A Montelupo Fiorentino si parla di Fulvio Salvadori. Aspettando il Centro Studi a lui dedicato
Ad ospitarlo sarà l’Atelier di Marco Bagnoli, l’artista che con Adelina von Fürstenberg ha promosso l’iniziativa volta a tracciare un profilo dell’intellettuale scomparso nel 2021
Fulvio Salvadori era un uomo sottile e un altrettanto sottile pensatore. È morto prematuramente due anni fa a Empoli lasciandoci tutti privi della sua acutezza in quelle che ancora potevano essere delle lunghe e piacevoli conversazioni.
Chi era Fulvio Salvadori
Fulvio ha dribblato ogni atteggiamento che lo mettesse al centro della scena così come ogni sapere accademico. È stato un lettore attento della storia dell’arte sia moderna sia contemporanea, che ha sempre affrontato con una grande libertà dovuta alla sua spiccata personalità e alla sua vasta cultura. Col tempo ha elaborato un originale pensiero critico, lavorando anche sul campo grazie alle sue molte collaborazioni in importanti progetti internazionali di arte contemporanea.
L’ho conosciuto molti anni fa e i nostri incontri erano soprattutto nei vernissage della nostra Toscana quando lui non era all’estero per qualche appuntamento insieme ad Adelina von Fürstenberg di cui, come ricorda la stessa curatrice, è stato “maestro ed anche un amico prezioso.”
Era facile capire dov’era, bastava individuare un piccolo gruppo ai margini della sala, un segnale inconfondibile quel capannello formato da non troppe persone e immerso in una fitta discussione. Fulvio non ha mai fatto mancare a nessuno la sua sincera visione dell’arte e lo ha fatto per il puro piacere della dialettica e del confronto culturale. Il suo pensiero era, infatti, un dono. Dono che una certa antropologia pone proprio come perno fondante della pratica della conversazione. E lui che nelle sue molte letture spaziava con naturalezza tra le molte discipline certamente questo lo sapeva ma soprattutto lo metteva in pratica.
La relazione tra Salvadori e gli artisti
Proprio per questa sua facilità al dialogo sarebbe sbagliato considerarlo un isolato, quale a prima vista poteva apparire nella sua minuta figura. E se volessimo dargli la patente di eccentrico per i suoi studi sarebbe possibile farlo per quel suo voler restare sui margini, perché è la condizione migliore per sentirsi liberi, mantenendo così quell’ampia possibilità di varcare ogni soglia del sapere per nutrire la propria curiosità. E a questa condizione Fulvio credo non abbia mai rinunciato. Anche il suo rapporto con gli artisti è stato intenso e continuo, tra i molti Luciano Bartolini, Chen Zhen, Sihrazeh Houshiary, Filippo di Sambuy e Marco Bagnoli. Con quest’ultimo il confronto è stato lungo e intenso anche grazie a quella comune visione spirituale, estatica e alchemica dell’arte che oggi un approccio fin troppo secolarizzato tende a escludere dalla pratica. Insieme hanno condiviso la posizione del Pontormo, artista da entrambi ammirato e sulla cui arte Fulvio ha lasciato pagine che appaiono come delle stilettate sui più tradizionali studi. E proprio Marco Bagnoli e Adelina von Fürstenberg, coloro con cui ha stretto i più intensi rapporti umani, hanno ideato un primo appuntamento affinché questa sua figura di intellettuale complessa e unica non vada dimenticata. Una giornata di studi intitolata “Il tempo del testimone”, non solo perché si ricordi quell’amico che è venuto a mancare ma soprattutto perché il suo pensiero non vada disperso, anzi si continui in questo modo “a mantenere vivo quel fuoco della conoscenza che lui ha lasciato come sguardo vivo nella vita e nell’arte, per dirla con Marco Bagnoli.
La giornata di studi promossa all’Atelier di Marco Bagnoli
Promossa dall’Associazione Spazio X Tempo, alla giornata hanno partecipato studiosi e amici riuniti nel pomeriggio di sabato 23 settembre 2023 presso l’Atelier Marco Bagnoli. È stato un primo evento di quello vorrà essere un più lungo percorso di riflessione e divulgazione sul pensiero di questo intellettuale che (nascerà anche un Centro studi sempre presso l’Atelier Marco Bagnoli che avrà come fulcro la sua biblioteca) sarebbe giusto considerare, oltre che un amico per chi anche come me lo ha frequentato, un maestro del libero pensiero nonostante a lui questo ruolo, sono sicuro, certamente non piacesse. Ma sono altrettanto sicuro che a chiamarlo così si sarebbe nascosto dietro al suo confortante sorriso.
Marco Bazzini
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