Verso un museo sostenibile: buone pratiche da Milano. Intervista a Giovanni Crupi
Un museo può fare la differenza nella vita delle persone? Quali sono gli obiettivi da perseguire per vivere in maniera più responsabile? Ne abbiamo parlato con il direttore sviluppo del Museo della Scienza di Milano, guardando alle best practice dall’Inghilterra
Per il terzo anno consecutivo, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano ha pubblicato il proprio Bilancio di Sostenibilità relativo al 2022. Si tratta della sintesi del lavoro dei dodici mesi che hanno segnato la ripartenza a pieno ritmo dopo la Pandemia. Sostenibilità, intesa non solo in chiave economica ma come risposta concreta ai bisogni della società è una delle parole d’ordine. La missione del Museo parla chiaro: “L’impegno primario è contribuire alla costruzione di cittadinanza […], alla riflessione sul rapporto tra scienza tecnologia e società”, mettendo al centro delle progettualità i cittadini.
Ma quali sono i fondamenti necessari per costruire una gestione sostenibile? Ne abbiamo parlato con Giovanni Crupi, direttore sviluppo del Museo della Scienza, commentando i risultati del 2022.
Intervista a Giovanni Crupi
Parole come sostenibilità sociale o ambientale sono ormai vocabolario comune in ogni campo. In che termini concreti il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia si impegna a essere sostenibile, secondo lei?
Il Museo, con un lavoro circolare e reiterato a partire dalla nuova definizione di museo, fa leva su ciascun aspetto della nostra missione, quindi articola un piano strategico, che si concretizza in progetti di rinnovamento e in un’attività quotidiana con pubblici diversi. Centro focale? La società. Ci si interroga di continuo su come poter fare la differenza nella vita delle persone e su come contribuire a vivere il presente in modo responsabile e a costruire un futuro più desiderabile, più equo e più sostenibile. Il Museo ricerca, discute, ascolta, ragiona. Poi propone e agisce, per avere un impatto crescente e originale.
E che succede?
La sostenibilità abbraccia anche la dimensione economica. Il Museo deve generare le condizioni economiche per fare sempre di più e meglio, chiedendo sostegno a imprese e fondazioni. Il Bilancio di Sostenibilità è uno strumento chiave. Racconta e condivide l’impegno di analisi, ricerca, pianificazione ed esecuzione. Per essere trasparenti, per restituire ai sostenitori e per ispirare altra partecipazione e coinvolgimento.
Sostenibilità si associa al ruolo attivo che il Museo deve assumere nella società, in risposta ai problemi attuali. Lo avete sottolineato anche voi nella Relazione. A quali bisogni centrali volete dare risposta?
Il Museo vuole essere rilevante per le comunità a cui guarda e da cui è considerato. È attento alle dinamiche sociali in atto, e attivo su tematiche complesse, che hanno profonde valenze culturali e implicazioni socioeconomiche, etiche, e ambientali. Per fare ciò, dialoga con tutti i soggetti che hanno aspettative e che possono esprimere bisogni. Queste sollecitazioni, unite alle urgenze rilevate dal Museo stesso, indirizzano obiettivi, strategie e progetti.
Qualche esempio?
Nel 2022, i bisogni a cui si è guardato sono stati: essere cittadini scientifici consapevoli, critici e attivi nella società. Costruire un senso di appartenenza alla cultura, a una storia della scienza e della tecnologia inclusiva, plurale e attiva. E ancora contrastare la povertà educativa e incentivare la partecipazione culturale, innovare l’educazione alle STEM, e rendere i temi scientifici accessibili a tutte e tutti.
A quali musei internazionali vi sentite più vicini come modelli di sostenibilità?
Da sempre ai musei inglesi per i loro programmi e processi. Tuttavia, nel loro appartenere alla comunità ed essere espressione della società e di identità culturali, i musei esistono in uno specifico contesto e vivono le tensioni e le opportunità di un determinato tempo. Se missione, ambito di lavoro, competenze e sfide sono confrontabili, la dimensione economica delle realtà europee è spesso superiore a quella italiana.
Spiegateci meglio…
Per la sostenibilità economica siamo tutti impegnati ad ampliare le fonti di finanziamento, soprattutto attraverso il fundraising, e in questo ci misuriamo con difficoltà e dilemmi simili. È interessante osservare come temi sociali, ambientali, etici, spingano le istituzioni culturali verso agende comuni, che sfumano le differenze tra musei scientifico-tecnologici, naturalistici, artistici o etnografici e annullano i confini tra discipline. E queste contaminazioni si riflettono sui programmi e sui linguaggi, sebbene ciascuno conservi la propria prospettiva di indagine. Alcuni nostri progetti ripercorrono esperienze recenti del Science Museum e Young Victoria&Albert di Londra, del Depot Bojimans Van Beuningen di Rotterdam e di Ars Electronica a Linz.
Leggendo il Bilancio, si nota la centralità delle persone nella strategia di sviluppo. Il Museo si è impegnato su vari fronti per migliorarne le condizioni, tanto lavorative, quanto umane. Ce ne parli.
Competenze e motivazione sono il fondamento della nostra performance organizzativa. Nel 2022, abbiamo investito su formazione, con un’attenzione particolare al digitale, flessibilità e retribuzioni. Visitatore degli uffici è un progetto diformazione informale e di team building, che mira a ricostruire momenti di socialità e relazioni personali, penalizzati dalla pandemia, e di conseguire una più ampia visione dell’organizzazione attraverso una maggiore comprensione del lavoro degli altri colleghi.
In tema educativo, chiave nella vostra missione, qualche idea per il futuro?
Abbiamo appena ottenuto le risorse economiche per un programma per l’accessibilità sensoriale di pubblici con bisogni speciali, e per un grande progetto sui temi della transizione ecologica. Vorrei menzionare l’ambizioso percorso di ricerca e sviluppo, iniziato nel 2022, che ci porterà alla fine del 2024 ad aprire un innovativo spazio educativo dedicato all’infanzia. Vogliamo arricchire e potenziare l’offerta educativa e culturale del Museo per lo sviluppo del pensiero scientifico nell’età di 3-6 anni, momento importantissimo nel percorso di crescita per porre le radici del rapporto fra persone e STEM.
Emma Sedini
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