Cosa ha fatto Eike Schmidt per l’arte contemporanea a Firenze?
Il direttore degli Uffizi ha contestato l’incapacità di Firenze di valorizzare l’arte contemporanea, attaccando il Museo Novecento e Sergio Risaliti. Ma come hanno agito gli Uffizi negli ultimi 8 anni?
Prima di arrivare a dirigere gli Uffizi, nel 2015, Eike Schmidt aveva maturato un’esperienza di 7 anni negli Stati Uniti, come curatore e capo del dipartimento di scultura, di arti applicate e tessili e del design del Minneapolis Institute of Arts,in Minnesota, oltre a precedenti esperienze internazionali di rilievo, tra l’America e Londra. Al suo primo incarico da direttore di museo, lo storico dell’arte tedesco preannunciava, sin dagli esordi, la volontà di modernizzare le Gallerie degli Uffizi, ripensandone l’identità come sistema museale complesso, e sviluppando nuove strategie di comunicazione con il pubblico, tese a raggiungere una notorietà quanto più possibile estesa presso una platea eterogenea (il caso Ferragni, con le foto dell’influencer al museo che nel 2020 hanno fatto il giro del mondo, è l’esempio più eclatante, ma più profondo ed efficace è stato il lavoro promosso su digitale e social network).
Operazione questa, non banale, ed effettivamente perseguita negli otto anni di doppio mandato, che scadranno il prossimo novembre, quando Schmidt, secondo disposizione di legge, dovrà passare il testimone al successore designato.
Eike Schmidt e l’arte contemporanea
Sotto la sua direzione, nell’ottica di rinsaldare il dialogo tra arte antica e contemporanea, le Gallerie degli Uffizi hanno intensificato la programmazione espositiva votata a raccontare artisti del XX e XXI Secolo. E proprio le ultime dichiarazioni di Schmidt, nell’intervista-bilancio rilasciata al Corriere Fiorentino, circa l’inadeguatezza dell’offerta culturale fiorentina rispetto all’arte contemporanea, ci hanno portato a recuperare l’attività svolta in tale direzione dagli Uffizi negli ultimi otto anni. Firenze, dice oggi Schmidt, “non presta attenzione alla produzione degli artisti contemporanei”, se non per portare “artisti affermati”; e interrogato sul Museo Novecento sferra un attacco ancor più mirato (pungendo direttamente il suo direttore Sergio Risaliti, e per vie implicite chi gestisce il museo: l’amministrazione del sindaco Dario Nardella), riferendosi a “un criterio di selezione degli artisti che mi pare casuale”.
Ma dove si è indirizzata, invece, la programmazione degli Uffizi di Schmidt in merito al contemporaneo?
L’arte contemporanea agli Uffizi dal 2015 a oggi
L’abile (e legittima) strategia di marketing perseguita a tutto tondo, è evidente, non ha potuto fare a meno, in questi anni, di appuntamenti blockbuster. E le tanto vituperate mostre main stream, legate a nomi di fama internazionale, sono state spesso utilizzate come strumento di promozione del sistema Uffizi. Lo dimostrano, in un anno prolifico come il 2019, i progetti dedicati a Tony Cragg (nei Giardini di Boboli), Kiki Smith, Antony Gormley, Cai Guo-Qiang. E, in precedenza, nel 2018, la retrospettiva di Fritz Koenig, con le sculture monumentali dell’artista tedesco accolte nei giardini all’italiana di Boboli. Nel 2017 era stata la volta dello scultore albanese Helidon Xhixha, anch’egli molto apprezzato dal pubblico per l’impostazione scenografica delle sue installazioni.
Quando invece si è scelto di allontanarsi dal blockbuster, gli esiti non sono sempre stati di immediata comprensione. Quanto meno per la difficoltà di leggere quale riflessione scientifica abbia ispirato, nell’ottica di una pianificazione integrata dell’attività espositiva, progetti come quelli incentrati sull’opera di Neo Rauch (2020) o Marya Kazoun (2023). Decisioni che pertengono alla visione curatoriale di un professionista qualificato (e dei suoi collaboratori), di cui non si vuole qui mettere in discussione l’operato. Anche il professionista in questione, però, avrebbe potuto (dovuto) esimersi dal rilasciare giudizi tranchant sull’operato altrui – se non altro per non alimentare il clima di tensione politica di cui anche il sistema culturale italiano sta facendo le spese (si vede la questione Greco, a Torino) – a fronte di un approccio all’arte contemporanea evidentemente affine ai “capi d’accusa” avanzati nell’intervista incriminata. Che per altro verso sono stati già ampiamente confutati dal direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti.
Noi, per completezza di informazione, riportiamo qui sotto l’elenco completo delle mostre dedicata all’arte del XX e XXI secolo dalle Gallerie degli Uffizi sotto la direzione di Eike Schmidt.
Livia Montagnoli
2015
La luce della solitudine. Gianfranco Ferroni (a cura di Vincenzo Farinella)
2016
Sguardi sul Novecento. Disegni di artisti italiani tra le due guerre (a cura di Marzia Faietti e Giorgio Marini)
2017
Helidon Xhixha. In ordine sparso, ai Giardini di Boboli (a cura di Eike Schmidt)
Ytalia (come sede ospitante del progetto ideato da Sergio Risaliti)
Maria Lassnig Women Power (a cura di Wolfang Drechsler)
Scoperte e massacri. Ardengo Soffici e le avanguardie a Firenze (a cura di Vincenzo Farinella)
2018
Fritz Koening. La retrospettiva (a cura di Alexander Rudigier, Eike Schmidt, Stefanje Weinmayr)
Maria Lai. Il filo e l’infinito (a cura Elena Pontiggia)
Ejzenštejn. La rivoluzione delle immagini
2019
Tony Cragg, ai Giardini di Boboli (a cura di Eike Schmidt, Jon Wood e Chiara Toti)
Kiki Smith, What I saw on the Road (a cura di Eike Schmidt e Renata Pintus)
Antony Gormley. Essere (a cura di Eike Schmidt e Max Seidel)
Flora commedia, personale di Cai Guo-Qiang (a cura di Eike Schmidt, Laura Donati, Simon Schama e Renata Pintus
Tesfaye Urgessa. Oltre (a cura di Eike Schmidt e Chiara Toti)
2020
Neo Rauch. Opere dal 2008 al 2019 (a cura di Max Seidel e Serena Calamai)
2021
Smarriti. Franco Ionda
Alberi in versi. Giuseppe Penone
2022
K(C)ongo, Fragments of Interlaced Dialogues. Subversive Classifications, prima personale di Sammy Baloji in Italia (a cura di Lucrezia Cippitelli, Chiara Toti)
Seduzione. Koen Vanmechelen (a cura di Eike Schmidt e Francesca Sborgi)
2023
Guido Ferroni, 1888-1979. L’antico sentimento della Pittura (a cura di Simonella Condemi, Emanuele Greco)
Rudolf Levy (1875 -1944) – L’opera e l’esilio (da un’idea di Klaus Voigt)
Marya Kazoun. First Act
Obscured Existence. Wang Guangyi, prima personale dell’artista cinese in Italia, in corso (a cura di Eike Schmidt e Demetrio Paparoni)
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