissima collezione novecentesca e la espone negli stessi spazi in cui era collocata in origine: un appartamento privato
Riapre al pubblico dopo un restauro conservativo la preziosa Casa Museo Boschi Di Stefano, dimora storica del centro di Milano che conserva ed espone una delle più importanti collezioni d’arte del Novecento della città. La Casa Museo, aperta gratuitamente dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17.30 (eccetto Ferragosto), si trova al secondo piano della palazzina di Via Jan 15, a pochi passi da Corso Buenos Aires. Questo gioiello dell’architettura del secolo scorso (visitabile grazie a Google Arts and Culture a questo link) era stato realizzato tra il 1929 e il 1931 dall’impresa Radici-Di Stefano su progetto del celebre architetto milanese Piero Portaluppi in una zona al tempo ancora ricca di prati e aree verdi, ma in piena espansione edilizia.
La collezione della Casa Museo Boschi Di Stefano
La Casa Museo Boschi Di Stefano, inclusa dal 2003 nel novero dei musei comunali, ospita al suo interno parte della straordinaria collezione d’arte raccolta in cinquant’anni dai coniugi Antonio Boschi e Marieda Di Stefano negli stessi spazi in cui era stata in origine collocata, cioè il loro appartamento.
Sono oltre duemila le opere che Boschi e Di Stefano hanno collezionato nel corso di una vita, e che possono essere ricondotte a due nuclei principali: da una parte vi sono quelle degli anni Venti e Trenta e dall’altra quelle realizzate a partire dagli anni Quaranta. Il primo nucleo raduna i lavori raccolti dal padre di Marieda, Francesco Di Stefano, e quelli comprati congiuntamente da Antonio e Marieda alla Galleria Milano – nota meta dei collezionisti milanesi più tradizionali – o alle gallerie Il Milione e Della Spiga, più all’avanguardia, dove la coppia fece incetta delle opere del gruppo di Corrente. Dal secondo dopoguerra, invece, Boschi e Di Stefano frequentarono più direttamente gli artisti (spesso agli esordi della propria carriera), concentrandosi sulle opere in fieri.
Giulia Giaume
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