Il bosco sacro di Yuval Avital in mostra alla Fondazione Biscozzi Rimbaud di Lecce
Dal 2021 la Fondazione leccese promuove l'arte moderna e contemporanea con una ricca collezione e un variegato programma di mostre che vede protagonista anche l’artista israeliano. Ne abbiamo parlato con Dominique Rimbaud, presidente della Fondazione
A Lecce, e più precisamente a piazzetta Giorgio Baglivi 4, ha sede la Fondazione Biscozzi Rimbaud, fondata dagli omonimi coniugi nel 2018. La nascita della fondazione porta con sé la volontà di promuovere l’arte moderna e contemporanea attraverso una collezione di circa duecento opere di proprietà di Luigi Biscozzi e Dominique Rimbaud, tra cui spiccano i nomi di Filippo De Pisis, Arturo Martini ed Enrico Prampolini, con particolare riferimento agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, con Alberto Burri, Fausto Melotti, Piero Dorazio e molti altri, esposti nel piano nobile dello storico palazzo leccese attraverso un percorso curato da Luigi Biscozzi e lo storico dell’arte Paolo Bolpagni. Inoltre la Fondazione dà vita a un programma di mostre che ha visto protagonisti Angelo Savelli con L’artista del bianco (2021), Salvatore Sava e L’altra scultura (2022), Grazia Varisco con Sensibilità percettive (2022/2023), Mirco Marchelli e le sue Voci in capitolo (2022/2023), per arrivare alla mostra Lucus di Yuval Avital (Gerusalemme, 1977), che si terrà dal 16 luglio 2023 al 7 gennaio 2024. In occasione della presentazione dell’artista e compositore israeliano, abbiamo fatto qualche domanda a Dominque Rimbaud, Presidente della Fondazione Biscozzi Rimbaud.
Promozione dell’arte e della cultura contemporanea. Intervista a Dominique Rimbaud
Cosa vi ha spinto ad acquistare l’immobile a piazza Giorgio Baglivi 4?
Abbiamo cercato a lungo un luogo che si adattasse alle nostre esigenze. Eravamo alla ricerca di un posto semplice perché le nostre opere sono pure e avevano bisogno di uno spazio accogliente come una casa. Per puro caso, nostra nipote passeggiando ha visto un cartello “vendesi” e così abbiamo deciso di comprarlo.
Nonostante la ristrutturazione, avete mantenuto l’aspetto originario del palazzo…
Non abbiamo cambiato assolutamente nulla. Abbiamo comprato a scatola chiusa e “miracolosamente” man mano che si ristrutturava, il percorso si è delineato. L’unica cosa che abbiamo modificato è la chiusura di una porta a metà e abbiamo coperto il terrazzino di passaggio per agevolare la fruizione da parte dei visitatori.
Le aspettative con le quali è nata la Fondazione sono state soddisfatte oppure c’è ancora da lavorare?
Quando si crea una struttura nuova è come un bambino, e ha bisogno di tempo per crescere. Con mio marito ci eravamo dati cinque anni per vedere se quello che avevamo in mente potesse funzionare o fosse troppo difficile. Non abbiamo ancora raggiunto il quinquennio, quindi per ora sono in parte molto soddisfatta di aver creato questo luogo un po’ “atipico”, un museo che vive grazie a molti bambini e studenti. Con gli adulti locali è molto più difficile, ed è norma che sia così. Noi siamo un piccolo museo in una città d’arte barocca e presentiamo opere difficilmente decodificabili, inoltre noi trattiamo opere che vanno dagli Cinquanta ai Novanta, ed è un periodo concentrato. Se fossimo stati un museo canonico, sarebbe molto più semplice per il pubblico, invece noi siamo un piccolo museo concentrato, quindi l’introduzione deve essere accompagnata.
Come si è radicata la Fondazione sul territorio?
Abbiamo ottimi rapporti. Abbiamo avuto tre stagisti (perché possiamo averne solo uno alla volta, date le nostre dimensioni), ma da maggio 2022 a oggi abbiamo avuto una turnazione di stagisti provenienti dall’Accademia delle Belle Arti e dell’Università.
Progetti futuri?
Ne abbiamo molti. Fino a oggi avevamo in programma solo due mostre l’anno, ma sono poche. Il principio che abbiamo seguito è il seguente: una mostra importante e una di approfondimento di uno degli artisti della nostra collezione. Con Grazia Varisco e Yuval Avital è diverso perché la prima ha richiesto di essere esposta qui, e io ho accettato volentieri; il secondo perché, pur non essendo un artista già presente, faceva “parte” della Fondazione. Per ciò che concerne le prossime mostre (di cui non posso ancora parlare) posso dire che saranno incentrate sul linguaggio fotografico e sulla musica; e le grandi mostre del 2024 e del 2025 approfondiranno due artisti della collezione.
“Lucus”, la mostra di Yuval Avital alla Fondazione Biscozzi Rimbaud
Per la Fondazione leccese, Yuval Avital ha ideato e realizzato un progetto site specific ispirato al bosco sacro, per l’appunto lucus, riallacciando un legame con la comunità e le sue radici culturali e naturali evocando aree boschive ricoperte dalla macchia della penisola jonico-salentina.
Con novanta opere in mostra (tra recenti e realizzate appositamente), l’artista conduce il pubblico in un viaggio onirico, tra figure faunistiche, maschere sonore dalle effigi ieratiche e monoliti in cartapesta, trasformando l’ambiente “in una metafora del paesaggio mediterraneo, perduto ma persistente nella memoria, in una sorta di ‘total room’ immersiva, molto prossima all’opera totale che è al contempo la cifra personale dell’artista”, sottolinea il curatore Massimo Guastella. Una mostra che sottende “un dolore di una ferita aperta”, come spiega l’artista, perché “il bosco salentino ha vissuto un lungo processo di deforestazione (dapprima dai romani, poi dai veneziani, dalle monoculture, dagli incendi e dalle malattie), creando un varco tra l’umano e l’albero. L’albero che ha in sé molte radici si fa metafora dell’uomo, cercando di riconnetterlo alla sua storia, alla sua terra”. Un concetto che prende forma non solo nella mostra Lucus, ma anche in un progetto Bosco di Lecce, un progetto di arte relazionale che trasforma (utopisticamente) la città pugliese in un bosco e i suoi cittadini in “alberi”. Bosco di Lecce si suddividerà in tre momenti: il primo è la trasformazione della comunità in una brulicante vegetazione attraverso una performance nei quartieri di San Cataldo, Tagliatelle (ex masseria) e nel quartiere popolare 167b, e più precisamente nella Chiesa di San Giovanni Battista; la seconda fase è quella delle radici, e coinvolgerà tutti i cittadini che rappresentano la storia della città, presente e futura; infine, la fase materica nella Chiesa di San Giovanni Evangelista, attualmente adibita ad atelier dell’artista dove la produzione di opere prenderanno forma in un progetto espositivo a novembre 2023, negli spazi del Museo MUST – Museo Storico della città di Lecce a cura di Lorenzo Madaro. Il progetto vede il coinvolgimento del Teatro, del Polo Biblio – Museale e dell’amministrazione locale, nonché la collaborazione della Fondazione Biscozzi| Rimbaud.
Valentina Muzi
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