Gallerie d’Italia, un’imperdibile mostra “di collezione”
Un compendio dell’arte del Novecento che regala diverse sorprese, con opere preziose e in molti casi inaspettate. Da Martini a Richter, passando per Fontana, Novelli, Ryman
Una collezione inattesa non è solo una mostra curata da Luca Massimo Barbero e ospitata dalle Gallerie d’Italia a Milano con parte della collezione Intesa Sanpaolo. È anche un compendio delle ricerche artistiche italiane e non dal primo Novecento al Postmoderno, con opere solitamente non esposte nel museo di Piazza della Scala (una parte importante dei settanta lavori in mostra viene dal lascito Agrati). Ma, soprattutto, è l’occasione per vedere opere di altissima qualità, in molti casi inaspettate, rappresentative ma sorprendenti di autori fondamentali.
E, come sempre, l’esordio nel salone centrale è di grande impatto. Una grande scultura di Jean Arp condivide la scena con una selezione di creazioni plastiche di Bruno de Toffoli, autore che risulta, vista l’inventiva delle opere qui presentate, senza alcun dubbio da riscoprire.
La nuova mostra alle Gallerie d’Italia a Milano
Si passa poi a tre numi tutelari della scultura italiana novecentesca, Arturo Martini, Marino Marini e Giacomo Manzù, dei quali viene resa evidente la natura sperimentale più che “classica”. E si giunge subito a un irregolare come Fausto Melotti, con una sala di ceramiche smaltate stupefacenti per le sinestesie che mettono in atto tra colore e materia, tra figura e forma pura, tra parodia e solennità.
Da un’ampia trattazione dell’arte pittorico-scultorea di Lucio Fontana (la selezione evidenzia come le due dimensioni non possano essere distinte nell’opera del maestro italo-argentino) si passa a un’analisi delle ricerche che tesero all’essenzialità, a un azzeramento dell’espressività intesa in senso canonico a favore di una poetica minimale che agli occhi odierni risulta paradossalmente molto espressiva. In questa sala, lavori di Scialoja, Castellani, Lewitt, Manzoni, Burri, Ryman compongono nel loro insieme una sinfonia che, passando per l’intelletto, diventa emozionante.
Il postmoderno nelle collezioni di Gallerie d’Italia
Si incontrano poi le ricerche astratte italiane, con Carla Accardi, Giulio Turcato e Antonio Sanfilippo oltre alle più avanzate sperimentazioni di Consagra, che “gioca” nel senso più nobile possibile con materiali inusuali come la malachite, e a un sorprendente trompe l’œil concettuale di Cagli. In un’altra sezione, la pittura trova la sua espressività e radicalità nel metodo con autori come Mario Nigro, Bice Lazzari e Roman Opalka.
Un intermezzo è dedicato all’arte come “espressione dello spirito” (il percorso allestito dal curatore Luca Massimo Barbero reinterpreta in effetti in diversi casi i classici in mostra secondo spunti originali e differenti da quelli abituali): qui, una grande scultura di Léger si affianca a un Matta e a un impagabile Mood del 1963 di Gastone Novelli.
E si conclude in grande stile: dopo un’altra grande scultura di Sol LeWitt, l’Abstraktes bild del 1984 di Gerhard Richter è il ponte ideale verso le ricerche odierne, che moltissimo devono ai maestri del Novecento esposti in mostra.
Stefano Castelli
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