Le nuove mostre di Ocean Space nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia
In occasione di San Lorenzo, le mostre in corso nella ex chiesa e spazio espositivo dedicato all’oceano saranno fruibili nel corso della notte delle stelle cadenti
Inaugurata ad aprile e in corso fino a novembre, torna a riattivarsi il 10 agosto 2023 con un’apertura speciale nella notte di San Lorenzo Thus waves come in pairs, la mostra curata da Barbara Casavecchia per Ocean Space, che dal 2019 riabita la Chiesa di San Lorenzo a Venezia con progetti espositivi, ricerche e pratiche collaborative e programmi pubblici. Utilizzando l’arte contemporanea come metodologia per una relazione profonda con l’Oceano.
La notte di San Lorenzo di Ocean Space a Venezia
Tra arte, musica e occhi all’insù a guardare le stelle sarà così eccezionalmente aperta di sera ad Ocean Space in Campo San Lorenzo la mostra Thus waves come in pairs a cura di Barbara Casavecchia, che chiude il programma triennale a lei affidato di The Current III della TBA21–Academy. Tra il chiostro e le due ali della chiesa, dove dialogano le nuove commissioni affidate a Simone Fattal (Siria, 1942) e a Petrit Halilaj (Kosovo, 1986) & Álvaro Urbano (Spagna, 1983) sul tema del Mediterraneo, o meglio dei Mediterranei, l’invito è a ripensare la relazione delle maree con il cosmo e le stelle e la presenza del mare nelle esistenze umane. “Bisogna vedere il mare e rivederlo. Naturalmente esso non può spiegare tutto di un passato complesso, […] ma rimette con pazienza al loro posto le esperienze del passato, restituendo a ognuna i primi frutti della sua esistenza, e le colloca sotto un cielo, in un paesaggio che possiamo vedere con i nostri occhi, uguali a quelle di un tempo. Per un momento, di attenzione o di illusione, tutto sembra rivivere”. Così sul finire degli anni ’60 lo storico Fernand Braudel apriva il suo Memorie del Mediterraneo. Una trattazione mossa dall’inesauribile curiosità per quell’immensa distesa d’acqua in cui si immerge la storia dell’umanità. Gli fanno oggi eco le parole di Simone Fattal in conversazione, nel 2021, con la compagna Etel Adnan (Beirut, 1925-Parigi, 2021): “Il Mediterraneo è lì per noi tutto il tempo. Devi prendere un treno e andare a vederlo e ti darà tutto ciò che desideri”.
La mostra di Simone Fattal e Petrit Halilaj & Álvaro Urbano a Venezia
Sempre il mare, uomo libero, amerai! è l’installazione di Simone Fattal che, attraverso ceramica e vetro, apre a Venezia una nuova possibile riflessione sui Mediterranei. Con un titolo tratto dal poema di Charles Baudelaire L’homme et la mer, la presenza del mare nell’opera di Fattal, che torna a esporre per la prima volta dopo la scomparsa della sua compagna Etel Adnan nel 2021, occupa la seconda ala della Chiesa di San Lorenzo, insieme all’eco della poesia araba classica e delle leggende popolari. E prende corpo in una superficie specchiante su cui si legge la celebre esortazione “conosci te stesso”, così come in sculture che abitano le nicchie dell’antico altare barocco e la chiesa, come la grande Bricola in ceramica, ispirata ai pali di legno delle acque veneziane, o le sfere in vetro di Murano iscritte con la lingua franca e meticcia che univa il Mediterraneo.
In dialogo con le opere di Fattal quelle installative, di grande scala e ancor più grande impatto immaginifico, di Petrit Halilaj e Álvaro Urbano. Una coppia nella vita quotidiana, i due artisti in questa occasione lavorano anche insieme, dando vita a una commissione, nel primo ambiente di Ocean Space, di TBA21–Academy e Audemars Piguet Contemporary. Lunar Ensemble for Uprising Seas è un insieme di oltre 40 sculture di creature acquatiche e terrestri, e sintesi tra quelle, che si ergono nello spazio espositivo in attesa di essere risvegliate periodicamente da performer, tra coreografie di musica e movimento, sfidando la presunta naturalità della binarietà e vivendo di futuri possibili e di molteplicità.
I Mediterranei in mostra e in cammino con Ocean Space e TBA21–Academy
Animate nella partitura della performance Ensemble lunare per mari in rivolta, le sculture sono state pensate da Petrit Halilaj e Álvaro Urbano per danzare e cantare e sfilare in parate gioiose e macabre quanto l’esistenza stessa, sul margine tra inizio e fine. E dove sfuma il confine tra l’esperienza personale e le storie e i racconti collettivi, si mescolano anche i mondi dell’umano e della natura e si immaginano nuovi ecosistemi abitati da creature ibride, la cui armonia è intessuta di mescolate diversità. Intorno, dappertutto, la luce azzurra del Mediterraneo, come cornice di spazio e tempo, come storia e come geografia, come idea e tensione morale. E come principio ispiratore della mostra e del programma The Current III, Mediterraneans: Thus waves come in pairs (after Etel Adnan). Il progetto espositivo Thus waves come in pairs, titolo tratto dal poema Sea and Fog di Etel Adnan, chiude infatti il terzo capitolo guidato da Barbara Casavecchia della fellowship curatoriale promossa da TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, la fondazione per l’arte avviata nel 2002 dalla collezionista Francesca Thyssen-Bornemisza. E arriva a tirare le fila di un ciclo più ampio di esperienze e attività incentrate sui Mediterranei, che hanno percorso terra e acque, tra arte, scienza e attivismo con passeggiate, performance e conversazioni. Accompagnate infine anche da una pubblicazione disegnata da Giacomo Covacich di bruno, libreria-editore di Venezia, e pubblicata da Sternberg Press, che pure si mostra come un vagare meditato tra parole, poesie, disegni, immagini di arte e di realtà.
Thus waves come in pairs, la mostra e il programma pubblico sul Mediterraneo ispirati a Fattal e Adnan
Voci molteplici in mostra, in concerto e in cammino si sono raccolte intorno al cuore di Ocean Space, alla ricerca di una conoscenza transdisciplinare, condivisa e situata. E si sono incontrate mettendo in fila pensieri e passi su un sentiero di aree umide e corpi d’acqua, di poesia e filosofia, dove lo spostamento è inizio di cambiamento e costruzione di una relazione con l’altro.
“Thus waves come in pairs dice il verso di una poesia di Etel Adnan, che dà il titolo a questo mostra, allestita nelle due ali gemelle di Ocean Space. Ci ricorda che bisogna pensare e ripensare in modi plurali e praticare forme di condivisione”, ha spiegato la curatrice Barbara Casavecchia. “Le onde trasportano e trasmettono energie. Quando incontrano un ostacolo, nasce una riflessione. Quando s’incontrano tra loro, una interferenza. Portano con sé un movimento che infrange le separazioni binarie come terra e acqua, bagnato e asciutto, umano e non-umano, che rimescola e scioglie la fissità di confini e paradigmi”. La scommessa euristica ed esistenziale è stata per The Current su forme e modi plurali, su riflessioni ibride fuori da paradigmi binari, che hanno investito, dal mondo dell’arte, la definizione stessa di Mediterraneo, di quei Mediterranei che sono “così tanti e così differenti che un nome singolare non può contenerli” (Casavecchia).
I Mediterranei tra passato, presente e futuro
Un mare che è uno e tanti insieme (“Esistono dieci, venti, cento Mediterranei”, avvisava già Braudel), femminili e maschili a seconda delle lingue che li declinano, una terra e tante, un paesaggio di paesaggi, fisici e umani, che sono luogo delle memorie e dei futuri, della speranza e della sparizione. Aumento dell’inquinamento, della temperatura e dell’acidificazione delle acque, intensificazione degli eventi estremi e modificazioni degli habitat. È un mondo in cambiamento costante, e non solo climatico, questo mare oggi; sistema complesso e spazio geo-culturale che accoglie prima o poi tutto quello che siamo e siamo stati. Per indagarlo il programma curato da Casavecchia in collaborazione con artiste, ricercatori, poeti e scrittrici sembra aver scelto in questi tre anni una specie di agile piccolo cabotaggio per navigare sotto costa, attraversando dove la distanza è governabile e meno spaventosa, dove la prossimità è possibile. Partendo da un punto privilegiato di osservazione del Mediterraneo come Venezia, dove terra e acqua si scambiano e confondono, e lo stesso fanno diacronicamente passato, presente e futuro. Venezia che del Mediterraneo è stata sovrana, inghiottendo e rivendendo tutto, finché le vie del mondo non hanno virato verso l’Atlantico, lasciandola scoperta al rischio della decadenza di una festa permanente. E che ora torna straordinario osservatorio su uno specchio d’acqua accecante, antichissimo e presente, che sempre ha consentito il trasferimento delle idee e delle persone. Recuperando anse e ansie creative che, bacchiate come olive di sponda in sponda di questo mare, si addensano ai piedi di chi sceglie di camminare senza il riparo dei “calcagnetti”, i trampoli in legno che fino al ‘600 sollevavano dalle acque alte veneziane, e di lasciarsi orientare solo dallo sguardo dritto a cosa possiamo essere. E se per Braudel il Mediterraneo si presentava come una “economia-mondo”, si prova qui, ora, a rintracciare l’eco e la potenza di una cultura-mondo di questa infinita acqua nostra. Di un bisogno di essere insieme, come ha osservato Etel Adnan, in un Umanesimo mediterraneo.
Cristina Masturzo
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